Fonte:
Moked.it
Autore:
Daniel Reichel
Antisemitismo, la fotografia dell’Italia
C’è un aumento di episodi di antisemitismo in Italia dal 2018 al 2019 e vanno analizzati prendendo in considerazioni diversi fattori, dal malessere sociale al disagio economico. Lo spiega in modo approfondito la Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2019 curata dall’Osservatorio antisemitismo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. “I segnali di quest’anno confermano la copresenza delle diverse tipologie di antisemitismo, che si caratterizza per la sua fluidità – spiega la sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio – L’antigiudaismo per esempio non è sparito ma si ripresenta come odio nei confronti di Israele, con il Gesù messo in croce che diventa il Gesù palestinese. C’è una sovrapposizione delle diverse narrazioni che si intrecciano tra loro e che si diffondono in un attimo grazie a internet. Il cospirativismo antiebraico in particolare trova online il suo megafono”. Nella Relazione – che il Cdec suggerisce di leggere assieme a tre saggi a firma di Sergio Della Pergola, di Enzo Campelli e Leone Hassan e della stessa Guetta – viene esaminato in modo approfondito il quadro sociale italiano, spiegata la metodologia della ricerca e poi presentati i diversi casi registrati di antisemitismo, che consentono di analizzare il livello di diffusione e di virulenza del linguaggio antisemita nel paese. “Preoccupa il fatto che dopo tanto tempo siano stati registrati due episodi di violenza (uno schiaffo e uno sputo in faccia) – spiega Guetta – ma dall’altro lato nella relazione ricordiamo come ci sia una importante sensibilità rispetto al tema da parte delle istituzioni e delle autorità”. Tra gli elementi negativi, continua la sociologa, il diffondersi dell’umorismo becero tra i giovani sui social network, indice di un ulteriore sdoganamento di un certo tipo di linguaggio. Nella relazione, guardando al quadro complessivo, si sottolinea poi un elemento che fotografa la situazione italiana: “È sempre in periodi di disordine sociale, politico ed economico che riemerge l’antisemitismo, segnale del malessere di una società, del degrado di forme di convivenza civile e democratica, riflesso di subculture e movimenti intolleranti. È un tempo dove i più fragili (socialmente e culturalmente) cercano di allearsi, di ‘farsi popolo’; non stupisce il diffondersi di rancore e di miti cospirativisti, anche in chiave antiebraica. Serpeggia la convinzione che se si sta male la colpa è di qualcuno che non protegge, che non dirige, o che permette ad altri di derubare, che nasconde la verità”. Le tesi cospiratorie trovano dunque terreno fertile in una realtà dove il disagio sociale e la sfiducia crescono. E c’è chi soffia sul fuoco come, citato dalla Relazione, il senatore Cinque Stelle Elio Lannutti e la sua riproposizione del falso antisemita dei Protocolli dei Savi anziani di Sion. Un falso dalla storia secolare ma che ancora viene riproposto e attecchisce soprattutto la dove c’è una società in difficoltà. “Nel suo articolo Sergio Della Pergola, attraverso i grafici, mette in evidenza la correlazione nel mondo tra benessere economico e antisemitismo: dove c’è meno benessere c’è più antisemitismo. È una tesi già nota ma che lui ha messo in luce attraverso una ricerca rigorosa”, spiega Guetta.
Nel documento si spiega, rispetto ai dati del 2019, che “non siamo in presenza di picchi numerici o in percentuale. Sappiamo che ci sono momenti nel corso dell’anno in cui si registra un particolare aumento di ‘eventi’ che noi cataloghiamo come antisemiti. Nel corso del 2019 questi picchi sono stati rilevati attorno al Giorno della Memoria e in occasione dell’istituzione in Senato della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. La società italiana – rilevano dall’Osservatorio – è da molti decenni interessata dalla presenza di percentuali sostanzialmente stabili di pregiudizio antisemita. La sua visibilità è in aumento a causa della diffusione dei social media, ma l’antisemitismo sceglie anche altri veicoli di comunicazione che la Relazione segnala con precisione. Il linguaggio antisemita appare totalmente trasversale, essendo presente in tutti i campi politici e non ascrivibile – per pericolosità e virulenza – a una sola sorgente”. Prendere in mano questa analisi serve dunque ad avere un quadro della fluidità dell’antisemitismo e per cercare di mettere in campo misure mirate al suo contrasto, con la consapevolezza che si inserisce in un contesto sociale più generale di disagio che non può essere dimenticato.