Fonte:
Il Gazzettino
Autore:
Gabriele Pipia
«Ero un bimbo nel lager di Auschwitz», smascherato falso sopravvissuto
PADOVA – Negli ultimi quindici anni ha emozionato migliaia di studenti, strappando applausi commossi e collezionando inviti su inviti. Scuole, Comuni, associazioni: dal Veneto alla Lombardia fino alla Toscana, tutti hanno ascoltato con la pelle d’oca le testimonianze di Samuel Gaetano Artale von Belskoj-Levi, «uno degli ultimi sopravvissuti dal campo di sterminio di Auschwitz». Tutti, tranne alcuni dei massimi rappresentanti italiani delle comunità ebraiche. Perché oggi si scopre che per loro l’ingegner Artale, uno studio professionale a Padova e una popolarità sempre più diffusa in tutto il Veneto, è solo «un falsificatore, capace di raccontare una storia che in realtà non ha mai vissuto». Il tema è delicato e negli ultimi anni chi nutriva sospetti ha sempre avuto paura di parlare per non soffiare sul fuoco dei negazionisti. Ma a quasi 83 anni Artale continua a portare in giro la propria testimonianza: il prossimo appuntamento è fissato per domenica a Meolo, in provincia di Venezia. È per questo che le acque hanno iniziato a muoversi.
LE INCONGRUENZE
Artale racconta di essere nato a Rostock, in Germania da una famiglia ebreo-prussiana. Ma le verifiche fatte dal Gazzettino, successive ad un misterioso fascicolo-denuncia trovato nella propria cassetta della posta da un signore veneziano appassionato di storia ebraica, dicono altro. Da una visura camerale della Camera di Commercio emerge che l’ingegnere, proprietario della Artale Group fondata a Padova nel 2007, sia nato a Laino Borgo in provincia di Cosenza il 22 marzo 1937. Ora queste verifiche vengono accompagnate da una pesante e qualificata presa di posizione. È quella di Gadi Luzzatto Voghera, storico veneziano, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano. Uno dei massimi esperti in Italia. «La storia che Artale racconta con commozione alle scolaresche assetate di testimoni spiega Luzzatto – non trova riscontro di alcun tipo. Negli archivi di Rostock non c’è traccia della sua famiglia e gli ebrei di quella città sono stati tutti deportati due anni prima di quel che racconta. Nei Sonderkommando ad Auschwitz non hanno mai lavorato bambini, come lui sostiene. E lui stesso non è un ebreo tedesco, bensì un anziano signore che risulta nativo di Cosenza. Il libro che ha pubblicato lo scorso anno (Alla vita, ndr) è ricco di errori storici. Purtroppo in questi giorni l’amministrazione comunale di Cessalto, ultima di una lunga serie, ha deciso di offrire a 300 studenti la testimonianza di questo signore in occasione del Giorno della Memoria. E, fatto più grave, ha chiesto e ottenuto dalla inconsapevole senatrice Liliana Segre un messaggio di saluto per la manifestazione, associando così la testimonianza vera a quella fasulla».
GLI INCONTRI
Dalla provincia di Padova a quella di Venezia, dal Trevigiano al Vicentino, sono decine i Comuni che hanno invitato Artale negli ultimi anni. I primi sospetti sono venuti nel 2016 ad un organizzatore veneziano di conferenze sul tema dell’orrore della Shoah. Nell’agosto del 2018 lui stesso si è trovato nella cassetta delle lettere un plico contenente tre fogli. Una ricostruzione dettagliata sulla presunta storia della famiglia Artale (di origine siculo-calabrese) accompagnata addirittura dalla fotografia della vecchia casa, una presunta biografia dell’ingegnere («trasferitosi per lavoro nel 1975 in Nigeria e poi approdato a Padova») e un verosimile certificato di matrimonio dello stesso Artale, con tanto di timbro della parrocchia calabrese. Il mittente di quel plico è rimasto anonimo. Il Gazzettino si è rivolto all’International Tracing Service di Bad Arolsen, in Germania, centro internazionale sulla persecuzione nazista contenente le schede delle persone deportate nei campi di concentramento. «Abbiamo effettuato un controllo approfondito dei nostri documenti tenendo conto dei vari nomi e cognomi della persona è la risposta fornita -. Non è stato possibile trovare informazioni sulla persona ricercata».
L’AMAREZZA
«Nel dopoguerra insiste Luzzatto – sono state raccolte migliaia di testimonianze di sopravvissuti allo sterminio. Purtroppo ci sono stati alcuni casi noti di personaggi che, per motivazioni varie in genere legate a dinamiche psicologiche insondabili, hanno offerto testimonianze poi rivelatesi false. La testimonianza del signor Artale, che da quindici anni viene invitato da istituzioni e amministrazioni pubbliche, rientra purtroppo in questa categoria. Una scelta inopportuna riflette amaro – compiuta in un momento storico delicato. Un momento nel quale non ci si può permettere di prendere in giro la Storia».
Photo Credits: Il Gazzettino