Fonte:
Corriere delle Alpi - http://corrierealpi.gelocal.it/
Autore:
Irene Aliprandi
Scritte razziste a Cortina condannato a un anno
Punito l’uomo che in una notte dell’agosto 2013 imbrattò i muri con lo spray per sfogare la sua discriminazione verso stranieri e religioni diverse
CORTINA. Un anno per le scritte razziste e discriminatorie. È stato condannato, senza la possibilità di accedere alla condizionale, Francesco Conte, 52 anni tra un paio di mesi, accusato di imbrattamento e deturpamento di cose altrui, aggravato dalla violazione della legge Mancino, cioè con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso.
Conte (difeso dall’avvocato Marco Cason) il 6 agosto 2013 ha riempito di scritte mezza Cortina con frasi cariche di odio, tipo «Albania a morte» e «negri a fuoco», non senza qualche nota sgrammaticata. Le scritte, realizzate con bombolette spray di colore scuro, sono comparse nella notte in diversi luoghi del paese: all’ufficio postale, in galleria, in piazzetta San Francesco, lungo la staccionata dell’Hotel Italia, sui muri di alcune case di via 29 Maggio e perfino sulle pareti della chiesa.
L’indagine è stata condotta dalla polizia di Cortina, coordinata dal procuratore Francesco Saverio Pavone che a fine aprile dello scorso anno ha visto accolta la richiesta di rinvio a giudizio dell’uomo, processato ieri dal tribunale collegiale, con i giudici Antonella Coniglio, Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin.
Al processo sono risultati determinanti le riprese effettuate dalle telecamere presenti nel centro di Cortina, dove Conte è comparso più volte con un sacchetto in mano, nei luoghi e all’ora compatibile con le scritte. Oltre alle telecamere, però, Conte è anche stato visto da testimoni presenti nella zona di Corso Italia e non c’è dubbio che l’uomo fosse da solo, come solo una è la mano che ha realizzato le scritte.
L’imbrattamento fu scoperto la mattina dopo dal sacrestano della chiesa parrocchiale e la polizia è stata subito chiamata ad indagare. Le scritte addebitate all’imputato erano nove (la maggior parte è stata cancellata subito dopo il via libera da parte della procura, perché erano considerate particolarmente odiose, oltre che brutte) tutte con contenuti simili, discriminatorie da un punto di vista razziale e religioso e rivolte contro un generico mix di stranieri: musulmani in generale, albanesi e rumeni, fino a un «Maometto deve morire», nei giorni in cui Cortina ospitava un principe saudita. L’imputato condannato dovrà anche pagare le spese legali.