Fonte:
ANSA
Roma.Con l’esplosione di Faceebook e dei social network, sono aumentati i siti razzisti e antisemiti online. L’allarme arriva dal consigliere sulla sicurezza informatica del Viminale, Domenico Vulpiani, sentito dalle commissioni Affari Costituzionali ed Esteri della Camera che stanno conducendo un’indagine conoscitiva sull’antisemitismo online.I dati forniti dal Viminale, secondo quanto si apprende, non lasciano infatti dubbi: nel 2009 i siti e i gruppi di discussione di natura razzista scoperti e monitorati dalla Polizia sono stati 1.200, rispetto agli 800 dell’anno precedente. Dunque un incremento del 40%, da non sottovalutare anche in considerazione delle difficoltà di intervenire per rimuovere i siti dalla rete. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di pagine in cui si trovano materiali di propaganda razzista e antisemita, mentre in alcuni casi gli investigatori hanno scoperto video e canzoni di chiaro stampo razzista.
Nel corso dell’audizione, sempre secondo quanto si apprende,Vulpiani avrebbe fornito anche un elenco delle indagini condotte dalla polizia postale, tra cui quella che ha consentito di individuare e denunciare il soggetto che mise in rete una lista di oltre 150 professori di origine ebraica. Ai commissari Vulpiani avrebbe anche spiegato la difficoltà per le forze di polizia di intervenire di fronte a casi come questi, sostanzialmente per due motivi. Il primo è che è molto difficile distinguere se le tesi espresse nella maggioranza di questi siti rientrino nella libertà di espressione delle opinioni o se si tratti di qualcosa in cui si possono riscontrare ipotesi di reato, e dunque intervenire. Il secondo, grande, problema per gli investigatori è che la totalità dei siti individuati sono appoggiati su server all’estero e dunque la legislazione italiana non può intervenire. Senza contare il fatto che una volta che si riescono a chiudere siti e gruppi di opinione, gli stessi rinascono spesso identici nei contenuti ma con nomi leggermente diversi e facilmente rintracciabili dai propri utenti.
Ai commissari il consigliere del Viminale avrebbe dunque sottolineato la necessità di adeguare la legge Mancino del 1993 alle nuove esigenze investigative e allo stesso tempo l’importanza di accelerare la collaborazione di polizia e giudiziaria con gli altri paesi e con le stesse società che gestiscono i social network, come di fatto già avviene tra la Polizia postale italiana e Facebook.