Fonte:
Libero
Autore:
Michele Focarete
II siriano Muhajed Badaoui I deliri dell’imam di Cologno «Usa e Israele dietro Baghdadi»
«Bisogna fare entrare solo i siriani, sull’esempio della cancelliera Angela Merkel. Loro sono preparati, molti laureati, che lavorano e che possono veramente servire all’economia italiana. Noi facciamo entrare tutti, ma proprio tutti. Anche coloro che non hanno titolo perché non provengono da territori in guerra. E, molti di loro, vengono qui senza nessuna intenzione di lavorare e integrarsi». Ne è convinto Muhajed Badaoui, 75 anni, siriano di Aleppo, presidente del centro islamico italiano. Badoui, arrivato in Italia nel 1960, una laurea all’Università di Padova, vive ora a Cologno Monzese, dove ha anche lo studio. Si dice uomo di pace e gode di molte attenzioni da parte della comunità islamica e, in particolare modo, quella siriana della quale ne è il decano. Ma, pur condannando le stragi continue di questi giorni, rivendicate dall’Isis, punta l’indice contro gli americani, a suo dire protagonisti occulti del terrore. Una teoria che, esternata non da un musulmano qualunque, ma da un uomo perfettamente integrato e istruito, fa riflettere non poco. Badaoui, parla anche del momento critico che stiamo attraversando, con gli attentati dell’Isis che ogni giorno riempiono le cronache dei telegiornali. «Un musulmano vero non si comporta così. Il Corano parla di amore, misericordia tra le persone. In questi giorni è uscito un bellissimo libro scritto da alcuni giornalisti veneti, “La grande bugia sulla Siria”. Lo consiglio».
Che idea si è fatto?
«Ci sono dei pazzi isolati che per emulare chissà chi, vanno in giro a mettere bombe e a creare terrore. Difficili da controllare e le loro intenzioni sono altrettanto difficili da prevenire».
Molti sono però bene organizzati, armati e sanno perfettamente come muoversi…
«Mi ricordo una frase di Condoleezza Rice, quando era segretario di Stato degli Stati Uniti ai tempi del presidente George H. W. Bush, nel 1992. “Bisogna dividere la Siria in tre Paesi”. Una chiara intenzione di proteggere Israele e dividere il mondo islamico. Disegnando una nuova mappa del Medioriente».
Ma è sempre colpa degli americani? Non le sembra di cercare di giustificare le stragi jiahiste?
«Non ho detto questo. Ho fatto solo una considerazione. Ma potrei anche dirle che il leader dell’Isis, Abu Bakr AlBaghdadi, è ebreo ed è un agente del Mossad. Anzi non lo dico io, ma molti americani. E lo scrivono diversi siti americani all’interno dei quali si legge che il cosiddetto califfo dell’Isis, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, si chiamerebbe Shimon Elliot, uno dei migliori agenti del Mossad israeliano. Un agente, sostengono i siti, specializzato in spionaggio nel mondo arabo e in guerra psicologica contro i musulmani».
Non è fantasia? Sembra quasi che chi ammazza e poi ne rivendica l’uccisione per lei non faccia parte dell’Isis.
«Non ho detto questo. Shimon Elliot Muhajed Badaoui è un dato di fatto ottenuto dalla mole di informazioni rivelate da Edward Snowden nell’affare Datagate». Badaoui, già Viceconsole del consolato Siriano a Milano e già membro del Consiglio d’amministrazione della Moschea di Roma, ne ha anche per il terrorista Salah Abdeslam, responsabile della strage di Parigi lo scorso 13 novembre. «Salah, di certo non era un pazzo isolato. È un assassino e il suo gesto deve essere fortemente condannato da tutti i veri musulmani. Ma lui non è un buon musulmano, perché è un trafficante di stupefacenti, di allucinogeni. Alcol e droga fanno male alle persone e quindi vanno contro i principi fondamentali del Corano».
Anche l’Italia è a rischio attentati?
«Non credo. L’Italia si muove con una politica di distensione e ha salvato molte vite di migranti in mare. No, non penso proprio».
Sull’appalto delle moschee a Milano?
«È una “guerra” tra parrocchie. Da una parte i siriani di Cascina Gobba che avrebbero vinto la gara è, dall’altra, egiziani e marocchini di viale Jenner che vogliono gestire, perché più vicini allo spazio della moschea. Ci penserà Davide Piccardo, alla guida del coordinamento delle associazioni islamiche a Milano, a mettere d’accordo tutti. solo una questione di gestione».
Dove abita lei c’è la moschea e il suo sindaco è leghista…
«Con Angelo Rocchi ci si parla, si discute. Le ricordo che nel 2010 mi hanno premiato come uomo per la pace, proprio il Comune di Cologno Monzese e la Provincia di Milano».