Fonte:
Quotidiano Nazionale
Autore:
Giuseppe Laras
Gli ebrei non scappano
La sortita del rabbino di Barcellona sull’Europa perduta e l’appello agli ebrei a rientrare in Israele – irrita. Mentirei se non ammettessi che nelle assemblee rabbiniche si tratta di adagio noto. Pur in parte convenendo, so che molti ebrei resteranno in Europa. Non solo: l’ebraismo è consustanziale alla cultura europea, con legami di amicizia, responsabilità e solidarietà verso i nostri concittadini, per cui la nostra permanenza in Europa, intesa come resistenza, ha valore. Quanto in corso costituisce l’inizio di un’era per cui nulla sarà come prima. Negarlo o annacquarlo non evita i morti: sostenere, poi, che certe derive della politica e della cultura («edulcorazione del terrorismo» e «pacifismo totalitario») ne conterrebbero il numero è un misto di viltà e cinismo, che non imbonirà a lungo. Difficile accogliere altri. In Europa i musulmani superano i 20 milioni, con ampio fallimento delle forme di integrazione: è solo un problema esogeno o anche, in misura non trascurabile, endogeno? Si aggiunga che le nostre democrazie sono sempre più demagogiche, in crisi sistemica. L’assunzione realistica della variabile demografica circa la presenza islamica è dunque fondamentale per il futuro dell’Europa. Occorre cautelarsi dall’imperante farsa dei tre monoteismi come «religioni di pace», peraltro in primis intesa come pace politica. Né i testi sacri né la storia depongono a loro favore, e inquieti spettri albergano nel loro dna. Una comprensione innocente delle religioni è falsa e pericolosa. La melassa, svicolante dal reale per una composizione emozionale dei con itti sotto lo stendardo dell’incontro, deve invitare a diffidenza. Tutto ciò non esclude il dialogo. Ma salvare il futuro, percorso non garantito, significa impegnarsi per concreti margini di sicurezza e stabilità a lungo corso.