Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Pierluigi Battista
La disfatta morale dell’accordo con l’Iran
Fuori dai parametri del realismo politico e del realismo economico, che ciascuno giudicherà come crede, l’accordo nucleare con l’Iran sancisce tuttavia sul piano morale una prima molta assoluta nella storia dell’arma atomica: la prima molta di un Paese che disporrà entro un certo numero di anni della bomba, certo con ritmi rallentati per onorare gli impegni assunti, certo con qualche difficoltà per la produzione di uranio arricchito, ma alla fine, tra dieci, vent’anni, disporrà di un’arma nucleare esplicitamente, programmaticamente, deliberatamente finalizzata alla distruzione di un nemico, di un Paese, come dicono i falchi della teocrazia iraniana, che con la bomba sarà «cancellato dalla carta geografica», cioè Israele. La bomba atomica, se si eccettua la Seconda guerra mondiale in cui era prioritaria la corsa contro gli scienziati di Hitler e in cui comunque l’immagine di Hiroshima e Nagasaki sopravviverà per sempre come la pagina più oscura di quella vicenda, ha sempre avuto un carattere difensivo e dissuasivo. Nella guerra fredda, il possesso della bomba atomica sanciva il reciproco terrore dell’annientamento: non ti azzardare a usare la Bomba altrimenti perirai dopo che noi avremo sganciato le nostre. La bomba degli israeliani è eminentemente difensiva. Persino la Corea del Nord, che pure è controllata da un pugno di fanatici, concepisce la bomba atomica come arma estrema per rompere l’accerchiamento nemico. Nel caso dell’Iran no, lo scopo è eliminare lo Stato di Israele, annientare «l’entità sionista», espellere ogni presenza ebraica nella terra santa, sradicare gli ebrei che deturpano la sacralità dell’islam e che occupano una terra non loro in virtù di una colossale menzogna: la menzogna di Auschwitz. Per questo il Paese che avrà, sia pur in tempi molto più lunghi, la bomba atomica, ospita a Teheran un festival delle vignette negazioniste sull’Olocausto. Per questo Israele ha paura di questo accordo. Una paura primaria, perché con quella Bomba viene messa in discussione l’esistenza stessa dello Stato degli ebrei. Diranno che sono paranoici, gli ebrei di Israele, e le loro risposte «sproporzionate». Ma, come sostiene Klein Halevy, con l’accordo con l’Iran antisemita e antisionista si sono violati «i due tabù del dopoguerra: mai più Auschwitz e Hiroshima». Auschwitz attraverso l’arma usata a Hiroshima. Al di là dei parametri del realismo politico ed economico, la disfatta morale di un duplice tabù infranto non è certo un’esagerazione.