13 Gennaio 2016

Clima teso in Francia per i continui attacchi antisemiti

Fonte:

Il Fatto Quotidiano - la Repubblica

Autore:

Leonardo Coen - Anais Ginori

A chi fa paura la kippah

Meglio che per un po’ evitiate di indossare la kippah, ha consigliato ieri Zvi Ammar, presidente del Concistoro ebraico di Marsiglia, rivolgendosi alla sua comunità, “in attesa di tempi migliori”, visto che portare il copricapo tradizionale degli ebrei può diventare fatale. Parole che hanno di nuovo rimesso in discussione lo spirito laico e fortemente tollerante della società francese, già in crisi profonda dopo l’assalto a Charlie Hebdo e all’ipermercato ebraico dello scorso gennaio. Il fatto è che da anni, ormai, gli ebrei di Francia si sentono nel mirino dell’antisemitismo, di quello targato estrema destra e di quello islamico: nel 2014, gli attacchi antisemiti sono stati 851. Sempre più sono gli ebrei che lasciano la Francia per andare in Israele, compiendo così l’aliyah (in ebraico vuol dire: salita). E chi resta ha sempre più paura. Come gli ebrei di Marsiglia. Lunedì mattina uno di loro, l’insegnante Benjamin A., 35anni, che insegna la Torah all’istituto franco-ebraico La Source, è stato aggredito in boulevard Paul Claudel a colpi di machete da un giovane turco di origine curda, Yusuf, un liceale che compirà sedici anni la settimana prossima, “in nome dell’Islam e dello Stato islamico”. Il ragazzo si è accanito contro il docente perché portava infatti la kippah, e perché indossava un abito ortodosso. Un dettaglio identitario più che simbolico. Il docente si è salvato, proteggendosi proprio col grosso volume della Torah, il libro sacro che raccoglie gli insegnamenti della tradizione religiosa ebraica. E forse anche per questo altro dettaglio – le religioni si nutrono di simboli – si è levata autorevole da Parigi la voce del gran rabbino di Francia, Haim Korsia. Il quale ha preso, sostenendola con orgoglio e coraggio, posizione ben di versa e assai meno remissiva rispetto a quella di Zvi Ammar: “Non ci pensiamo neppure a rinunciare alla nostra kippah: continueremo ad indossarla. Anzi, invito tutti i tifosi che andranno a vedere la partita dell’Olympique Marsiglia contro il Montpellier (20 gennaio, Coppa di Francia, ndr.) a indossare un copricapo, qualsiasi esso sia, un modo per dire: siamo solidali”. Resta l’angoscia di scoprire quanto vasto sia il contagio del fanatismo islamico. Yusuf era incensurato. Non c’erano state segnalazioni d’indottrinamento né da parte dei dirigenti scolastici, né da quelle dell’antiterrori-smo. Frequentava con profitto il liceo professionale Ampère. Il virus dell’Isis è arrivato via Internet? O da altre vie? L’inchiesta, forse, lo appurerà. Ma non placherà le inquietudini come dice Zvi Ammar: “E incredibile, un brillante studente con il suo zainetto sulle spalle che decide un mattino di andare ad ammazzare un ebreo… Sabato sera, il primo ministro Manuel Valls ha detto che la Francia senza gli ebrei non sarebbe la Francia, e questo ci ha confortato, ma possiamo realmente continuare a vivere come francesi ed anche come ebrei? Non si sa più cosa fare: saremo costretti a nascondere la kippah per non essere identificati?”.

Francia, allarme attacchi “Ebrei, togliamoci la kippah siamo troppo a rischio”

L’appello del presidente del Concistoro della comunità di Marsiglia ma il gran rabbino di Francia polemizza: “Atteggiamento disfattista”

«Lancio questo appello con dolore». Per il presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, Zvi Ammar, non dev’essere stato facile ma ieri, dopo l’ennesima aggressione di un ebreo della città — la terza in pochi mesi — ha chiesto ai suoi correligionari di togliersi la kippah, il tradizionale copricapo. «Non lo indossate in strada per non essere riconosciuti come ebrei», ha detto Ammar all’indomani dell’aggressione a colpi di machete contro un insegnante ebreo. Il professore è stato ferito a coltellate da un sedicenne, poi arrestato, che ha detto di aver agito in nome dell’Is. La vittima indossava il copricapo, come altre persone coinvolte negli ultimi tempi in aggressioni antisemite. L’invito a questa rinuncia simbolica sta già provocando polemiche anche all’interno della comunità ebraica. «Continueremo a portare la kippah, non dobbiamo cedere in niente», ha risposto il gran rabbino di Francia, Haim Korsia. «Rifiutiamo un atteggiamento disfattista», ha aggiunto Roger Cukierman, rappresentante del Conseil représentatif des institutions juives de France (Crif). Anche la ministra della Giustizia, Christiane Taubira, ha ricordato che la «Repubblica laica garantisce a tutti la libertà di religione». La Guardasigilli ha anche ribadito che è diritto degli ebrei francesi portare la kippah. Ma il presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, dove vive la terza comunità ebraica d’Europa dopo Parigi e Londra, pari a circa 60mila persone, conferma il suo appello. «Non indossare la kippah può salvare delle vite umane e niente è più importante di questo». «È triste arrivare a questo nel 2016 in un paese democratico come la Francia— ha proseguito — ma di fronte ad una situazione eccezionale bisogna prendere misure eccezionali». Ammar sostiene che è una misura temporanea in attesa di «tempi migliori». «Io stesso, per la prima volta nella mia vita, sabato non porterò la kippah per andare in sinagoga». Un anno fa, dopo gli attentati di Charlie, un giornalista israeliano aveva fatto un controverso reportage dentro Parigi indossando la kippah e mostrando episodi di aggressioni e insulti. Qualche mese fa un altro servizio con candid camera ha dato risultati opposti. Di certo il clima in Francia è sempre più teso: oltre metà delle aggressioni razziste nel paese sono a sfondo antisemita. Ieri Alain Ghozland, 73 anni, un consigliere comunale ebreo di Créteil, banlieue di Parigi, è stato ritrovato morto nella sua casa, ucciso in condizioni ancora misteriose. L’abitazione era a soqquadro, l’auto e le carte di credito della vittima sono scomparse. Secondo la polizia, il politico locale — esponente della destra dei Republicains — «è stato violentemente picchiato». Anche se la pista privilegiata è quella dell’omicidio a scopo di rapina, l’Ufficio nazionale di vigilanza contro l’antisemitismo chiede «che siano esplorate tutte le piste, compresa quella islamico-terrorista e quella antisemita». Il professore aggredito lunedì a Marsiglia ha raccontato di essersi salvato per miracolo grazie alla Torah, che ha brandito contro il ragazzino armato di machete. «Non pensavo di uscirne vivo. Nei suoi occhi ho intravisto l’odio» ha ricordato l’insegnante ebreo, ferito alla schiena e alla spalla. Le indagini sono state affidate alla procura antiterrorismo di Parigi. L’adolescente fermato è incensurato, con buoni risultati scolastici e la famiglia di origine turca non era al corrente della sua radicalizzazione. «Gli inquirenti non hanno riscontrato disturbi di natura psichica», ha spiegato il procuratore Brice Robin. Il ragazzo si è probabilmente indottrinato da solo su Internet in pochissimo tempo. È uno dei casi sempre più frequenti di persone che sfuggono ai servizi segreti.