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Gli ebrei e il posto dell’Europa
In un’Europa che si interroga sul suo futuro, mentre alcuni paesi membri cercano dall’interno di destabilizzarla, la riflessione che chiude Il posto degli ebrei di Amos Luzzatto suona profondamente attuale. “L’unità d’Europa non può essere un’operazione burocratica, un puro accordo di interessi e di potere. Se dovesse ridursi a questo, fallirebbe. – scriveva Luzzatto – Se sarà un’opera di rigenerazione in grado di cancellare le tristezze del passato e di aprire l’animo degli europei alla speranza e all’entusiasmo, allora potrebbe configurarsi come un’operazione davvero ‘storica’, del tutto originale nel panorama politico internazionale”. Parole che valgono ancora oggi, come hanno ricordato i protagonisti di uno degli ultimi appuntamenti di Jewish in the City, la rassegna culturale organizzata dalla Comunità ebraica di Milano. Nell’incontro dedicato alla presentazione della riedizione di Garzanti di Il posto degli ebrei, il presidente dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi e la coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini hanno richiamato l’europeismo di Luzzatto e la sua idea di un’appartenenza ad un’Europa in cui convivono le diverse identità. “Un’Europa come unione di minoranze, tra cui ovviamente trova posto quella ebraica”, ha evidenziato Levi, dialogando con Santerini e con il giornalista Jacopo Tondelli. Il volume di Luzzatto, l’analisi di Santerini autrice della prefazione della nuova edizione, permette di interrogarsi sul posto, come dice il titolo, che hanno gli ebrei nel continente, ma anche sul posto che ciascuno ha nella società. Non esiste “un’identità pura, ‘siamo miscelati, interconnessi’, intrecci di culture… Quanto valga una coscienza di questo tipo che ci riporta al multiculturalismo interno a ogni individuo, è facile da capire. Se esprimessimo la stessa idea in senso poetico potremmo citare l’espressione di Primo Levi ‘in ognuno la traccia di ognuno’ nella poesia Agli amici cara a Liliana Segre”, le parole di Santerini, con la senatrice Segre presente tra il pubblico dell’incontro. Un appuntamento aperto dal saluto di Gadi Luzzatto Voghera, che ha ricordato l’impegno paterno per la promozione della cultura ebraica al di fuori delle cornici comunitarie. Obiettivo alla base della rassegna Jewish in the city, che si è poi conclusa – nella cornice del Museo della Scienza – con il racconto del lavoro della Fondazione Beresheet LeShalom da parte di Angelica Edna Calò Livne. Una attività, ha ricordato Calò Livne, profondamente legata al tema del dialogo, filo conduttore della recente Giornata europea della Cultura ebraica. “Il dialogo è speranza, – ricordava in un suo scritto Calò Livne – è l’unica risorsa che ci rimane per conservare il bello e il buono che ci è stato dato! Il dialogo è futuro. È l’Arte suprema che potrà preservare l’opera più eccelsa: quella della Creazione”.