21 Ottobre 2014

Commento dell’anglista Dario Calimani al Mercante di Venezia diretto da Valerio Binasco

Fonte:

L'Unione informa - www.moked.it

Autore:

Dario Calimani

Shylock

Non sono sicuro che Il mercante di Venezia sia un dramma univocamente antisemita. Quel che è certo però è che la regia di Valerio Binasco (con Silvio Orlando nei panni di Shylock) non mostra né empatia né alcuna comprensione delle ragioni del testo (e di Shylock). Come nelle peggiori letture di questa ‘commedia’ shakespeariana, Shylock è una caricatura, con la sua calcata e fastidiosa pronuncia simil-yiddish e con la kippà in testa solo quando al processo pretende la libbra di carne, a sottolineare il carattere assolutamente ebraico, ‘religioso’, della crudeltà e della vendetta. Neppure il famoso monologo – “Non ha occhi un ebreo? Non ha un ebreo mani, organi, dimensioni, sensi, affetti, passioni?… Se ci pungete non sanguiniamo?” – sfugge al dubbio della caricatura. Non trasmette sentimento, ma solo una logica perversa e pervertita, e la strumentalizzazione delle emozioni. Per contro, l’ambiente favolistico di Belmonte, ossia la trama dei tre scrigni, è leccato e sciocco, e non riesce a fare da serio contraltare alla drammaticità della trama principale. La regia non ha colto le contraddizioni del testo e la distorsione dei valori sociali ed economici su cui è costruita la dialogicità de Il mercante di Venezia. Ne è scaturita, dispiace dirlo, una rappresentazione antisemita. All’uscita di scena di Shylock si prova solo sollievo, non gli interrogativi amari a cui il testo dà vita. La gente applaude spensierata al brindisi finale, mentre qualcuno lascia il teatro con il mal di stomaco.