Fonte:
Il Messaggero
Autore:
Andrea Ossino
Minacce e false bombe, condanne per Militia
IL PROCESSO
Con due condanne, sette rinvii a giudizio ed un proscioglimento, si è conclusa l’udienza preliminare nei confronti degli aderenti al gruppo di estrema destra Militia. Accogliendo le richieste del pm Luca Tescaroli, il gup Villoni, ha rinviato a giudizio il cinquantacinquenne Giuseppe Pieristé, Stefano Schiavulli, esponente di spicco di Militia, e Maurizio Boccacci, che dal 1984 ad oggi è stato leader di diversi movimenti della destra capitolina. Hanno invece patteggiato la pena, con condanne fino ad otto mesi di reclusione, Giuseppe Tetti e Andrea Cessari, mentre non si procederà nei confronti di un’altro imputato, Alessandro Dessì. Gli estremisti di Militia erano accusati a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla violazione della legge Mancino, passando per la diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico, l’apologia del fascismo, il deturpamento di cose altrui, il procurato allarme e le minacce alle istituzioni e ai loro rappresentanti. L’avvocato di Alessandro Dessì, Roberto Porcaro, ha commentato il proscioglimento del suo assistito: «La corte ha espresso una sentenza estremamente corretta sotto il profilo giuridico».
L’ALLARME
Era l’agosto del 2009 quando con due telefonate anonime al Messaggero, un anonimo avvertiva della presenza di una bomba in Campidoglio. Sul posto, gli artificieri trovarono invece una scatola nera con un timer e una scritta: «2 agosto 1980/2009. La strage non è fascista! E’ di stato! Militia». Il contenitore era vuoto ma quel gesto era solo una delle tante azioni che i militanti di estrema destra stavano compiendo a partire dal settembre del 2008, anno di esordio della formazione Militia. Da diverso tempo, infatti, nella rivista “Insurrezione” e sui muri della capitale erano apparse scritte offensive e minacciose nei confronti della comunità ebraica e del suo presidente Riccardo Pacifici.
ODIO POLITICO
Ma i militanti di Militia avevano preso di mira anche il sindaco Alemanno, gli ex presidenti della Camera e del Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, e l’allora presidente degli Stati Uniti, Bush. Inoltre, secondo la procura, Boccacci e Schiavulli, progettavano una serie di azioni violente, anche con l’uso di esplosivi. L’obiettivo degli imputati, era quello di porre le basi per una “guerra rivoluzionaria”, creando una macrostruttura dove far confluire diverse formazioni di estrema destra come “Avanguardia Lazio”.