Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Pierluigi Battista
Quei vignettisti italiani alla fiera antisemita in Iran
Gentili responsabili della Repubblica Islamica dell’Iran, ora che avete ottenuto dalla comunità internazionale in festa il permesso di andare avanti (al rallentatore, beninteso) per la bomba atomica in grado di annientare Israele e gli ebrei che considerate «maiali» da sterminare, potreste essere così magnanimi da annullare il concorso che a Teheran premia la migliore vignetta negazionista sull’Olocausto? È vero, a nessuno gliene importa niente, figurarsi ai negoziatori e ai fabbricanti di accordi farseschi, se gli ebrei scappano dall’Europa e se c’è chi sputa sui simboli della Shoah. Però potreste evitare di sghignazzare sull’Olocausto: così, per decenza, mica perché qualcuno si preoccupa troppo dell’antisemitismo forsennato del vostro regime che insolentisce l’ebraismo, tra l’impiccagione di qualche dissidente, la lapidazione di qualche presunta adultera e lo stupro legalizzato di qualche sposa bambina, ma perché non sono belli questi energumeni barbuti che si divertono a prendere in giro il massacro di sei milioni di ebrei. E poi, gentilissimi custodi dell’ortodossia in Iran, potreste avere la cortesia di confermare o rettificare la notizia fornita dall’informato Giulio Meotti sul Foglio, e cioè che nel concorso appositamente istituito per sputazzare sulle vittime della Shoah, darebbero lustro all’Italia anche vignettisti nostri connazionali? È vero che parteciperà al vostro disgustoso spettacolo di vignette un certo Achille Superbi, di cui nulla si sa tranne che percepisce uno stipendio presso un centro di produzione Rai pagato con il nostro canone? Solo per sapere se dalle nostre tasse qualche centesimo finisce nelle tasche di un satiro antisemita. Ed è vero che sarà presente anche l’italo-albanese Agim Sulaj, le cui vignette antiebraiche sarebbero state già segnalate dall’ente inutile denominato Onu? Ed è vero che sarà presente alla vostra spregevole rassegna anche tal Alessandro Gatto, vignettista trevigiano, il quale, secondo quanto scrive Meotti, già «partecipò alla prima edizione iraniana con una vignetta che mostrava la giacca di un deportato ebreo, le cui strisce bianche e azzurre formano le sbarre di una prigione in cui sta rinchiuso un palestinese»? Certi della vostra sollecita risposta, mentre occorre rallentare la produzione di uranio arricchito per la bomba che annienterà Israele, alleghiamo in dono un libro di Primo Levi, che non era un vignettista e non faceva nemmeno ridere. Un cordiale saluto.