Fonte:
Anti-Defamation League - www.adl.org - L'Unione informa - Corriere della Sera
Autore:
Daniel Reichel – Paolo Salom
Sondaggio sull’antisemitismo – Il pregiudizio, una questione globale
“Gli ebrei hanno troppo potere nel mondo degli affari”. Probabilmente vero, probabilmente falso, non lo so. Tre opzioni fra cui scegliere, undici quesiti a cui rispondere, 53.100 intervistati in 96 lingue diverse. L’imponente RICERCA, commissionata dall’AntiDefamation League (Adl)– che sarà presentata oggi negli Stati Uniti – traccia un quadro inquietante della dimensione del fenomeno antisemita a livello globale: un quarto della popolazione mondiale, stando ai risultati del sondaggio, è d’accordo con un certo numero di affermazioni negative sugli ebrei, definendole “probabilmente vere”. Centouno i paesi coinvolti, tra cui anche i territori palestinesi, e diverse le sfumature di ciascuna realtà. Il dato globale parla invece di un 26% di intervistati che, su undici domande, hanno espresso almeno in sei il proprio pregiudizio nei confronti del mondo ebraico. “Si potrebbe pensare, almeno io avrei creduto, che 70 anni dopo la Shoah, con tutte le meraviglie della comunicazione, le grandi aperture… la percentuale sarebbe stata inferiore”, ha affermato Abraham Foxman, direttore nazionale dell’Adl, ente americano che si occupa di monitorare e combattere l’antisemitismo e le discriminazioni. “Forse non sono dati shoccanti ma fanno comunque riflettere”, ha sottolineato Foxman. A condurre il sondaggio la First International Resources e, secondo l’ AntiDefamation League, è la prima volta che viene fatta una ricerca di così ampio respiro sull’antisemitismo. Probabilmente non stupisce che i paesi in cui il pregiudizio, stando ai risultati del sondaggio, appare più diffuso, siano quelli mediorientali e del Nord Africa, ovvero quelli che hanno un rapporto più complicato con Israele. In questa area, le risposte di carattere antisemita raggiungono punte del 74%.
Altrettanto prevedibile, la situazione greca. Il successo dei neonazisti di Alba Dorata, che sulla retorica antisemita e contro altre minoranze del paese ha fondato la sua fortuna elettorale, e la crisi economica hanno influenzato profondamente il panorama greco. Qui il 69% degli intervistati ha indicato almeno sei risposte su undici da cui si evince un chiaro pregiudizio antiebraico. “La ricerca non porterà a un antidoto, a un vaccino, a un veloce soluzione – ha affermato Foxman – Non sappiamo neanche, e lo diciamo con grande umiltà, perché l’antisemitismo è così diffuso. Ma in primis è necessario riconoscere che c’è un problema, così che possa diventare una nostra priorità. E sono sicuro ci saranno governi che diranno che tutto ciò non è vero”.
ALLARME MONDIALE SULL’ANTISEMITISMO UNO SU QUATTRO ALIMENTA I PREGIUDIZI
Non si aggira solo per l’Europa ma per il mondo intero. Lo spettro dell’antisemitismo, a 70 anni dall’Olocausto, è un problema che, per dirla con le parole di Abraham Foxman, direttore dell’Anti Defamation League, «non sorprende ma certo fa riflettere». Secondo un sondaggio, condotto in 102 differenti Paesi proprio per conto dell’Adl, oltre un quarto della popolazione mondiale ha pregiudizi contro gli ebrei, nella maggioranza dei casi senza averne mai incontrato uno. I risultati, certo scioccanti ma non inattesi — se si considerano i segnali d’allarme lanciati da molte comunità ebraiche, dall’Ucraina alla Grecia, alla Francia — sono il prodotto di 53.100 interviste, condotte dalla società First International Resources in 96 lingue, secondo le quali il 26% del campione ritiene «probabilmente vere» almeno sei «opinioni» su undici riguardanti gli ebrei. Stereotipi antichi che proclamano come «gli ebrei sono più fedeli a Israele che alla loro Patria d’appartenenza» o come «gli ebrei hanno troppo potere nel mondo degli affari» e anche «gli ebrei parlano troppo dell’Olocausto». La ricerca dimostra che questi pregiudizi non sarebbero del tutto legati alle azioni di Israele in Medio Oriente (35% di «sì»), piuttosto a un’idea del popolo ebraico che percorre la Storia secondo regole tutte sue (e per ora di difficile individuazione, sempre secondo quanto sostiene Foxman in un’intervista al Wall Street Journal). Così, per esempio, gli stereotipi che sostengono: «la gente odia gli ebrei per come si comportano»; «gli ebrei ritengono di essere migliori degli altri»; «gli ebrei hanno troppo controllo del governo americano» e così via, restano nel discorso popolare come «verità fattuali». In Italia, Paese che a lungo si è ritenuto immune da questo virus, le cose non vanno molto meglio: secondo le stime dell’Adl, sarebbero dieci milioni, un cittadino su sei, coloro che nutrono una qualche forma di pregiudizio antiebraico. Certo poco in confronto ai Paesi arabi, dove le percentuali si impennano, raggiungendo in media i tre quarti della popolazione (e qui il contenzioso con Israele ha la sua parte). Una situazione comunque difficile, che rende faticoso immaginare un’azione efficace per attenuare, globalmente, una brace capace di trasformarsi in incendio in ogni momento di crisi.