10 Ottobre 2024

Università di Torino, graffiti pro pal

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Chiara Comai

L’aula occupata spacca i docenti di Unito E c’è chi accusa: “Telecamere spesa inutile”

«Ci riprendiamo i nostri spazi». Stride l’annuncio di martedì sera dell’Intifada studentesca, cioè l’insieme dei collettivi che nella scorsa primavera hanno occupato Palazzo Nuovo e il Politecnico per lottare per la Palestina. E parte della comunità accademica si allarma e riflette, ancora una volta, sulle strategie per evitare un nuovo blocco delle lezioni. Le 32 telecamere installate dentro e fuori l’ateneo non sono un deterrente per gli studenti. Se per qualche professore sono «una forma di controllo che si oppone alla volontà di dialogo tanto annunciata», altri sono rimasti delusi da un servizio che, per ora, non sembra portare i suoi frutti. Tanto che tra il personale gira voce che non siano nemmeno attive. In ogni caso, gli attacchi all’ateneo arrivano da tutte le parti. «Ancora non sappiamo quanto sia stato speso per gli interventi di ripristino dell’occupazione — protesta Luigi Silvano, docente di Lettere — Da settembre sono stati chiamati dei sorveglianti, eppure non so quali ordini abbiano ricevuto perché sono molto diversi da quelli del Politecnico. Se il risultato è che c’è gente che en Vorrei sapere qual è il costo degli interventi di ripristino dopo l’occupazione tra ed esce a tutte le ore, evidentemente non funzionano». Anche il docente di Storia Bruno Maida — che invece crede che «gli studenti abbiano bisogno di luoghi di confronto» — è perplesso: «Sistemino gli ascensori. Non sono quelle quattro scritte sul muro il vero problema». E poi, a Palazzo Nuovo le ristrutturazioni hanno tolto altri spazi. «Ogni anno spendiamo una quantità spaventosa di soldi per affittare luoghi esterni do- ve fare lezione, perché non abbiamo posto. Eppure, il nostro problema è installare telecamere e limitare i diritti degli studenti» continua Maida. Interviene anche Raffaele Caterina, docente di Giurisprudenza e candidato rettore: «Le telecamere non sono la soluzione. Dovremmo cercare un dialogo e non subire l’evolversi degli eventi». L’aula 17 sarebbe dovuta diventare una stanza di appoggio per le pause pranzo. Qui, sono gli studenti pro Palestina ad attaccare: «Fa ridere che l’ateneo si interessi di questo spazio solo ora, quando so- no anni che chiediamo una stanza dove mangiare» dice Barbara Mezzalama dell’Intifada. Adesso l’idea è di utilizzare quell’aula come «posto a disposizione della comunità studentesca, dove chiunque possa ritrovarsi, mangiare e studiare». La scelta non è casuale: «E stata molto vissuta durante l’occupazione — spiega Penelope Da Ros, anche lei tra le portavoci dell’Intifada — Vogliamo riproporre in picco- lo quello che è stato l’occupazione. Con dibattiti, cineforum, assemblee». Ed è anche una risposta al sequestro dell’aula occupata al Politecnico, disposto dalla Digos: «Ci chiudono uno spazio, noi ne apriamo un altro». Per il momento però i ragazzi del collettivo Intifada escludono il blocco delle lezioni. La strategia sembra essere cambiata. «Vogliamo essere più capillari, coinvolgendo gli studenti anche delle altre sedi, dal Campus Luigi Einaudi a quella di psicologia — aggiunge Da Ros — Non escludiamo l’occupazione in toto, ma stiamo riflettendo su quali carte giocare». Dall’ateneo non arriva nessuna comunicazione ufficiale. «La questione ci risulta rientrata. Palazzo Nuovo resta lì nonostante l’aula occupata» si limitano a dire. Interviene invece la vicepresidente regionale e assessora all’Istruzione Elena Chiorino: «Studiare, mai? Restituite le aule a chi vuole farlo sul serio».

Photo Credits: La Stampa edizione di Torino