Fonte:
Corriere Torinese
Autore:
Massimiliano Nerozzi
Fecero il saluto romano al Monumentale
Il pm: non è apologia ma un omaggio ai morti
La Procura chiede l’archiviazione per nove attivisti
Fare il saluto romano non è reato, a meno che non possa «determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste, in relazione al momento e all’ambiente in cui è compiuto», come spiegava la sentenza della prima sezione penale della Corte di Cassazione (la numero 28298 del 7 giugno 2017). In linea con la giurisprudenza, il pubblico ministero Enrico Arnaldi di Balme ha chiesto l’archiviazione per nove attivisti di Casapound indagati per aver fatto il saluto romano lo scorso 22 ottobre, all’interno del cimitero monumentale di Torino. Comportamento tenuto nel corso della commemorazione dei caduti della Repubblica Sociale e ripreso dalle immagini della Digos. Mai prima di questo episodio la preghiera per i caduti fascisti, timbrata dalla benedizione di un sacerdote, era stata considerata reato nel capoluogo piemontese. Al contrario di quel che era successo a Milano, per episodi simili. Salvo poi arrivare alla stessa conclusione, tra Gup e Suprema corte, appunto: non è reato. In ogni caso, la Digos aveva svolto gli accertamenti e, a fine novembre, consegnato un’informativa in Procura, dopo aver notificato le elezioni di domicilio ai denunciati: dov’era contestata la violazione dell’articolo 2 della legge Mancino, che punisce l’apologia di fascismo. L’avvocato Luigi Vatta, che insieme al collega Federico De Pretis assiste alcuni degli indagati, non aveva nascosto lo stupore: «Mi sorprende che si proceda per il fatto, anche alla luce della recente pronuncia della Cassazione che su episodi analoghi ha ribadito la decisione del primo giudice di non doversi procedere». Ovvero: fare il saluto romano davanti al monumento dei caduti non è la stessa cosa che esibirlo in piazza San Carlo, durante un corteo con ambizioni politiche. «Si tratta di una commemorazione — aveva spiegato ancora il legale — nulla che possa essere riportata alla volontà di ricostituire il partito nazionale fascista». Dev’essere arrivata alla stesse conclusioni la Procura di Torino: insomma, nei saluti romani al cimitero monumentale non sarebbe riscontrabile l’intento di raccogliere adesioni a un progetto di ricostruzione del disciolto partito fascista Bensì, ci si troverebbe di fronte a una finalità meramente commemorativa. Lo stesso ragionamento svolto dai magistrati milanesi, che avevano fatto distinzione tra una commemorazione e una sfilata pubblica per le vie della città con l’esibizione di simboli e vessilli tali da rendere concreto il pericolo «attrazione» del consenso verso l’ideologia del Ventennio.