Fonte:
Corriere della Sera L'Economia
Autore:
Edoardo Segantini
Odio in Rete, la legge tedesca (che serve anche in Italia)
Con un progetto di legge del governo, la Germania cerca di porre un freno all’incitamento all’odio e alla diffusione di notizie false. Il provvedimento segue, inasprendola, una linea tracciata da anni. A fine 2015 il governo tedesco aveva spinto Facebook, Twitter e YouTube a sottoscrivere un codice di condotta che prevede l’impegno a bloccare entro 24 ore i contenuti illegali segnalati dagli utenti. Il progetto di legge attuale trasforma quell’impegno in un obbligo, imponendo sanzioni fino a 50 milioni di euro per gli inadempienti. Finora, dice il ministro della Giustizia Heiko Maas, i contenuti illegali sono stati cancellati in quantità troppo piccola o non abbastanza rapidamente. Tra i social network esistono comunque differenze: Facebook per esempio ha eliminato solo il 39%, mentre YouTube ha cancellato il 90% dei contenuti segnalati. La Germania è sensibile al tema. In parte per ragioni storiche, che tengono desta l’attenzione sulla violenza razziale e la negazione dell’Olocausto. Non a caso la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la diffusione di una mappa neonazista delle abitazioni degli ebrei tedeschi, che incitava a minacciarli. In parte lo è per angosce più attuali, soprattutto il timore che si propaghino posizioni xenofobe a sei mesi dalle elezioni. Ma l’esigenza di responsabilizzare i social network è sempre più avvertita in tutto il mondo, data la loro imponente influenza mediatica: nella sola America, secondo eMarketer, il duopolio Google-Facebook controlla il 60% della pubblicità digitale. Come non pensare al caso di Tiziana Cantone, suicida dopo la diffusione dei video hard che la ritraevano? Secondo il Tribunale civile di Napoli, questi contenuti andavano rimossi da Facebook una volta emersa la loro illiceità. Il social network avrebbe dovuto cancellarli anche senza un ordine dell’autorità amministrativa o giudiziaria. Ecco, una legge come quella tedesca sarebbe stata risolutiva. Invece quei video sono ancora online.