Fonte:
Roma Ebraica - www.romaebraica.it
Autore:
Stefano Gatti
Antisemitismo nella Spagna contemporanea
In Spagna la popolazione ebraica è stimata in 40/50mila unità, però, il numero degli ebrei registrati non supera i 14mila.
Le comunità più grandi sono a Madrid, Barcellona e Malaga. Piccole comunità si trovano ad Alicante, Benidorm, Cadice, Granada, Marbella, Majorca, Torremolinos e Valencia.
Altre comunità ebraiche si trovano in Nord Africa, nell’ex protettorato del Marocco spagnolo, nelle città autonome di Ceuta e Melilla.
Dopo l’espulsione dalla penisola iberica nel 1492 in seguito al decreto promosso dai re cattolici, gli ebrei hanno ricominciato a tornare nell’impero spagnolo nella prima metà del XIX secolo organizzandosi nelle città di Ceuta e Melilla .
Appena 406 persone si identificarono come appartenenti al popolo ebraico durante il censimento nazionale del 1877.
Nella Spagna peninsulare gli ebrei tornarono invece solo negli anni della Prima Guerra Mondiale stabilendosi a Siviglia.
L’attuale comunità ebraica spagnola è di recente costituzione, la prima significativa ondata di immigrazione ebraica in Spagna risale al 1956, dopo l’indipendenza del Marocco dal dominio coloniale di Francia e Spagna.
Anche la Guerra dei Sei Giorni del 1967 provocò un’altra partenza di massa di ebrei dal Nord-Africa alla penisola iberica. Altri ebrei sono emigrati durante gli ultimi anni dai Balcani, da altri paesi europei, e poi, negli ultimi anni, dall’America Latina, specialmente dall’Argentina.
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La Spagna ha un’antica tradizione di persecuzioni antiebraiche e di antisemitismo che iniziarono nel Medio-Evo per culminare alla fine del 1400, quando migliaia di ebrei furono trucidati, espulsi e convertiti a forza in seguito all’unificazione spagnola promossa dai re cattolici.
Non bisogna poi scordare che la Spagna ed il Portogallo promulgarono, a partire dal 15° secolo, delle leggi sulla Limpieza de Sangre, sorta di decreti proto razzisti introdotti cinque secoli prima delle leggi razziali nazi-fasciste, e che perseguitarono gli ebrei ed i musulmani nella penisola iberica sino al 1860.
La matrice della giudeofobia spagnola è di tipo teologico-religioso. La Spagna si è sempre storicamente identificata con la Chiesa cattolica, e l’Ebreo ha quindi ha svolto un ruolo centrale per la costruzione dell’identità spagnola assumendo la veste dell’Antagonista, incarnazione della volontà del Diavolo e manifestazione fisica del Male, e contro cui ogni buon cristiano deve indefessamente combattere.
Gli ebrei sono pertanto diventati il ricettacolo fisico, psicologico ed emozionale per la proiezione collettiva di tutti quegli attributi ritenuti essere fondamentalmente antagonistici alla Cristianità. Identificando il Male e tutto ciò che vi è associato agli ebrei ed all’ebraismo, sono state preparate le basi per la proclamazione della Spagna cattolica come la rappresentante del bene sulla terra e la sua investitura di potenza evangelizzatrice nel mondo.
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Nella Spagna degli anni ’30 i nazionalisti di estrema destra presero di mira anche gli ebrei nella loro campagna contro il Bolscevismo, il separatismo regionale, la massoneria, tutti ritenuti parte di un complotto internazionale volto a distruggere lo stato spagnolo.
Va sottolineato che durante la Guerra civile spagnola del 1936 – 1939 tra i 4mila e gli 8mila volontari ebrei entrarono a far parte delle Brigate Internazionali, un numero estremamente significativo su un totale di 40mila volontari, però, dopo la Guerra dei Sei Giorni, il discorso anti-Israele – con sfumature antisemite – è diventato centrale per l’identità della sinistra spagnola.
Anche se oggi gli ebrei spagnoli, sia come individui che collettivamente, godono di una libertà e prosperità mai vissute precedentemente, l’antisemitismo iberico continua a configurarsi come “estremamente allarmante”.
La Spagna rimane un paese in cui l’antisemitismo è profondamente radicato ed estremamente diffuso, non è un mito o uno sgradevole ricordo del passato, bensì una realtà presente nella società, e ciò emerge in modo chiaro da ricerche e sondaggi promosse negli ultimi dieci anni dai principali centri studi internazionali.
Le violenze antisemitiche sono di scarso rilievo, ma pregiudizio e stereotipi antisemiti sono diffusi in modo capillare.
Una recente analisi dello spagnolo Observatorio antisemitismo (http://observatorioantisemitismo.fcje.org/) sottolinea che “il popolo spagnolo è contemporaneamente quello più antisemita ed anche apparentemente più istruito ed informato”.
Secondo un sondaggio del marzo 2012 promosso dall’Anti-Defamation League, il 72% degli spagnoli credono che gli ebrei del proprio paese siano più fedeli ad Israele che alla Spagna, circa il 60% crede che esercitino troppa influenza nel mondo della finanza, il 47% ritiene che parlino troppo di Shoah, ed il 19% li vede responsabili della morte di Cristo.
Circa il 53% degli spagnoli (percentuale europea più elevata seconda solo all’Ungheria) crede nei tradizionali stereotipi antisemiti, ennesima prova chel’antisemitismo non è un mito uno sgradevole ricordo del passato, bensì una realtà presente nella società.
Questi dati non mutano sostanzialmente da circa un decennio, e sono allarmanti anche tenendo presente il fatto che quella spagnola è una piccola comunità ebraica che costituisce circa lo 0,1% dell’intera popolazione.
I principali massmedia fanno spesso uso di espressioni ed insulti antisemiti, negli spot pubblicitari e nei dibattiti è possibile udire espressioni come: “Cane ebreo” o “inganni ebraici”.
E’ stato anche più volte chiesto alla Reale Accademia della Lingua Spagnola di togliere l’espressione judiada, cioè “inganno ebraico” dal dizionario della lingua spagnola, ma sinora senza esito positivo.
Un tema molto presente nelle pagine dei principali quotidiani spagnoli (El Paìs, ABC, El Mundo etc) è quello di una presunta ‘lobby ebraica’ che avrebbe un ruolo centrale nei problemi del mondo.
Spesso poi si attinge ai classici stereotipi della polemistica antisemita (crudeltà specifica degli ebrei, il loro innato spirito di vendetta, il loro ritenersi ‘popolo eletto’ che giustifica ogni loro nequizia, etc) per spiegare le politiche ‘terroristiche’ di Israele.
Diffuso anche l’antisemitismo in ambito sportivo, sono frequenti gli insulti antisemiti (“ebrei asassini”) nei match di basket in cui sono presenti giocatori israeliani o ebrei.
Nel 2011 durante un programma televisivo per bambini è stata riproposta l’accusa di deicidio nei confronti del popolo ebraico.
La tradizione antisemita è poi fortemente presente nelle numerose feste popolari, generalmente ispirate dalla religione cattolica.
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Nella Spagna contemporanea il tema dell’antisemitismo è divenuto anche uno strumento politico per delegittimare gli avversari ovvero per legittimarsi di fronte ad una presunta ‘lobby’, e l’approccio al tema è spesso strumentale ed estremamente superficiale.
La presenza dell’antisemitismo in Spagna viene – semplicemente – negata dalle istituzioni.
Nel 2010 il Governo spagnolo ha promosso con la Comunità ebraica spagnola (http://www.fcje.org/) e l’Observatorio de Antisemitismo en Espana uno studio sull’antisemitismo in Spagna, ma, mentre gli autori del report definirono ‘altamente allarmanti’ i risultati della ricerca, l’allora ministro degli Esteri Miguel Moratìnos dichiarò: “Nel nostro paese l’opinione pubblica non è né antisemita né anti-Israele” e questo malgrado un 34,6% degli intervistati avesse espresso un giudizio negativo o molto negativo nei confronti degli ebrei…