Fonte:
moked.it
UCEI/2 – Ricerca JDC-ICCD: «Riallacciare rapporto fra ebrei e mondo esterno»
Come stanno gli ebrei europei? È la domanda di partenza dell’Indagine sui dirigenti e sui professionisti delle comunità ebraiche europee del Centro internazionale per lo sviluppo comunitario (JDC-ICCD), presentata domenica al Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un’indagine triennale, arrivata alla sesta edizione, da cui emerge con chiarezza come tra gli ebrei d’Europa sia in aumento «il timore per l’antisemitismo e l’isolamento sociale, ma allo stesso tempo un’importante resilienza interna alle comunità», ha affermato Marcelo Dimenstein, direttore dell’indagine, a cui ha lavorato la sociologa Betti Guetta della Fondazione Cdec.
Guetta ha presentato al Consiglio Ucei il focus relativo all’Italia all’interno dell’indagine. «Quest’anno abbiamo integrato con domande legate all’impatto del 7 ottobre sulla vita ebraica. Emerge una forte preoccupazione per l’antisemitismo, diventato un fenomeno non più confinato alla rete, ma, anche in Italia, presente nella vita reale», ha sottolineato Guetta. A differenza però della media europea, «i leader italiani hanno una percezione molto positiva rispetto alla risposta di istituzioni e forze dell’ordine in termini di sicurezza». Resta però una significativa preoccupazione per possibili attacchi terroristici alle Comunità.
Per la sociologa della Fondazione Cdec un dato dovrebbe far riflettere il mondo ebraico e l’intera società. «Più della metà dei leader e professionisti italiani (52%) afferma che i loro rapporti con amici non ebrei sono diventati più distanti dal 7 ottobre, più di un terzo (37%) riferisce di essersi allontanato dalle organizzazioni non ebraiche a cui è affiliato». In entrambi i casi, questa percentuale è più alta rispetto al campione complessivo europeo, in cui il 38% ha dichiarato di essersi allontanato dagli amici non ebrei e il 27% dalle organizzazioni non ebraiche. «È un dato molto inquietante che racconta di una frattura in atto», ha affermato Guetta. «Non si può lasciare questa situazione abbandonata a se stessa, serve immaginare un percorso per rimettere insieme i pezzi del rapporto tra ebrei e mondo esterno».
Un rapporto legato anche alle celebrazioni del Giorno della memoria, oggetto del dibattito pomeridiano del Consiglio. Al centro della discussione, le criticità di partecipare alle iniziative del 27 gennaio in un’atmosfera di crescente antisemitismo, distorsione della Shoah e attacchi a Israele.