10 Ottobre 2024

“Decostruire l’antigiudaismo cristiano”, Castelvecchi, 2024

Fonte:

Avvenire

Autore:

Massimo Giuliani

Capire le fonti per prevenire i pregiudizi antiebraici

Tradotto il testo dei vescovi francesi su “Decostruire l’antigiudaismo cristiano”, ottima sintesi del profondo percorso compiuto dal magistero e dalla teologia per presentare il messaggio evangelico e l’insegnamento ecclesiale purificati da ogni malevolenza

I drammatici eventi di questi mesi, in Medio Oriente, non erano certo immaginabili da parte dei vescovi francesi quando nel 2023 hanno progettato e realizzato il loro documento dal titolo, così chiaro, Decostruire l’antigiudaismo cristiano. Proprio alla luce di tali eventi quel testo suona come un invito a discernere, a ponderare e a vagliare criticamente se stessi prima di giudicare altri. Si sa, il pregiudizio antiebraico è tra i più antichi in Occidente, dove fu elaborato teologicamente per secoli; solo dopo la Shoah e il Concilio Vaticano II esso è stato riconosciuto dalla maggior parte delle chiese cristiane come tale e pertanto rimosso. Tuttavia, essendo stato parte integrante dell’antica esegesi delle Scritture sacre e persino tassello di un’ecclesiologia oggi ritenuta obsoleta, quel pregiudizio torna qua e là in superficie e si mescola a giudizi politici, creando un coagulo concettuale che tende a ipersemplificare il mondo e che cerca nell’ebreo, e in Israele come realtà collettiva, il capro espiatorio dei problemi e dei mali che ci affiggono. Il documento dell’episcopato francese, da questo punto di vista, è un’ottima sintesi del profondo percorso compiuto dal magistero cattolico, a tutti i suoi livelli, e dalla teologia, almeno in parte, per presentare il messaggio evangelico e l’insegnamento ecclesiale purificati dall’odio e dalla malevolenza verso ebrei ed ebraismo. Non vi si trovano idee nuove, ma idee giuste in un linguaggio diretto e onesto (non troppo ecclesialese), idee che fa bene riascoltare proprio in questi “giorni terribili’: Ne parliamo perché da oggi va in libreria la traduzione italiana di questo documento, curata da Rafael Starnitzky e con l’introduzione del vescovo Ambrogio Spreafico, esperto di dialogo cristianoebraico, edita dall’editore Castelvecchi (pagine 240, euro 25,00, con diverse appendici di grande utilità didattica). Il volume riporta naturalmente, dall’edizione francese, la premessa del presidente dell’episcopato di Francia Éric de Moulins-Beaufort e del rabbino capo Haïm Korsia, e si compone di venti capitoli che toccano tutti i grandi temi della revisione teologica dei rapporti tra cattolicesimo e mondo ebraico: dall’interpretazione della Bibbia al concetto di “popolo eletto dalle responsabilità per la morte di Gesù al concetto di “nuova” applicato all’alleanza, dalla volontà di convertire gli ebrei al senso del rispetto e del dialogo, oggi, tra le due comunità religiose, passando naturalmente attraverso l’ebraicità di Gesù e i conflitti risalenti all’ingresso dei non ebrei nella chiesa giudeo-cristiana delle origini. Una delle rare citazioni da fonti non magisteriali riguarda proprio questo tema, ed è dello psicoanalista israelita Daniel Sibony: «L’origine dell’odio è l’odio delle origini», che invita a riconsiderare i primi secoli delle relazioni tra le due fedi perché è in quel momento che storicamente vengono forgiati i teologumeni, ossia gli argomenti teologici, che hanno consolidato il conflitto e l’avversione cristiana verso l’ebraismo. Infatti, nella quasi totalità dei suoi capitoli, il documento poggia sul magistero degli ultimi papi, soprattutto Giovanni Paolo II, e su altri paralleli pronunciamenti dello stesso episcopato d’Oltralpe. Un significativo sviluppo rispetto a quel che successe con Nostra Aetate n.4, il testo conciliare della svolta, della teshuvà, in materia di rapporti tra Chiesa e popolo ebraico; quella dichiarazione infatti citava solo fonti neotestamentarie e nessun documento magisteriale (visto che di fatto non ne esistevano, in termini di rapporti positivi con gli ebrei). Da questo punto di vista, siamo invece ora dinanzi a una sintesi di grande valore, che permette di farsi velocemente un’idea di quanto cammino i pastori della Chiesa cattolica hanno fatto per correggere errori e false prospettive del passato. Della sincerità e della profondità di questi sforzi dà merito alla Chiesa la prefazione del rabbino capo di Francia Haim Korsia: «Oggi l’ebraismo ringrazia la Chiesa, e in particolare l’episcopato francese, che è sempre stato pioniere nella costruzione del legame con l’ebraismo», e fa nomi e cognomi di quanti, nel clero e tra i laici, hanno dato man forte a siffatta costruzione. A quei nomi potremmo aggiungere altri, come Pierre Lenhardt e Michel Remaud, dei quali alcune opere sono già tradotte in italiano, o come Yves Chevalier, lo storico direttore della rivista “Sens” dedicata in Francia al dialogo. Ma per costruire questi nuovi legami occorre saper “decostruire teologicamente” gli antichi errori e i pregiudizi inveterati, che spesso riappaiono ancora nelle catechesi e nella predicazione senza neppure che catecheti e predicatori se ne accorgano o nutrano particolari sentimenti antiebraici. E con ciò, quel che si dice e le parole stesse sono atti e agiscono sulle menti e sui cuori portando precise responsabilità morali, oltre che culturali. Il testo dell’episcopato francese, da questo punto di vista, aiuta soprattutto a pulire e mettere a registro il linguaggio di chi trasmette la fede cristiana, perché sia veicolato in modo vero e autentico dai diversi punti di vista che la fede non può ignorare: la verità storica e l’autenticità etica, oltre alla quella teologica. Le pagine di questo documento, scrive Ambrogio Spreafico vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e di Anagni-Alatri, «dovrebbero preservarci dall’accondiscendere al clima di odio e di violenza che respiriamo, in cui l’antisemitismo e l’antigiudaismo sono così cresciuti soprattutto dopo la strage compiuta da Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023 e la conseguente risposta di Israele». Va infine ricordato che quest’edizione italiana è stata fortemente voluta dall’Unedi, ossia da chi nella Conferenza episcopale italiana si dedica al dialogo interreligioso (e che ha curato le appendici all’edizione italiana).