Fonte:
L'Unione informa - www.moked.it
Autore:
Rossella Tercatin
Qui Milano – Delegittimare chi istiga all’odio
Repressione penale, altisonanti denunce mediatiche? Trovare una soluzione contro chi istiga all’odio non è mai semplice, ma nel corso del dibattito “I nuovi predicatori dell’odio, libertà di espressione ed istigazione all’odio: come reagirebbe l’Italia ad un caso Dieudonné?”, organizzato da Bené Berith (a portare il saluto è stato il presidente Maurizio Ruben), Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea e Associazione internazionale degli avvocati e dei giuristi ebrei, alcune idee sono emerse. Per esempio la necessità di lavorare mantenendo un basso profilo e raggiungendo gli interlocutori giusti, per evitare che personaggi come il comico francese famoso per le sue battute a sfondo razzista e negazionista salgano alla ribalta. Magari favoriti anche dall’eco mediatico che comporta l’utilizzo di strumenti di contrasto, legislativi o giudiziari. Questo il messaggio di Philippe Karsenty, attivista e fondatore di Media-rating, organizzazione impegnata nel monitoraggio dei media francesi, che è intervenuto insieme all’avvocato penalista Claudia Shammah, alla sociologa del Cdec Betti Guetta e al giornalista del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi. L’incontro è stato moderato dal Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Sacerdoti, che ha tra l’altro ripercorso alcune specificità della sentenza del Consiglio di Stato francese con cui sono stati interrotti gli spettacoli del comico.
Karsenty si è soffermato prima di tutto sui fattori che hanno permesso si arrivasse al caso Dieudonné. “Per anni i media francesi hanno fortemente demonizzato Israele, così quando Dieudonné è comparso, il terreno per le sue battute era già pronto. Al punto che, nonostante tutto quello che diceva, continuava a essere invitato in televisione – ha denunciato – Proibire la quenelle tuttavia è stato estremamente stupido, perché è stata regalata una pubblicità mondiale. Ciò che è importante fare invece è lavorare per delegittimare queste voci preventivamente”.
Ad approfondire il rapporto tra accettabilità dei contenuti artistici e diritto penale è stata l’avvocato Shammah, che ha ricordato come in Italia, dati anche i trascorsi storici, esista una particolare sensibilità giuridica verso questo tipo di problemi espressa anche attraverso la Legge Mancino che sanziona espressioni e azioni inneggianti all’ideologia fascista, all’odio razzista e alla discriminazione. Ricordando tra l’altro il caso dello spettacolo teatrale “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio” finito nelle polemiche per presunta blasfemia, con il risultato paradossale di pesanti insulti a sfondo antisemita arrivati all’indirizzo di Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Parenti che metteva in scena la produzione.
“A mio parere il caso Dieudonnè presenta dei connotati estremamente francesi, per cui difficilmente, almeno fino a oggi, lo vedo plausibile nella realtà italiana” ha spiegato Betti Guetta, soffermandosi sui fenomeni legati alla storia di potenza coloniale della Francia, e dei problemi legati agli immigrati di seconda generazione. “Anche secondo quello che emerge dai più recenti studi sui fenomeni di antisemitismo e sulla percezione di questi, per fortuna in Italia non abbiamo la situazione difficile che c’è in Francia. Il grande problema che ci accomuna è sicuramente quello di internet, dove c’è un’esplosione di manifestazioni antisemite, ma anche più in generale di odio e violenze, che sono difficili da controllare e contrastare. Per il resto, nel nostro paese ciò che mi fa più paura è il pregiudizio, che rimane estremamente diffuso”.
Ma nonostante tutte le incognite e le degenerazioni in cui si può incorrere, il valore di società che tutelano la libertà di espressione e corrono dei rischi pur di salvaguardarla è stato messo in luce con forza da Lorenzo Cremonesi. “L’Europa è un luogo fantastico, dove esistono diritti, partiti politici, dove non si viene uccisi perché si scrive. Guardiamoci intorno, guardiamo alla Cina che diventa sempre più ricca e fondamentale ma non altrettanto democratica, alla Russia, al fallimento delle primavere arabe, a questa America svanita nel nulla, almeno in quest’area del mondo. Certo ci sono i predicatori di odio ed è vero che i nuovi mezzi d’informazione contengono possibilità straordinarie ma anche pericoli e oscenità. Ma la libertà di espressione rimane un valore essenziale. Così come l’informazione di qualità. Perché, per contrastare la fuffa del web, non c’è arma migliore del buon giornalismo”.