Fonte:
Avvenire, La Stampa
Autore:
Vincenzo R. Spagnolo , Luca Monticelli
Shoah, impegno per la Memoria
Tensione alta, niente maratona
Roma non sarà una Giornata della memoria come le altre, quella del prossimo 27 gennaio. II prolungarsi del conflitto fra Hamas e Israele, iniziato a ottobre, ha caricato la ricorrenza di significati, tensioni e aspettative che vanno al di là del ricordo della terribile tragedia della Shoah. «Codio antiebraico circolava già in taluni ambienti universitari, con ammiccamenti in più di un ateneo e quindi le manifestazioni apparentemente filo palestinesi in realtà pro Hamas, moltiplicatesi dopo il 7 ottobre, cadono su un terreno già preparato», ragiona il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, presentando a Roma assieme alla presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, le iniziative «che il governo italiano promuove» in occasione della ricorrenza: fra queste, le bandiere a mezz’asta negli uffici pubblici, mostre a Roma Milano, una rappresentazione teatrale a Trieste, lectio magistrails nelle università e messa in onda di docufiction sui canali Rai. Secondo il sottosegretario, oggi è ancor più necessario «celebrare questa giornata non sottovoce, quasi fosse qualcosa da ridimensionare per evitare problemi. Occorre, come e più che negli anni passati, tenere vivo il ricordo della Shoah». «No a tutti l totalitarismi». Ricordare la Shoah, considera Mantovano, «non è qualcosa che riguarda solo ebrei. L’odio contro ebrei è anche odio verso l’occidente e i cristiani». A chi gli chiede se condivida la definizione di fascismo come “male assoluto”, il sottosegretario risponde allargando il ragionamento: «Non c’è una classifica, ogni totalitarismo merita condanna, repulsione e una presa di distanza vigorosa Sarebbe interessante spendere qualche parola sulle persecuzioni per causa della religione in Corea del Nord o in Nicaragua». Niente maratona, rischio tensioni. Dal canto suo, Noemi Di Segni fa sapere che «per motivi di sicurezza non abbiamo potuto organizzare la maratona della Memoria Sono liberi di manifestare coloro che alzano il braccio per il saluto romano e lo squadrismo dei centri sociali, quasi tutelati da una libertà costituzionale. È aberrante che la cittadinanza non possa correre liberamente. È un impegno di coerenza su cui chiediamo attenzione». La maratona (una corsa di 5-10 km già tenutasi a Roma, Torino e altrove) era già stata organizzata «Avevamo contattato due città calabresi, poi abbiamo capito che era troppo pericoloso. Dopo il consulto con gli esperti di sicurezza e coi comuni si è deciso di rinunciare». Gli scontri alla manifestazione pro Palestina dei centri sociali a Vicenza sono un segnale di tensione che nessuno intende ignorare. Per Di Segni, «non è che il governo ha detto no a noi e sì a loro, perché non è attento. È che il risultato della convivenza è: loro sì, e noi no». Mantovano ascolta, poi osserva: «Noi siamo in grado di garantire la sicurezza di qualsiasi iniziativa pubblica Poi, rispettiamo la sensibilità dell’Ucei di soprassedere su singoli eventi». La linea del governo sulla gestione dell’ordine pubblico, aggiunge, resta «quella di rispetto della libertà di manifestare, ma se si supera il limite si interviene». Un corteo pro Palestina a Roma. Un altro “test” potrebbe esserci proprio il 27 a Roma perché, in concomitanza con la Giornata, il Movimento degli studenti palestinesi sta organizzando un corteo, con un appello sui canali social che contiene pure una citazione di Primo Levi sull’Olocausto (»Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto pub ritornare»). Un accostamento che irrita il mondo ebraico: «Lasciate Primo Levi alla nostra memoria», lamenta Di Segni, preoccupata dalle parole della Shoah «usate in modo distorto, ribaltate verso Israele e gli ebrei» anche da parte di «rettori, insegnanti, politici, personaggi istituzionali».
Avvenire (di Vincenzo R. Spagnolo)
Il richiamo del mondo ebraico “La Shoah è l’orrore assoluto nulla può essere paragonato”
Stoccata di Noemi Di Segni (Ucei) all’esecutivo “Saluto romano sì, maratona della Memoria no”
ROMA Difendere l’unicità della Shoah, non paragonarla ad altre tragedie. È il richiamo delle comunità ebraiche italiane alla politica, al mondo della cultura e delle università. Un monito che arriva a tre giorni dal 27 gennaio, il Giorno della memoria, che si celebra per commemorare le vittime della Shoah in una data che coincide con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. «C’è stata la tentazione di sottrarci agli eventi pubblici», dice Noemi Di Segni, «perché in queste settimane abbiamo sentito usare parole distorte che riguardano la Shoah, fuori contesto, contro Israele e gli ebrei». La presidente dell’Ucei conferma la presenza dei rappresentanti dell’ebraismo alle iniziative organizzate con le istituzioni, ma chiede «il rispetto dell’unicità del Giorno della memoria, sancito con legge dello Stato e dedicato al ricordo del dramma della Shoah. Tutte le altre tragedie, guerre, dolori, per quanto importanti, meritano un altro tipo di attenzioni e analisi in altri giorni». Non si può «abusare di questo giorno, facendo girare locandine che ne distorcono completamente il significato». Di Segni si riferisce, ad esempio, all’iniziativa organizzata dall’Anpi locale nel comune di Bagno a Ripoli in provincia di Firenze, in cui si terrà un convegno dal titolo: «80 anni fa lo sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti – oggi il genocidio del popolo palestinese da parte dello stato di Israele». Nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il sottosegretario Alfredo Mantovano, per presentare gli eventi istituzionali previsti per il 27 gennaio, la presidente dell’Ucei denuncia che per motivi di sicurezza è saltata la maratona della Memoria: «Sono liberi di manifestare coloro che alzano il braccio per il saluto romano ed è consentito lo squadrismo dei centri sociali. E aberrante che la cittadinanza non possa correre liberamente». Erano stati contattati due comuni della Calabria che però «non volevano rischiare di trovarsi un delirio, basta vedere cosa è successo a Vicenza», sottolinea. Il governo, sostiene Mantovano, condanna «l’intollerabile sovrapposizione fra le critiche, legittime, al governo Netanyahu e l’individuazione delle comunità ebraiche nel mondo quali presunte complici di quelle scelte. Sta emergendo con virulenza un antisemitismo latente». Sulla recrudescenza di odio che attraversa il nostro Paese, la storica Anna Foa, interpellata da questo giornale, spiega: «L’aumento dell’antisemitismo è evidente, anche se in Italia è minore rispetto ad altri Paesi. La criminalizzazione di Israele viene sia da una parte della sinistra che da fasce estreme di neofascisti e neonazisti». Quanto alle università che vogliono interrompere i progetti di ricerca con gli atenei israeliani, Foa sottolinea: «Il boicottaggio con le università israeliane è una cosa assolutamente assurda perché sono tra i settori più avanzati nell’opposizione al governo e a favore di uno Stato palestinese, è come dire che bisogna boicottare l’opposizione a Netanyahu». Quel che succede oggi, continua la storica, «mi ricorda l’antisemitismo che si diffuse dopo la guerra del Libano, ma adesso è tutto moltiplicato per mille perché la situazione è molto più grave». Detto ciò, Anna Foa rimane critica con il governo Netanyahu, «così come lo sono le famiglie degli ostaggi e gran parte della società israeliana che ha manifestato per dieci mesi. Io credo che la guerra con Gaza debba finire, non si può arrivare a un numero di morti così elevato e rifiutare qualsiasi opzione politica». Su Shalom, il magazine della comunità romana, Lia Levi, scrittrice scampata alla deportazione del ghetto di Roma il 16 ottobre del `43, ha preso una posizione molto forte: «Com’è possibile che sia successo ancora una volta? Come è successo che di colpo il male del mondo sia rappresentato dall’israeliano o dall’ebreo? È per questo che mi sento di dirvi: voi non meritate il nostro dolore».
La Stampa (di Luca Monticelli)