Fonte:
moked.it
ANTISEMITISMO – Lipstadt: «È un problema che riguarda tutti»
«L’antisemitismo, nella sua forma più elementare, è una minaccia per gli ebrei, le istituzioni ebraiche e tutti coloro che sono vicini al mondo ebraico. Ma non è solo questo. L’antisemitismo è anche una minaccia fondamentale per le nostre democrazie», ha chiarito da Buenos Aires la storica Deborah Lipstadt, inviata Usa contro l’antisemitismo. Nella capitale argentina sono riuniti i delegati dell’ebraismo mondiale per la riunione del World Jewish Congress (Wjc). E la conferenza dell’ambasciatrice Lipstadt, in apertura dei lavori, ha messo a fuoco una delle principali sfide da affrontare: l’esplosione di antisemitismo in molti paesi occidentali dopo il 7 ottobre.
«Non si può usare l’antisemitismo come strumento nella battaglia politica tra schieramenti contrapposti. È un problema che riguarda tutti», ha avvertito la storica, sottolineando la trasversalità del fenomeno.
Dopo le stragi di Hamas, ha osservato Lipstadt, gli antisemiti usano il conflitto geopolitico tra Israele e i terroristi palestinesi «per giustificare l’odio antiebraico». Ripropongono i classici stereotipi del pregiudizio antisemita, usando la scusa della critica a Israele. «Quando si parla di antisemitismo non ci sono ‘ma’. Non ci sono ‘ma’ quando si parla di violenza di genere, quando si tratta degli stupri del 7 ottobre. Chi aggiunge un ‘ma’, giustifica e quindi promuove l’antisemitismo», ha attaccato l’ambasciatrice Usa. Un discorso valido per le università e campus in cui risuonano gli slogan pro palestinesi e anti-israeliani, mentre le atrocità di Hamas trovano giustificazione. «L’educazione non è solo conoscenza e informazione, ma una spina dorsale morale, che dovrebbe aiutare a riconoscere giusto e sbagliato». E non può essere giusto impedire agli studenti ebrei di frequentare le università oppure «urlare davanti alle sinagoghe Free Palestine».
Il tema dell’antisemitismo continuerà in questi giorni ad essere al centro dei lavori del Wjc, a cui partecipa come delegato italiano il segretario generale Ucei Uriel Perugia. In una delle sessioni è previsto il saluto del presidente argentino Javier Milei.
La scelta di riunirsi a Buenos Aires nasce dalla volontà di ricordare un anniversario doloroso per la comunità ebraica locale: il trentennale dall’attentato all’Associazione Mutualità Israelita Argentina (Amia). Il 18 luglio 1994 furono uccise 85 persone e oltre 200 ferite in un attacco esplosivo contro la sede dell’Amia nella capitale argentina. Dietro la strage, i magistrati da anni hanno riconosciuto la mano dei terroristi libanesi di Hezbollah e del governo iraniano, ma nessun imputato è stato processato. «A 30 anni di distanza ancora devo vergognarmi del grado di impunità permesso dal nostro paese. L’assenza di giustizia ci impedisce ogni 18 luglio, dal 1994, di onorare pienamente ciascuna delle vittime», ha commentato in una recente intervista a Pagine Ebraiche Jorge Knoblovits, presidente dell’Amia. «Il vergognoso rifiuto delle autorità iraniane di collaborare con la magistratura argentina costringe tutti noi a cercare alternative affinché gli accusati compaiano a processo e sia fatta giustizia. Per questo motivo, continueremo a chiedere ai diversi governi di sollevare la questione in tutti i forum internazionali e di cercare alternative legali e serie per portare avanti questa causa», ha spiega Knoblovits, a cui sono affidate le conclusioni della riunione del World Jewish Congress.