11 Marzo 2025

Filologia dei graffiti per comprendere le nuove forme di antisemitismo

Fonte:

Rivista Il Mulino

Autore:

Sara Natale Sforni

Indovina: chi inneggia «ad Hamas» a Firenze? Una filologia dei graffiti per aiutarci a comprendere le nuove forme di antisemitismo nelle nostre città

La sera di lunedì 24 febbraio, qui a Firenze, spunta un nuovo graffito in via Pietrapiana (quasi all’angolo con via Verdi), vergato in spray rosso sul pannello truciolare che corre lungo il lato opposto alla Conad. Questa la trascrizione semidiplomatica: «GLORIA | AD | HAMAS! | GLORIA | AI | MARTIRI! | PALESTINA LIBERA!».

Che dire? Evviva la sincerità, tanto più apprezzabile in questo clima di “repressione” in cui accademici e studenti lottano strenuamente per difendere la libertà di dire che Israele è nazista senza essere tacciati di antisemitismo, sorvolando sull’imbarazzante coincidenza di vedute con Hamas («sionismo = nazismo» pare sia stato scritto, in ebraico, sul fondale del macabro teatrino che ha avuto per protagonista l’ostaggio-trofeo Keith Segal, lo scorso 1° febbraio). Finalmente qualcuno che rompe l’ormai ridicolo tabù e chiarisce chi sono i “martiri”. In questi tempi di “caccia alle streghe” avremmo potuto pensare alle solite glorie locali, e invece no: i “martiri” una volta tanto sono leoni veri, non da tastiera, veri giustizieri, non nostalgici di piazzale Loreto. Peraltro già l’esposizione indisturbata di bandiere di Hezbollah al corteo dello scorso 19 ottobre aveva confermato l’accezione islamista di quel termine, usato (in coppia con “feriti”) nel comunicato con cui le solite sigle palestino-fiorentine avevano indetto la manifestazione.

Un clima di “repressione” in cui accademici e studenti lottano strenuamente per difendere la libertà di dire che Israele è nazista senza essere tacciati di antisemitismo

Se una parola ormai di moda non aiuta molto a identificare gli anonimi che la usano, una vera e propria spia linguistica mi pare la “d” di “ad”: un writer arabofono, infatti, aspirando la “H” di “Hamas”, non avrebbe sentito l’esigenza di inserire quella consonante (eufonica solo se intervocalica). Le altre peculiarità del graffito riguardano, invece, l’aspetto grafico. I tratti più caratterizzanti mi sembrano, in ordine decrescente di (relativa) rarità: il punto esclamativo che termina con una “x” al posto del punto, la forma della “S”, la forma della “G” e il punto sulla “I”.

Un supplemento di indagine sui muri fiorentini permette di farsi un’idea più completa della produzione del nostro anonimo.

In via Laura, di fronte all’ingresso del plesso universitario, si trovano altri graffiti in spray rosso attribuibili alla nostra inconfondibile mano. Il primo ha una brachilogica perentorietà: «FUCK NATO! | FUCK UE!». Il secondo è perfino condivisibile: «STOP TURISMO DI MASSA! | BASTA MORTI SUL LAVORO!». Gli ultimi due riprovano con l’inglese: «ISRAEL TERRORIST!» e «YANKEE GO HOME! | UNA CITTÀ SENZA CITTADINI | CASE SENZA ABITANTI… | FIRENZE NON SI VENDE!». Tutti quei punti esclamativi sembrano l’ingenua conferma delle parole di Amos Oz, che definiva il fanatico «un punto esclamativo ambulante». Ecco un ottimo soprannome per il nostro writer : “Esclamativo”.

Sulla stessa parete, a pochi metri dai nostri graffiti, cinque manifesti pubblicizzano la «Prima Assemblea Nazionale Giovani del Partito dei Carc [Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo]», che si è svolta domenica 23 febbraio al Circolo Arci di Porta al Prato. Un recente esempio delle posizioni estreme dei Carc (anche) sul conflitto israelo-palestinese lo ha offerto la «Festa Nazionale della Riscossa Popolare» che si è svolta a Pontedera (Pisa) lo scorso agosto. Chi se la fosse persa può sempre guardare la registrazione integrale dell’intervista a Gabriele Rubini (“Chef Rubio”) e a tal Maisa dell’Udap (Unione democratica arabo-palestinese) condotta da Andrea De Marchis, dirigente nazionale dei Carc (quello che al minuto 21:38 chiama l’applauso più lungo con un ispirato «Viva il 7 ottobre! Viva la Resistenza del 7 ottobre!»). Come qualcuno ricorderà, a ridosso della bella iniziativa, sul sito del sedicente “(nuovo) Pci” (a cui si inneggia, tra l’altro, su un muro della vicina via Giusti) è apparsa la famosa lista di proscrizione degli «agenti sionisti in Italia» (tra cui figurano vari fiorentini). Il cerchio sembra ormai abbastanza stretto: il graffito in lode di Hamas potrebbe configurarsi come il primo risultato dell’assemblea del 23 febbraio. Eppure, nei pressi del Circolo Arci di Porta al Prato dove si è svolta non c’è traccia del nostro Esclamativo (un po’ strano per un simile grafomane). Nessuna traccia di lui (o lei, naturalmente) neanche in Oltrarno, nella zona di piazza Tasso, dove le scritte con contenuti simili a quelli di via Laura abbondano (la mano principale dell’edificio occupato di via del Leone è, per esempio, un’altra).

Che Esclamativo sia una sorta di genius loci del Quartiere 1, forse un universitario o comunque un giovane (“anglofono” per ragioni generazionali), sembra confermarlo un altro gruppo di suoi graffiti, sempre in spray rosso, sul muro esterno del plesso universitario di piazza Brunelleschi. Tralasciamo i soliti «FUCK U€!» e «FUCK | NATO!» e concentriamoci su quello che esorta a emulare Luigi Mangione, il giustiziere italo-americano diventato un mito per gli anarchici (e non solo) di mezzo mondo. Staccando i tre manifesti che lo coprono parzialmente e che ci offrono un prezioso terminus ante quem (perché pubblicizzano un “evento” previsto per il 21 febbraio), leggiamo: «YOU COULD BE THE | NEXT MANGIONE!». Esclamativo è stato, dunque, operativo vari giorni prima dell’assemblea dei Carc (non dovrebbe, quindi, essere un forestiero) e nel parteggiare per Mangione si dimostra più vicino agli anarchici che ai Carc, per cui «non sono i gesti individuali – benché eroici – a emancipare le masse popolari dalla classe dominante». A meno che la presa di posizione ufficiale dei Carc sul caso Mangione non sia stata dettata dalla necessità di frenare l’entusiasmo, in odore di eresia, dei propri militanti.

Compagni che sbagliano, dunque, o che traggono le prevedibili conclusioni della nazificazione di Israele?Se non è detto che Esclamativo sappia esattamente cosa scrive quando spruzza la sua rabbia (o forse solo la sua noia) sul muro, è invece probabile che sappia perfettamente a chi farlo leggere. Una seconda e più attenta expertise sul pannello truciolare di via Pietrapiana fa emergere altri suoi graffiti in spray rosso, quasi certamente coevi a quello da cui tutto è cominciato, ma per lo più nascosti dietro i veicoli parcheggiati. Oltre ai formulari «FUCK | U€!», «FUCK | NATO!» – quest’ultimo replicato a poca distanza e poi parzialmente coperto da un’altra mano – e «YANKEE GO HOME!», si trova il graffito gemello (per contenuto) di quello inneggiante a Hamas: «UCCIDI IL SIONISTA! | PALESTINA | LIBERA!». Esclamativo sa, insomma, dove conviene scrivere di Hamas e sionisti: a meno di 400 metri dalla sinagoga. Così come sa dove piazzare l’unico «FUCK ISRAEL!»: sempre lì vicino (Borgo Pinti), dove forse si aspetta il passaggio dei famosi sionisti, che altri non sono che gli ebrei che vanno e vengono dal tempio. Il repertorio delle esternazioni è, insomma, banale, ma la scelta piuttosto oculata.

Nella sua più o meno consapevole smania di “firmarsi” Esclamativo ricorda quella calligrafa che in una scuola comunale fiorentina ha vergato più di un cartello in Fasciofont (un’indagine inedita). Del resto, si sa che le convergenze tra fascisti rossi e neri sono molteplici, a partire appunto dalla foia identitaria che trasuda dalle loro scritte. Non tutti sanno, invece, che spesso li accomuna anche il tifo sfegatato per la Palestina. È delle scorse settimane la notizia della comparsa a Roma (in via Scarpellini, ai Parioli) di un graffito in spray nero, accompagnato da una svastica, che recitava: «+ DACHAU | – NETANYAHU | PALESTINA | LIBERA», che è un po’ come dire “i nemici dei miei nemici sono miei amici” (anche se musulmani). Solo l’ultimo episodio di una lunga storia di antisionismo di estrema destra che quanto meno non rigetta con sdegno le accuse di antisemitismo.

Compagni che sbagliano, dunque, o che traggono le prevedibili conclusioni della nazificazione di Israele? La risposta a chi dalla sedicente «FIRENZE | ANTIFASCISTA!» – sempre per citare il pannello truciolare di via Pietrapiana – si propone di ricavare voti facendo finta che l’antifascismo militante non sia quello che è.

Postilla. Alla luce del ritrovamento, lo scorso 6 marzo, di una testa di maiale (insieme a escrementi, scritte antisraeliane e volantini contro il “genocidio” con un occhio che ricorda quello della campagna All Eyes on Rafah) davanti al cantiere del Museo della Shoah che sorgerà a Villa Torlonia, a Roma, sembra ancora più significativa la testa – di maiale, a giudicare dal naso – disegnata appena sopra il succitato graffito «UCCIDI IL SIONISTA!» e ripetuta di lì a pochi metri, all’ingiù, secondo la nota iconografia rievocativa dei “fasci appesi” in piazzale Loreto. Ennesima specialità, questa delle teste di maiale, che accomuna Esclamativo &Co. ai colleghi neri (che di solito le riservano ai musulmani, ma che non disdegnano neanche gli ebrei, come ha mostrato un altro fatto di cronaca romano risalente al 2014).