Fonte:
Moked.it
“A Pruchnik il ritorno del Medioevo”
La reazione è arrivata, anche se la gravità di quanto accaduto è tale che appare difficile che la ferita possa dirsi del tutto ricucita. “La Chiesa cattolica non tollera manifestazioni di disprezzo rivolto contro chiunque, compreso il popolo ebraico” ha sottolineato il vescovo polacco Rafal Markowski, presidente della Commissione vescovile per il Dialogo con l’ebraismo, commentando quanto accaduto a Pruchnik, cittadina del Sud Est del Paese, dove durante il Venerdì Santo centinaia di persone (tra cui numerosi bambini) hanno partecipato a una cerimonia durante la quale un fantoccio raffigurante Giuda e con le fattezze stereotipate di un ebreo ortodosso è stato picchiato, impiccato e poi bruciato. Una cerimonia dal sapore medievale e che è impossibile non mettere in relazione con le manifestazioni che, in un passato ancor più recente, precedevano e aizzavano, spesso con la complicità del clero locale, i peggiori pogrom antisemiti. Una tradizione che a Pruchnik ha caratterizzato anche gli anni della Shoah, come dimostra questa foto degli Anni Quaranta pubblicata da alcuni media ebraici.
Immediata era la stata la condanna del World Jewish Congress: “Gli ebrei sono profondamente turbati da questa spaventosa rinascita dell’antisemitismo medievale che ha portato a violenze e sofferenze inimmaginabili. Ci si può solo chiedere come Giovanni Paolo II, che ha insegnato ai cattolici nella sua nativa Polonia e in tutto il mondo come l’antisemitismo sia un peccato contro Dio e l’uomo, avrebbe reagito a questo evidente rifiuto dei suoi insegnamenti” aveva affermato Robert Singer, direttore generale del Congresso ebraico mondiale.
Singer si è poi detto “confortato” dall’intervento di Markowski a nome del clero polacco. “Possiamo solo sperare – la sua riflessione – che un giorno uno spirito di fratellanza e rispetto reciproco sostituisca l’intolleranza e l’odio manifestatisi in Pruchnik e che ai giovani venga insegnato il destino terrificante degli abitanti ebrei di quella comunità durante l’occupazione tedesca”.