27 Gennaio 2015

70 anni della liberazione di Auschwitz e antisemitismo nel mondo

Fonte:

La Stampa

Autore:

Maurizio Molinari

Ucraina, Putin e antisemitismo

Il mondo si divide ad Auschwitz

II presidente russo non invitato dai polacchi: Kiev è la legione straniera della Nato Da Israele l’allarme per l’ondata di attacchi razzisti in Europa: aumentati del 400%

Le celebrazioni per i 70 anni della liberazione di Auschwitz si svolgono oggi con una solenne cerimonia nell’ex lager nazista segnata dalle polemiche: in Europa per gli attriti sull’Ucraina, in Israele per il dilagare dell’antisemitismo islamico nel Vecchio Continente ed in Argentina per l’ipotesi di «cover up» governativo sul sanguinoso attentato anti-ebraico del 1994.

La lite fra europei

Fra i capi di Stati e di governo inviati alla cerimonia odierna, assieme a cento sopravvissuti, manca il russo Vladimir Putin, nonostante il fatto che proprio i soldati dell’Armata Rossa aprirono i cancelli del lager. Il governo polacco non ha voluto il leader del Cremlino in segno di protesta per «l’aggressione all’Ucraina» e Varsavia, con il ministro degli Esteri Grzegorz Schetyna, si è spinta fino a contestare la paternità della liberazione affermando che «furono le truppe ucraine a liberare il lager». E Kiev ha rincarato la dose: «La maggioranza dei soldati che aprirono i cancelli erano ucraini». La risposta del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, è stata fra Storia e politica: «Tutti sanno che a liberare Auschwitz fu l’Armata Rossa, composta da soldati di più etnie, sfruttare il lager a fini nazionalisti è molto cinico». Le polemiche divampano a livello di storici perché, da Varsavia e Gerusalemme, sono molti a rimproverare all’Urss di aver taciuto sulla liberazione di Auschwitz fino al termine del conflitto e di aver celato, per quasi mezzo secolo, che la maggior parte delle vittime erano ebrei. Se a ciò si aggiunge che la tv russa accusa Kiev di «neonazismo» è facile comprendere perché le lacerazioni inter-europee sono tali da incrinare la solidarietà collettiva del ricordo delle vittime.

Nuovo antisemitismo

In Israele la Giornata si svolge all’insegna della fuga degli ebrei dalla Francia che ripropone l’incubo su un Vecchio Continente incapace di immunizzarsi dall’antisemitismo. Un rapporto in proposito, pubblicato dal ministero per gli Affari della Diaspora e realizzato dal «Forum per il coordinamento contro l’antisemitismo», sottolinea come nel 2014 vi è stato «un aumento del 400 per cento di incidenti antiebraici» dovuto in gran parte a gruppi arabo-musulmani che in Europa hanno sfruttato il conflitto a Gaza per lanciare ogni sorta di attacchi ed aggressioni. In tale cornice «è la Francia la nazione dove oggi è più pericoloso essere ebrei» recita il rapporto, attestando un aumento del 100 per cento degli «attacchi razzisti»: da aggressioni con coltelli a bottiglie molotov, da stupri a danneggiamenti alle proprietà fino alla strage al minimarket kosher parigino. «È l’antisemitismo di matrice islamica a generare la maggior parte degli incidenti antisemiti – aggiunge il rapporto – che avvengono in Paesi occidentali dove vivono numerose comunità di musulmani».

Boicottaggio in Argentina

La comunità ebraica argentina ha deciso di boicottare le cerimonie della «Giornata della Memoria» in segno di protesta contro il governo di Cristina Kirchner per essersi affrettata a definire «un suicidio» la morte di Alberto Nisman, il procuratore che indagava sull’attentato antiebraico del 1994 che fece 85 vittime a Buenos Aires, ipotizzando un accordo segreto fra Argentina e Iran per coprire le responsabilità di agenti di Teheran in cambio di vantaggiose intese energetiche.

Il messaggio di Rivlin

Il presidente israeliano Ruben Rivlin parla oggi all’Onu tentando di guardare oltre tali polemiche e lacerazioni. Incontrando ieri a Brooklyn i leader della comunità afroamericana, Rivlin ha anticipato il proprio messaggio: «Bisogna fare nostre le parole di Martin Luther King: chi difende i diritti di alcuni si batte per la difesa dei diritti di tutti».