23 Dicembre 2024

Città del Vaticano, ennesima dimostrazione di ambiguità del Pontefice sul conflitto in corso tra Hamas e lo Stato di Israele

Fonte:

Libero

Autore:

Franco Carioti

Le amnesie di Francesco su Hamas e Israele

Anche ieri il Papa ha condannato Gerusalemme, senza menzionare i crimini dei terroristi a Gaza. E dire che si sperava nella mediazione del Vaticano…

Al centro di tutti i mali del mondo non ci sono le azioni dell’esercito israeliano a Gaza. Eppure è proprio questa l’impressione – si deve credere voluta, vista l’insistenza – che lasciano ogni volta le parole di Jorge Mario Bergoglio. Il quale da tempo dedica attenzione nulla o residuale ai crimini di Hamas: quelli commessi nei confronti della popolazione israeliana e quelli che continua a perpetrare sulla pelle degli stessi palestinesi, usati come scudi umani dall’organizzazione terroristica. Delle due parti in guerra a Gaza, una sola riceve la condanna del capo della Chiesa cattolica e solo una ha la sua simpatia. È parte, ormai, della liturgia quotidiana. Ieri è successo durante i saluti ai fedeli, al termine della recita dell’Angelus. A causa del raffreddore, il pontefice parlava in collegamento dalla cappella di Casa Santa Marta. Ha invitato a pregare perché il Natale porti la pace in Ucraina e in tutti i fronti di guerra, e si è soffermato sul conflitto tra Israele e Hamas. Conflitto che prosegue solo perché i terroristi palestinesi si rifiutano di rilasciare gli ostaggi che sono nelle loro mani dal 7 ottobre 2023: cento, anche se purtroppo è un numero teorico, dal momento che nessuno, nemmeno in Israele, si illude che siano ancora tutti in vita. «Con dolore penso a Gaza, a tanta crudeltà; ai bambini mitragliati, ai bombardamenti di scuole e ospedali… Quanta crudeltà!», ha esclamato il pontefice. Evocando una di quelle scene che si vedono nei film sulle barbarie naziste: soldati delle SS che puntano le mitragliatrici su bambini innocenti, falciandoli tutti. Più o meno questo, secondo il papa, starebbero facendo oggi i militari israeliani. Va da sé che sono accuse meditate. Bergoglio le formula sapendo l’effetto che avranno e conoscendo bene tutte le repliche e le smentite che esse hanno già ricevuto dal governo di Gerusalemme, che semplicemente sceglie di ignorare. Sabato, per attaccare Israele, aveva colto l’occasione dello scambio di auguri con la curia e i dipendenti vaticani. Parlando ai suoi collaboratori del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, aveva detto che «ieri», ossia venerdì, «non l’hanno lasciato entrare a Gaza», a visitare la parrocchia della Sacra Famiglia, «come avevano promesso; e sono stati bombardati dei bambini. Questo è crudeltà». Le parole su Pizzaballa erano state smentite dopo poco dall’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede: «La richiesta del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, di entrare a Gaza, è stata accolta, come già avvenuto in passato e secondo le sue preferenze». Alle accuse di «crudeltà» sui bambini palestinesi aveva replicato invece il ministero degli Esteri israeliano, in una nota vergata con durezza paragonabile a quella del vescovo di Roma: «La crudeltà è rappresentata dai terroristi che si nascondono dietro ai bambini mentre cercano di uccidere bambini israeliani; la crudeltà è il sequestro di 100 ostaggi per 442 giorni, compresi un neonato e dei bambini, da parte di terroristi che abusano di loro». Bergoglio è accusato di «ignorare tutto questo» volutamente, assieme al fatto «che le azioni di Israele hanno mirato a terroristi che hanno usato i bambini come scudi umani». Gli viene imputato di usare un «doppio standard», cioè di usare un metro morale per i palestinesi, terroristi inclusi, e un altro per Israele e la sua popolazione, nei confronti dei quasi manifesta «accanimento». Ieri, dopo l’ennesima sortita papale, bocche cucite all’ambasciata israeliana presso la Santa Sede, per non alzare ulteriormente il livello dello scontro. Anche se nessuno lo dice, le relazioni tra il Vaticano e Israele sono al punto più basso degli ultimi decenni. Da quando Bergoglio ha avvalorato la tesi del «genocidio» commesso da Israele è stato un continuo peggioramento. Lui ne è consapevole, ovviamente, ma non dà cenno che la cosa lo preoccupi. Il danno collaterale è la perdita di credibilità del Vaticano come possibile mediatore tra Hamas e Israele. Era più di un’ipotesi: forse ingenua, ma di migliori non se ne vedono. L’intervento diretto del papa o di un suo delegato – lo stesso cardinal Pizzaballa – era stato chiesto anche dalle famiglie degli ostaggi e da alcuni dei rapiti che erano stati liberati. Prendersela con una sola parte, cercare ogni giorno lo scontro con Israele, rende impossibile una simile opzione. Peccato per gli ostaggi e i loro familiari, che hanno una speranza in meno. E peccato per il Vaticano, che pare più interessato a condannare Israele.