Fonte:
www.lastampa.it www.jpr.org.uk
Autore:
Jonathan Boyd
In Europa ondata di antisemitismo come non si vedeva da ottant’anni
Emerge dal rapporto dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA), condotto assieme all’Institute for Jewish Policy Research
In Europa c’è un’ondata di antisemitismo come non si vedeva da ottant’anni a questa parte. Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA), condotto assieme all’Institute for Jewish Policy Research, che uscirà oggi, 45% di 2700 giovani ebrei consultati in 12 paesi dell’Unione, tra cui l’Italia, di età 16-34 anni, sceglie di non indossare in pubblico simboli ebraici, a cominciare dalla kippah, a difesa della propria incolumità. L’81% ritiene che l’antisemitismo sia un problema; e il 41% sta considerando di emigrare. Rispetto a una precedente ricerca sempre della FRA, uscita a dicembre, che riguardava le fasce di età più alte (35-59 e 60+), i dati dicono che i giovani ebrei sono maggiormente molestati/minacciati rispetto ai loro correligionari più anziani (+12%) e, come per qualsiasi flusso migratorio, sono tendenzialmente i giovani quelli pronti a partire.
Quest’ondata di antisemitismo ha sostanzialmente tre origini, che tra loro creano massa critica: gruppi islamici radicalizzati presenti in Europa; ambienti dell’estrema sinistra, storicamente ostile per via della questione palestinese; e settori dell’estrema destra, quella per intenderci che ha Mein Kampf sul comodino e che pensa che l’Olocausto sia tutta un’invenzione. In parallelo all’antisemitismo, le ricerche della FRA dimostrano che sono in aumento anche islamofobia e afrofobia, in un crescendo d’intolleranze senza precedenti.
In questo contesto, quale futuro hanno gli ebrei in Europa? Il rapporto che esce oggi conferma una preoccupazione che dovremmo tutti condividere. La popolazione ebraica in Europa è in declino da tempo. Basti pensare che rappresentava il 90% del totale a metà dell’800, oggi meno del 10%. In più, gli ebrei europei sono sproporzionalmente anziani. L’interesse del rapporto sta proprio in questo: i giovani adulti oggetto della ricerca detengono le chiavi del futuro della vita ebraica nel continente, come pure della possibilità di mantenere in vita una forma unica di giudaismo che ha culturalmente contribuito alla costruzione dell’Europa. Rappresentano la generazione cresciuta dopo il Trattato di Maastricht, rievocativo di un passaggio importante dell’integrazione europea, e la loro decisione se rimanere in Europa e continuare a far parte del suo progetto, oppure al contrario di abbandonarla perché si sentono minacciati in quanto ebrei, la dice lunga sulla natura dell’Europa di oggi e della sua capacità di essere un luogo dove si può ancora vivere in libertà e diversità.
L’antisemitismo in Europa continua a essere una macchia che non si riesce a cancellare. I dati di questa ricerca devono farci riflettere, soprattutto la classe politica che si ostina a non vedere un problema “antisemitismo”, come pure di altre forme d’intolleranza.
FILIPPO DI ROBILANT –
VICE PRESIDENTE DEL CDA DELL’AGENZIA EUROPEA PER I DIRITTI FONDAMENTALI