Fonte:
Mosaico
Autore:
Nathan Greppi
Incontro in Statale contro il boicottaggio d’Israele, tra dibattiti e proteste
Entrando nel corridoio dal quale si sale verso i piani superiori, ci viene spiegato che lì l’anno scorso ci sono stati degli scontri tra i collettivi. Le pareti bianche sono state riverniciate da poco, dopo gli innumerevoli danni causati dagli atti di vandalismo avvenuti quando l’ateneo era occupato.
In generale, nonostante durante l’evento si sentissero fuori dall’aula le urla dei manifestanti che volevano impedirne lo svolgimento, si è tenuto in un clima di discussioni accese ma comunque rispettoso delle opinioni altrui l’incontro Vogliamo Studiare! Contro le occupazioni violente e l’odio per Israele, raccontiamo il nostro viaggio, organizzato dalle associazioni giovanili firmatarie del Manifesto Nazionale per il Diritto allo Studio e tenutosi martedì 4 febbraio presso la sede di Via Festa del Perdono dell’Università degli Studi di Milano.
La parola ai giovani
L’evento, dedicato alla memoria di Luca Palmegiani (giovane militante di Forza Italia morto a gennaio a soli 25 anni), è stato introdotto dallo studente della Statale Pietro Balzano, autore del Manifesto. Ricordando i numerosi episodi di vandalismo e intolleranza avvenuti dopo il 7 ottobre nelle università italiane, Balzano ha spiegato che “noi ci siamo riuniti perché abbiamo deciso che questa cosa non ci poteva andare bene. Non solo come studenti, ma come cittadini di una democrazia”. E siccome la questione israelo-palestinese è assai complessa, “la prima cosa che deve essere garantita è che ci sia dibattito alla pari tra tutti, e che nessuno provi a imporsi sugli altri con la violenza”.
Filippo Leon, coordinatore milanese del movimento studentesco Siamo Futuro, ha raccontato che recentemente hanno compiuto un viaggio proprio in Israele “per smentire tante bugie su Israele, una su tutte quella dell’apartheid”. Durante il loro viaggio, ha raccontato, hanno incontrato delle studentesse beduine che erano felici di poter studiare nelle università israeliane, mentre in diversi paesi musulmani non potrebbero farlo. Allo stesso viaggio ha partecipato anche David Fiorentini, ex-presidente dell’UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia) e collaboratore di Bet Magazine/Mosaico, il quale ha raccontato che negli ultimi mesi “il pretesto della lotta per la Palestina è stato sempre un modo per creare un clima ostile per gli studenti ebrei e israeliani”.
In generale, gli studenti contrari al boicottaggio d’Israele sono stati presi di mira dai propal: lo ha testimoniato Matteo Gallera, esponente presso la Statale del movimento Studenti per le Libertà, il quale ha raccontato che diversi loro rappresentanti hanno ricevuto minacce e intimidazioni.
Un dibattito rovente
Non sono mancati i momenti caldi durante il dibattito: i due moderatori, giornalisti e conduttori dei canali social The Journalai, hanno rivendicato la legittimità dell’utilizzo politico dell’occupazione, in questo caso delle università, e uno dei due ha chiesto provocatoriamente: “È grave l’occupazione dell’università, ma allora l’occupazione israeliana della Cisgiordania che cos’è?”.
La domanda, che ha sollevato un certo brusio da parte del pubblico, ha visto rispondere Balzano, il quale ha detto che “una questione così complessa e ricca di sfaccettature ha bisogno in primissimo luogo di uno spazio di dibattito”. Ironia della sorte, proprio in quel momento si sono sentiti fuori dall’aula i manifestanti propal che gridavano cori e slogan contro l’incontro, e che hanno portato la maggior parte dei giornalisti presenti a lasciare l’aula per andare dai manifestanti.
Un’altra domanda scomoda da parte di quelli di The Journalai riguarda le risoluzioni dell’ONU contro l’occupazione israeliana in Cisgiordania. A tal proposito, Fiorentini ha detto che “all’ONU, e lo vediamo soprattutto nell’Assemblea Generale, c’è un blocco di paesi che vota costantemente contro l’Occidente e contro Israele”, e che si tratta di “un’istituzione non più credibile”, come ha dimostrato già prima del 7 ottobre la negazione da parte dell’UNESCO del legame storico del popolo ebraico con i luoghi sacri a Gerusalemme.
Quando alla Cisgiordania, Fiorentini ha spiegato che “sono territori contesi, che a seguito degli Accordi di Oslo sono divisi in tre zone: c’è una zona C, sotto controllo giuridico e militare israeliano, B sotto il controllo amministrativo dell’ANP e militare israeliano, e la zona A invece è totalmente sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese”. Ha aggiunto che “mentre in Israele ogni anno vengono decine di lavoratori palestinesi attraverso i dovuti controlli di sicurezza, al contrario se un cittadino israeliano per sbaglio entra a Ramallah, succederebbe come quei due soldati che diversi anni fa (nel 2000, ndr) vi entrarono per sbaglio e vennero linciati dalla folla”.
Al termine dell’incontro, una parte dei relatori e del pubblico è rimasta perché i contestatori filopalestinesi in un primo momento hanno chiesto di intervenire anche loro. Tuttavia, siccome si era prossimi all’orario di chiusura, alla fine si è stabilito di farlo in un prossimo evento.
Le dichiarazioni sulle proteste
A causa della manifestazione contro l’incontro, non sono mancate le reazioni istituzionali. Le associazioni organizzatrici dell’evento hanno rilasciato un comunicato, in cui si legge che “l’incontro è stato turbato da una manifestazione di un gruppo di antagonisti, che hanno tentato di entrare nell’aula con bandiere e megafoni, intonando slogan come ‘fuori i sionisti dall’università’. Questo episodio sottolinea l’urgenza delle istanze contenute nel nostro Manifesto: le università devono essere ambienti sicuri e inclusivi, in cui ogni studente, indipendentemente dalla sua origine o identità, possa sentirsi accolto, valorizzato e libero di esprimersi. Gli atenei devono essere un luogo di confronto, crescita e rispetto reciproco, non uno spazio in cui prevale chi alza di più la voce”.
“Condanniamo con fermezza questi atti e ringraziamo le istituzioni accademiche e le autorità competenti per il loro tempestivo intervento. La libertà di espressione e il rispetto della diversità di opinioni sono valori fondamentali della democrazia e non possono essere minacciati da chi alimenta odio e divisione. Ribadiamo con determinazione il nostro impegno per un’università realmente libera, dove il dialogo sia sempre garantito e tutelato. Noi siamo disponibili al confronto, purché sia civile e democratico”.
Anche i singoli esponenti di altre realtà hanno preso posizione: Alessandro Litta Modignani, dell’associazione Ponte Atlantico, ha detto che “sembra che nelle università ci sia posto solo per la propaganda di Hamas, per le menzogne di Francesca Albanese, per le mascalzonate di Moni Ovadia e per le mistificazioni dell’ANPI che non hanno bisogno della Digos per parlare”. Idem per Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica: “La commissione comunale contro l’odio inizi dalla Statale. Se non c’è spazio per idee democratiche e liberali in università, la cultura intera è a rischio. Ringraziamo l’intervento della Digos che ha garantito la legalità contro la violenza intollerante dei Propal che – giova ricordare – alle elezioni dell’anno scorso in Statale non hanno eletto neppure un rappresentante”.