Fonte:
www.corriere.it
Autore:
Alessandro Fulloni
Marzabotto, calciatore fa saluto fascista dopo il gol-vittoria
La scena nel borgo dell’Appennino emiliano teatro della strage nazifascista dell’autunno 1944: derby di Seconda categoria contro il Futa 65. Proprio uno della squadra ospite, dopo un gol mostra maglia e braccio teso ai suoi tifosi. La squadra lo sospende, lui si scusa su Facebook
Dovrebbe essere una partita di calcio. Dovrebbe. Sta di fatto che a un certo momento uno fa gol e nell’esultanza corre verso gli spalti dove lo applaudono i tifosi, si toglie la casacca e sotto compare una shirt nera con un tricolore sul petto e l’aquila, il simbolo della Repubblica Sociale Italiana. Non basta: mentre, festante, si dirige a tutta birra verso la tribunetta, saluta con il braccio teso quelli che lo applaudono. Tutto sgradevole. Tutto sgradevole su un campo di calcio, in questo caso di Seconda categoria. Se poi lo stadio è quello del Marzabotto che domenica ha ospitato il match, cadono davvero le braccia. Il giocatore che si esibisce in questo avvilente repertorio nostalgico-agonistico è uno del Futa 65, squadra ospite. Siamo nel girone I, quello dell’Appennino bolognese. Zone dove — evidentemente non lo si ricorda mai abbastanza — la guerra è passata con ferocia. Qui attorno — non solo a Marzabotto, ma anche a Monzuno e Grizzana Morandi — tra il settembre e l’ottobre del 1944 nazisti e fascisti massacrarono e uccisero almeno 1676 persone. Bambini, anziani, adulti, donne, uomini. Torturati e seviziati in ogni modo. Fucilati, bruciati vivi, fatti esplodere con le granate. Memorie di cui il giocatore del Futa 65 che ha esultato non deve avere contezza. O se ne ha, semplicemente se ne infischia.
Il tabellino della gara
Il tabellino della gara segnala in effetti novanta minuti palpitanti: il Marzabotto 2000 — terzo in classifica con 17 punti seguito da quelli del Futa a 15 — va in vantaggio al 22’ del primo tempo su rigore. Ma al 90’ e al 92’ gli avversari ribaltano il risultato. Finisce 2-1 per la squadra ospite e a pensarci, in uno scenario sportivo normale, questa sarebbe la cronaca di una partita bella e pazzesca. Invece no: è altro. Proprio il secondo gol è quello sotto accusa, lo sigla certo Eugenio Maria Luppi, di circa 25 anni. Dopo la rete, la sua iniziale esultanza comprensibile si trasforma però in qualcosa di diverso — ciascuno trovi il termine che preferisce — che davvero non si comprende. Qui a Marzabotto soprattutto. Braccio teso e maglia Rsi vengono fotografati e ripresi in video dai tifosi di casa. E scoppia il caso.
Rabbia dell’Anpi
L’Anpi di Marzabotto sta pensando di procedere per vie legali. «Vorremmo chiedere all’atleta in questione se conosce la storia di Marzabotto, se ha mai visitato il nostro sacrario o anche Monte Sole. Se lo avesse fatto forse avrebbe evitato un simile atto che offende la memoria dei nostri caduti», scrive l’Anpi in un comunicato. A questo punto, «chiediamo alla società calcistica 65 Futa SSD Calcio e all’atleta in questione di venire a Marzabotto, al Sacrario dei caduti e chiedere pubblicamente scusa per quanto fatto ieri». Non «possiamo quindi archiviare episodi di questo tipo come semplici ragazzate proprio perché crediamo che il calcio (a tutti i livelli) debba essere portatore di valori quali il rispetto e l’amicizia, non certo quelli riconducibili a nefaste ideologie come quella fascista». Ci «auguriamo che anche la giustizia sportiva faccia il suo corso per dare il chiaro segnale che i campi di calcio non possono accettare simili atteggiamenti. Il caso in oggetto dimostra che vi è un generale clima favorevole all’emergere di tali fenomeni che vanno stroncati alla radice», conclude l’Anpi. Il sindaco Romano Franchi scuote la testa: «È un atto premeditato», «quel giocatore deve essere allontanato». Il vicesindaco Valentina Cuppi, che tra l’altro ha reso noto l’accaduto postando il video sul suo account Facebook parla di «un gesto di una gravità assoluta fatto in un luogo in cui ancora oggi ci sono testimoni dello sterminio di innocenti che qui hanno compiuto i nazifascisti. Dopo la figurina di Anna Frank avviene questo. Nessuna giustificazione che la descrive come “ragazzata” tiene. Anzi, far passare gesti come questo come “folklore” è ciò che inesorabilmente ci condurrà dritti agli anni venti e trenta». Poi sono intervenuti anche i senatori e deputati Pd emiliani che – Andrea De Maria e Francesca Puglisi — che parlano di «punizioni esemplari». Per il ministro dello Sport Lotti è un gesto che «va condannato, mai abbassare la guardia». L’ex premier Renzi osserva che Marzabotto è «un nome che non si può pronunciare senza che la voce si incrini». Per il governatore Bonaccini è un accaduto che «mette i brividi alla schiena e che ci rammenta, ancora una volta, che bisogna investire molto di piu’ sul recupero della memoria». E come l’Anpi anche lui suggerisce: quel calciatore «dovrebbe visitare il Sacrario».
Il Futa 65 sospende il giocatore
Ma il Futa 65? Sul suo account Facebook la squadra prende le distanze dal gesto in maniera netta. Anzi, più che netta. «In seguito ai gravi fatti accaduti ieri nella partita Marzabotto-Futa 65, in cui un nostro tesserato si è reso protagonista di gesti che vanno oltre le regole dello sport, la societa Futa 65 comunica che non era a conoscenza — il drastico comunicato — della maglia indossata dal ragazzo, e che nel caso un qualsiasi giocatore o dirigente l’avesse vista ovviamente avrebbe impedito categoricamente di indossarla. Ribadendo l’estraneità al fatto, la societa comunica inoltre che il calciatore in questione è gia stato sospeso dall’attività agonistica e verrà multato secondo il regolamento interno vigente. Ci scusiamo per l’accaduto con tutte le persone colpite nel profondo da questo gesto… e chiediamo scusa a tutti a nome nostro e del nostro tesserato».
Anche il giocatore si scusa
Dopo la società anche Luppi, il protagonista del gesto, ha chiesto scusa : «Sono qui ad esporre il mio più totale e sincero pentimento – scrive il giocatore sulla pagina Facebook della squadra – . Sono consapevole di aver recato offesa non solo alle associazioni partigiane e antifasciste ma a tutta la comunità di Marzabotto. Ho agito con leggerezza senza pensare alle conseguenze che questo mio gesto avrebbe scaturito tanto a livello personale quanto comunitario . Ho lasciato passare un terribile messaggio di cui , ribadisco, sono totalmente pentito e dispiaciuto. So che nessuna mia parola potrà cancellare ne il mio sconsiderato gesto né il dolore che esso ha causato. Ma era mio dovere morale scusarmi» .