Fonte:
Autore:
Carlo Calenda
Utente invia un messagio al Deputato Carlo Calenda chiamandolo “servo del genocidio” e augurando “che i tuoi figli [Calenda] facciano la fine dei bambini palestinesi”.
“A UN PASSO DALLA VIOLENZA POLITICA
Le liste di proscrizione di “sionisti” sono chiaramente un invito alla violenza. E così vanno trattate sotto un profilo legale. Ma il problema è oramai più generale.
La violenza, per ora verbale, si accende sui social a ogni discussione su Israele.
Nei giorni scorsi un ex grillino, la cui unica professione oggi è quella di fare l’ospite pagato del circo mediatico, ha usato un mio video tagliato ad arte su Israele, inframezzato da foto delle vittime palestinesi, per invitare la sua base di follower ad attaccarmi.
Da qui centinaia di messaggi di una violenza inaudita con minacce personali e alla mia famiglia, figli compresi.
In dieci anni di attività politica e di Governo e di gestione di dossier complessi e controversi, non avevo mai sperimentato un tale livello di violenza.
La mia “colpa” è quella di aver condannato chi partecipa a manifestazioni in cui si urlano slogan in arabo del tenore di “morte agli ebrei” e di aver negato l’intento genocida di Israele nei confronti del popolo palestinese.
Considero l’azione del governo Netanyahu inaccettabile, immorale e criminale nel momento in cui non rispetta le regole della guerra moderna in fatto di vittime civili.
I proclami dei politici dell’estrema destra israeliana non differiscono in gravità da quelli dei comandanti di Hamas.
La mia posizione è dunque certamente non tenera con Israele, di cui però riconosco il diritto a difendersi nell’ambito di un perimetro che non sta rispettando e quello di eliminare in modo mirato gli autori degli attentati del 7 ottobre ospitati da Stati canaglia.
Qualsiasi posizione articolata non soddisfa ovviamente le tifoserie contrapposte e genera una messa all’indice che ha conseguenze pericolose.
La semplificazione di vicende complesse in tifo da stadio è oramai un dato acquisito della democrazia all’epoca dei social. L’istigazione alla violenza non può essere però tollerata, rappresentando un ulteriore passo verso il baratro politico e culturale che sta distruggendo le democrazie.”