Fonte:
www.mosaico-cem.it
Autore:
Nathan Greppi
Dalli all’untore, ovviamente ebreo… Il virus e le fake news
Non si fermano le campagne di odio, le “bufale” e il complottismo che,
sin dalla comparsa del coronavirus Sars-coV2 sulla faccia della Terra, mirano
ad accusare gli ebrei della sua diffusione. Come con la peste del Medioevo…
La “via per dominare il mondo passa dal coronavirus, lo sanno bene Soros e soci”. “Infettare tutti per vendere a caro prezzo il vaccino”, oppure per “prestare a usura il denaro alle popolazioni impoverite dalla crisi economica, epocale e globale”, che ne deriva. Insomma, gli ebrei, sempre gli ebrei sono gli “abili sfruttatori di tutte le situazioni di emergenza”.Ma no, non solo: “le innescano deliberatamente, con la produzione in segretissimi laboratori di virus per la guerra batteriologica…”.
Le fake news, le menzogne e le accuse più strampalate, dopo due mesi di pandemia, corrono veloci sul web e non si contano più.
La crisi che stiamo tutti vivendo ha un impatto notevole, da ogni punto di vista: sociale, economico, affettivo, psicologico. Ciò sta alimentando la rabbia e la frustrazione delle persone, provate da mesi di isolamento forzato e da una recessione economica di vaste proporzioni, portandole, nei casi estremi, a cercare un capro espiatorio da incolpare. In questo contesto si stanno diffondendo su internet numerose “teorie del complotto”, spesso veicolate da “meme” e vignette, molte delle quali hanno come bersaglio gli ebrei e, ovviamente, Israele.
Il rapporto dell’ADL
Il sito dell’Anti-Defamation League (ADL) ha pubblicato, a metà marzo, un approfondimento che elenca i vari sottogeneri in cui sono suddivise le teorie cospirazioniste legate al coronavirus che girano in particolare negli Stati Uniti, sia quelle antisemite e/o antisioniste sia quelle che più in generale prendono di mira interi popoli o singoli personaggi pubblici. Il primo genere è quello secondo cui le “lobby ebraiche” usano il coronavirus per espandere il loro dominio globale, nel quale vengono spesso citati personaggi come George Soros e la famiglia Rothschild. Spesso si tratta di rielaborazioni moderne dei pregiudizi in voga nell’Europa del 1300, quando gli ebrei venivano accusati di diffondere la peste.
Negli USA queste teorie vengono fatte proprie dagli estremisti di entrambi gli schieramenti politici: a metà aprile, ad esempio, la CNN ha scoperto numerosi tweet del nuovo portavoce del Dipartimento della Sanità americano, Michael Caputo, che accusava Soros e i Rothschild di sfruttare la pandemia per controllare la società. Mentre, a metà marzo, David Clarke, uno sceriffo del Wisconsin legato agli attivisti afroamericani di Black Lives Matter, ha accusato Soros di essere coinvolto “in questo panico da influenza.”
Un altro genere di complottismo accusa gli ebrei di voler lucrare sulla pandemia, tramite l’usura o la vendita di un ipotetico vaccino, mentre circolano vignette in cui gli ebrei vengono persino ritratti come incarnazione del virus stesso.
La maggior parte delle immagini antisemite individuate dall’ADL si trovano su Twitter, Telegram e 4chan. Inoltre, ne circolano altre che esultano per gli ebrei che muoiono da coronavirus.
Un’altra categoria di fake news è costituita da accuse rivolte allo Stato d’Israele: il vignettista brasiliano Carlos Latuff, molto conosciuto negli ambienti antisionisti sin dai tempi della Seconda Intifada, ha pubblicato a marzo un disegno che raffigura una donna palestinese usata come scudo da un soldato israeliano contro il virus; il 12 dello stesso mese, l’ex-capo del Ku Klux Klan, David Duke, ha twittato l’ipotesi che Donald Trump fosse rimasto contagiato, incolpando di ciò Israele e “l’elite sionista globale”. Mentre il 16 marzo un profilo Twitter legato alla Nation Of Islam, il gruppo islamico afroamericano di cui fece parte Malcolm X, ha insinuato che il virus sia stato creato da Israele come arma biologica.
Paesi diversi, stessi deliri
Non è solo in America che circolano queste idee: il Community Security Trust di Londra ha condotto uno studio sull’antisemitismo nel Regno Unito, nel quale emergono casi e situazioni molto simili a quelle descritte dall’ADL. Viene inoltre menzionato il fenomeno dello “zoombombing”, in cui persone razziste, violente e antisemite si insinuano sulla piattaforma Zoom, disturbando le preghiere e gli incontri virtuali attaccando e insultando gli ebrei.
In Francia, ci sono stati casi di personaggi pubblici, già noti per le loro posizioni estremiste, che hanno fatto dichiarazioni antiebraiche in relazione alla pandemia: come ha raccontato il giornalista Paolo Berizzi su La Repubblica, il politico francese Henry de Lesquen ha dichiarato che “il giudeovirus è peggio del coronavirus”, durante un incontro organizzato a marzo in Svizzera dal partito neonazista Resistenza Elvetica. De Lesquen è noto per le sue esternazioni antisemite e razziste, tanto da aver interrotto i rapporti con la figlia dopo che questa ha sposato un ebreo.
Alain Mondino, capogruppo del partito RN (successore del Front National) nel comune di Villepinte, vicino alla periferia nord di Parigi, ha postato sul social network russo VK un video secondo cui il virus è stato creato dagli ebrei “per imporre la loro supremazia”.
In Spagna ha fatto scandalo un articolo, pubblicato il 14 marzo, sul sito di estrema sinistra Kaosenlared, vicino agli indipendentisti baschi, secondo il quale “il coronavirus è uno strumento per la Terza Guerra Mondiale rilasciato dall’imperialismo yankee sionista. L’elite anglosassone capitalista e sionista, nemica di tutta l’umanità, ha compiuto un ulteriore passo nella sua offensiva criminale e genocida”.
Un caso analogo si è verificato anche in Venezuela, dove il sito socialista Aporrea ha scritto che gli USA e Israele usano il coronavirus come arma biologica per distogliere l’attenzione dai loro problemi interni.
Se in Occidente i promotori del complottismo restano per la maggior parte legati ad ambienti di nicchia, oltre ad essere osteggiati dai vari governi, lo stesso non si può dire per il Medioriente: su ATV, il più importante canale televisivo turco, un presunto esperto ha insinuato che Israele avrebbe diffuso il virus, oltre ad avere già un vaccino. In Iran invece vi è una diffusione sistematica di queste teorie attuata dai media governativi: Press TV, canale di Stato iraniano in lingua inglese, ha dichiarato che dietro il coronavirus vi siano i “sionisti”, mentre sulla loro emittente in lingua spagnola Hispan TV è uscito un rapporto che dice: “Questo virus aiuta i sionisti a raggiungere i loro obiettivi, ossia diminuire il numero di persone nel mondo e impedire che aumentino”.
La situazione italiana
Anche in Italia la propaganda iraniana ha cercato di attecchire: sull’edizione italiana di Pars Today, sito di notizie di proprietà dello Stato iraniano, un articolo del 12 marzo accusa Israele di usare il virus per uccidere i prigionieri palestinesi. Mentre altri articoli di siti stranieri che accusano Israele di sfruttare la pandemia contro i palestinesi vengono regolarmente tradotti in italiano da testate di estrema sinistra quali Infopal, un’agenzia di stampa talmente estrema che in passato ne ha preso le distanze persino Mariano Mingarelli, presidente di una onlus filopalestinese di Firenze, che in un’intervista al Corriere Fiorentino del 2010 ammetteva che ci fossero dei veri antisemiti nella redazione di Infopal.
Alcuni giornalisti hanno potuto constatare da vicino la diffusione di determinate teorie: in un editoriale apparso sul quotidiano Libero il 14 marzo, il caporedattore Francesco Specchia ha raccontato di aver ricevuto da un lettore un messaggio in cui questi sostiene che il virus è stato diffuso dal Mossad in modo che gli israeliani possano poi vendere “un vaccino che, essendo ebrei, venderanno al miglior offerente”.
«Il tema dell’antisemitismo legato al Covid 19 è sorto su internet soprattutto intorno alla metà di marzo, quando abbiamo avuto 6 o 7 segnalazioni di post antisemiti, – spiega a Bet Magazine Stefano Gatti, ricercatore dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC – Da noi i complottisti del web fanno più un cospirativismo puro, contro le elite e l’alta finanza, senza però citare gli ebrei. Rispetto ad altri paesi, soprattutto quelli islamici e dell’America Latina, da noi l’antisemitismo non emerge in modo significativo. E non è un caso che uno dei principali canali d’odio contro ebrei e Israele in Italia sia Pars Today, di proprietà del governo iraniano».