Fonte:
Il Foglio
Autore:
Gianluca De Rosa
“Condannare Hamas?”. Ecco l’ambiguità degli storici italiani
Roma. Hamas sarà condannata dalla storia? Di certo per adesso non lo è stata dagli storici italiani. Eppure negli scorsi giorni qualcuno il problema se lo era posto. Un gruppo di professori e ricercatori avrebbe voluto fare un comunicato semplice: la Sissco, la società italiana storici contemporaneisti, che conta tra i suoi membri centinaia di professori, ricercatori e cultori della materia, “condanna i terroristi di Hamas”. L’iniziativa però è stata stoppata dall’intervento di altri colleghi per i quali “le cose sono più complicate”. Lo scorso anno la società degli storici aveva pubblicato un comunicato analogo per condannare l’invasione russa dell’Ucraina. Da allora però sono cambiati i vertici e qualcuno si è pentito anche di quel gesto “che ha lasciato il brutto tempo che aveva trovato”. Come negli Usa, anche in Italia, per un buon pezzo dell’accademia, separare gli attentati del 7 ottobre dalla questione arabo-israeliana è impossibile. Risultato: non si può condannare Hamas. Tutto comincia il 13 ottobre, a sei giorni dalle razzie omicide dei terroristi. A un certo punto uno dei tanti ricercatori che fanno parte della lista di discussione della Sissco, una sorta di forum di dibattito riservato agli iscritti sbotta. “Gentili tutti – scrive – credo (e spero) che anche altri colleghi si siano resi conto che ormai a diversi giorni dall’attacco indiscriminato ai civili israeliani, non una singola parola è stata spesa da alcuno. Il comitato, sulla sua pagina social non trova di meglio per definire il macello iniziato da Hamas di `il generale contesto degli accadimenti di questi giorni”‘. L’intervento del ricercatore rompe il silenzio. Un professore dell’università di Napoli Federico II fa una proposta: “Copiamo l’iniziativa di quando la Russia invase l’Ucraina e organizziamo una conferenza online sulla storia di questa questione che sarebbe di interesse per tanti”. Insomma, prendere posizione contro il terrorismo e approfondire. Una proposta ragionevole accolta con favore da alcuni, ma la maggior parte degli storici si schiera contro. “Un comunicato dal titolo `La Sissco condanna i terroristi di Hamas’ non sarebbe solo semplicistico e controverso, sarebbe ridicolo”, scrive un professore di Padova, mentre un ricercatore sostiene che “il grande rimosso di questa vicenda, che perdura da settant’anni, col suo stillicidio di morti, è la questione coloniale”. E davanti alla questione coloniale, inutile dirlo, impossibile fare appelli. Inevitabile, poi, parte il raffronto: condanniamo Hamas, ma non Israele “che occupa la Palestina”? Non bisogna “farsi trascinare da un’emotività che spesso porta alcuni morti a essere quasi più menzionabili di altri”, scrive un’altra ricercatrice che ribadisce: “Ritengo fondamentale continuare a discutere senza puntare lo sguardo solo sul 7 ottobre”. D’altronde per alcuni degli intervenuti l’attacco di Hamas è un episodio qualsiasi di una guerra tra opposte fazioni. Lo spiega bene una ricercatrice della Sapienza, la più accanita contro l’appello. Fa parte di “Storie in movimento”, una rivista fondata – riportiamo dal “Chi siamo” del sito – da “storici/che e attivisti/e provenienti dalla varia galassia del movimento di protesta manifestatosi a Genova (luglio 2001) e nei social forum internazionali o nelle manifestazioni di Seattle e Porto Alegre”. Coloro che si indignano scrive la storica/attivista: “Magari finora non si sono mai indignati e indignate per la morte di bambini palestinesi che pure avvengono quotidianamente. Se in questa assurda gara tra bambini israeliani e bambini ucraini si trovasse un posto anche per loro, non sarebbe male, e dissiperebbe il dubbio che islamofobia e arabofobia possano agire con più efficacia dell’empatia generica verso l’infanzia”.