Fonte:
Il Foglio, Shalom
Autore:
Luca Roberto, David Di Segni
Tutti i partiti in piazza (tranne Verdi e Sinistra italiana) contro l’odio antisemita
Roma. E’ la piazza dell’unità. Della politica che si compatta a sostegno del popolo ebraico. Anche se, sussurra qualcuno, con troppo ritardo. Anzitutto ci sono loro: i due vicepremier Tajani e Salvini. Venuti qui, in piazza del Popolo a Roma, per riaffermare che l’antisemitismo è “un seme maligno che non deve rinascere”. “Lunga vita a Israele” ripeterà più volte il leghista. “Sì, ma senza de te”, gli risponde qualcuno dalla piazza. Sul palco si alternano gli altri ministri: Sangiuliano, Valditara, Nordio. C’è il presidente del Senato Ignazio La Russa. Arrivano delegazioni di tutte le opposizioni (ma non Verdi e Sinistra). Oltre ai rappresentanti di oltre quaranta associazioni che hanno aderito. C’è Elly Schlein: “Ci preoccupa il rigurgito di antisemitismo. Importante essere qui contro ogni forma di odio e discriminazione”. Ma sul palco salirà Piero Fassino. Alla fine spunta Giuseppe Conte, che preferisce entrare nella piazza senza passerella vip: “Nulla di nuovo per noi confermare il no a ogni forma di antisemitismo”, dirà. Pur riconoscendo i limiti di “un’operazione militare che ha contraccolpi sui civili”. Ecco anche Carlo Calenda: “Mi sembra importante che tutta la politica sia qui”. Il presidente israeliano Herzog in una video messaggio saluta e ringrazia Mattarella e Meloni. Andrée Ruth Shammah legge una lettera della senatrice Liliana Segre: “Non ho più parole. Solo pensieri tristi”. Alla manifestazione organizzata dalle comunità ebraiche per dire no al terrorismo e all’antisemitismo ci sono all’incirca settemila persone avvolte nelle bandiere di Israele, dell’arcobaleno con la stella di David e dell’Europa. Ed è proprio la mancata condanna dei movimenti femministi nei confronti del terrorismo di llamas il principale messaggio lanciato dalla piazza. “Non una di meno, anche se israeliana”, si legge su un cartello retto da due ragazze. “Queer jews lives matter”, su diversi altri. In Francia e in Germania hanno sfilato cortei fiume, qui ci sono più delle 2.500 persone stimate. Ma la piazza è grande, viene riempita per lo più nella prima metà. “E’ in gioco la libertà di tutti, non solo degli ebrei”, dice il presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun. “Avremmo dovuto essere ospiti”, alza la voce la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Noemi Di Segni. “Se non posso girare libera per le strade di Roma con la stella di David abbiamo un problema”. E invece, sono state le forze politiche ad accordarsi. E pensare che in mattinata l’aveva denunciato con parole insolitamente dure il coordinatore della lotta all’antisemitismo istituita presso Palazzo Chigi, il prefetto Giuseppe Pecoraro: “Ma c’era bisogno della comunità ebraica per organizzare questa manifestazione? Perché non l’hanno fatto i partiti? Vuol dire che la comunità ebraica si deve difendere da sola. Non è giusto. Questo è il momento delle scelte”. In piazza ribadirà lo stesso messaggio. Chi è venuto a ogni modo ha scelto di esserci, per manifestare una presenza non solo fisica ma anche emotiva. Alla fine si sono visti tutti: meloniani, leghisti, forzisti, i dem e anche i Cinque stelle. Le femministe di “Non una di meno”, nonostante l’invito ufficiale rivolto dalla presidente Di Segni in un’intervista al Foglio, non si presenteranno. Sempre Pecoraro, intervenendo ieri in audizione al Senato, aveva reso più esplicito il conto dei casi di antisemitismo registrati dal 7 ottobre in poi: 98. Con Milano e Roma come città più attenzionate dal rinverdire del nuovo clima d’odio. Purtroppo sarà un conto da aggiornare: nella bonifica fatta dalle forze dell’ordine prima dell’inizio della manifestazione vengono ritrovati adesivi con le scritte: sionisti uguali nazisti. La politica (quasi) tutta è venuta qui per dire: mai più. La speranza è che sia vero. (Il Foglio)
“No antisemitismo, No terrorismo” – a piazza del Popolo la manifestazione al fianco di Israele
Dopo due mesi dalla manifestazione di solidarietà a Israele organizzata da Il Foglio sotto l’Arco di Tito, la Comunità Ebraica di Roma (CER) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) hanno chiamato a raccolta istituzioni, cittadini e l’intera società civile per dire nuovamente e con più forza “no all’antisemitismo e no all’antisionismo”. Dal palco allestito nella grande Piazza del Popolo, i giornalisti Franco Di Mare e Raffaele Genah hanno moderato l’evento scandito da interventi dell’intero arco costituzionale, video toccanti, musica e introdotto dal messaggio di ringraziamento all’Italia da parte del Presidente dello Stato d’Israele, Isaac Herzog. “Non bisogna essere qui per noi, ma assieme a noi. Il terrorismo, specialmente quello che nasce dal fondamentalismo religioso, è il veleno che inquina i pozzi di tutti e non solo quelli da cui attingiamo noi” ha esordito la Presidente UCEI Noemi Di Segni. Così anche il Presidente CER Victor Fadlun: “L’antisemitismo non riguarda soltanto gli ebrei, ma tutti, perché infrange le fondamenta stesse della nostra civiltà. Il terrorismo è una minaccia per l’intera società e io voglio ricordare un bambino ucciso dall’odio antisemita, Stefano Gaj Taché. La nostra manifestazione si pone l’obiettivo di denunciare antisemitismo e terrorismo e di raccogliere attorno a questo messaggio tutte le fasce della popolazione civile che rappresentano il meglio della nostra Italia”. Una piazza colorata di bianco-blu, gremita di persone di tutte le età ma soprattutto animata da discorsi di pace, fratellanza e lotta all’odio antiebraico. Sono centinaia le bandiere di Israele, quelle con la stella di David sui colori arcobaleno, quelle d’Italia, ma anche tante fiaccole e cartelloni per mandare messaggi chiari e inequivocabili. Alcuni recitano “Liberi subito bambini e ostaggi israeliani”, “mai più è adesso”, altri “combatti l’antisemitismo” e “Jewish Lives Matter”. Per mandare un messaggio forte specialmente a chi in queste settimane ha manifestato senza mai ricordare le vittime del 7 ottobre: tutte le vite valgono, anche quelle israeliane. “Si scende in piazza per condannare, giustamente, la violenza sulle donne. Ma se queste sono israeliane o ebree allora non meritano attenzione – ha sottolineato il Rabbino Capo di Roma, Rav Riccardo Di Segni – C’è un meccanismo che colpevolezza l’oggetto e non il soggetto del trauma, che nega il diritto alla difesa, dove la compassione è lecita solo se ci si acconsente a farsi uccidere. La parola pace perde di senso senza un progetto”. Gli fa eco il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, per il quale “la speranza della pace non viene meno ma deve essere una pace giusta che riconosca il diritto di esistenza di Israele”. Il susseguirsi di discorsi fa ben comprendere la misura di quanto la brutale aggressione di Hamas abbia mutato per sempre le sorti del mondo. C’è la voglia di giustizia e di pace, per un mondo liberale e garante dei diritti. Il vaccino all’antisemitismo spinge i tanti, molti non ebrei, a scendere di casa per ribadire che oggi è “mai più”, che non ci sarà una seconda Masada, che l’indifferenza non cederà il fianco a chi oggi minaccia gli ebrei e domani il mondo intero. “Chi se la prende con un neonato, una donna, un anziano non è un eroe ma un vigliacco. Hamas è il responsabile di quanto sta accadendo in Medio Oriente ed è responsabile anche delle sofferenze del popolo palestinese – tuona il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani – Abbiamo fatto di tutto per liberare gli ostaggi nelle mani di Hamas, vogliamo che siano liberi, sono stati perseguitati solo perché ebrei, solo perché l’unica colpa è essere ebrei, ed è una vergogna”. A seguire il Vicepremier Matteo Salvini, che ribadisce “lunga vita a Israele”, e il Sindaco di Roma Gualtieri:” Questa città ha conosciuto gli orrori dell’antisemitismo e i crimini della Shoah. Importante non abbassare la guardia e contrastare ogni forma di antisemitismo, terrorismo e tutti quelli che mettono in discussione l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele”. Forte preoccupazione giunge da un messaggio della senatrice Liliana Segre, che si dice angosciata “per tutti i bambini, che sono sacri senza distinzione di nazionalità o i fede, che soffrono e muoiono”.
Le parole e il pensiero muovono le azioni. Esserci non significa solo manifestare solidarietà, ma agire concretamente per arginare l’odio e l’intolleranza. Lo ha spiegato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio che “non bisogna inasprire pene che già esistono, ma occorre una migliore definizione del già presente reato di antisemitismo. Al di là della legge, conta l’educazione, la conoscenza la storia e la cultura”. Fra i membri del governo hanno preso la parola anche il Ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano e la Ministra per le pari opportunità Eugenia Roccella. Ma non solo l’Esecutivo, sul palco si è alternata l’intera componente parlamentare. “L’antisemitismo è l’indifferenza verso i morti ebrei” incalza il leader di Azione, Carlo Calenda, inviando poi un messaggio alle organizzazioni femministe che in questi giorni hanno sfilato fra le vie d’Italia:” Si organizzano manifestazioni per la violenza sulle donne non ricordando che Hamas sia il loro primo oppressore, mentre in Israele c’è una democrazia liberale che le tutela e garantisce loro l’uguaglianza. I nemici di Israele sono i nemici dell’occidente, chi odia Israele odia sé stesso”. Sulla stessa scia è intervenuta Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, ribadendo che “i diritti o sono di tutte le donne o non sono di nessuno. Voglio dire grazie a chi è al fronte e combatte per loro sicurezza: perché combattono anche per la nostra sicurezza, per i nostri valori”. Da sotto il palco la Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein è intervenuta ai soli microfoni dei giornalisti manifestando preoccupazione per il ritorno del forte antisemitismo in Europa, e così anche il Segretario del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte che però ha voluto ribadire la sua avversione e quella del suo partito contro la politica israeliana.
Ma ieri ha parlato soprattutto la piazza, che ha espresso il suo sostegno incondizionato allo Stato d’Israele: Israele ha il diritto di difendersi, per garantire la pace e neutralizzare definitivamente qualsiasi minaccia che attenti alla sua sicurezza. Enorme la commozione fra i presenti alla lettura dei nomi degli ostaggi, con l’emozione diventa incontenibile quando la cantante Shiri Maimon intona “Coming home”, l’augurio di vedere presto tutti gli ostaggi fare ritorno alle proprie case. C’era il mondo civile, a manifestare. Quello a presidio della democrazia e di tutte le libertà, per un futuro fatto di pace e di intransigenza nella lotta sempre costante ad ogni recrudescenza di antisemitismo e ogni forma di terrorismo. (Shalom)
Photo credits: Alberto Di Consiglio