Fonte:
La Stampa
Autore:
Luca Monticelli
Liste di proscrizione antisemite in rete
Lo sdegno della Comunità ebraica
ROMA Una lista di proscrizione simile a quelle preparate dai nazifascisti per identificare attivisti, intellettuali e soprattutto ebrei. Online ne spuntano continuamente, ma l’ultima, delirante e vergognosa, è apparsa sul sito del (nuovo) Partito comunista italiano, gruppuscolo vicino ai Carc, che addita «gli agenti sionisti operanti in Italia». Il nPci, filo Putin e anti Nato, contro l’Unione europea e gli Stati Uniti, richiama i militanti alla lotta «per sostenere la resistenza palestinese», ispirandosi alle minacce di Gabriele Rubini, alias chef Rubio. Nella lista compaiono industriali come John Elkann, politici (c’è la sindaca di Firenze Sara Funaro), i vertici delle comunità ebraiche e del rabbinato, società israeliane operanti in Italia, giornalisti come Molinari, Giannini, Sallusti, Belpietro, De Bortoli. Il linguaggio ricorda da una parte i comunicati delle Brigate rosse, dall’altra le invettive dell’Iran visto che ci si riferisce a Israele come (d’entità sionista», esattamente il gergo degli ayatollah che non riconoscono l’esistenza dello Stato ebraico. Il presidente del Senato Ignazio La Russa auspica «una ferma e unanime condanna» e ritiene ((molto grave che il nuovo Partito comunista abbia pubblicato sul sito nomi e cognomi di persone “colpevoli” di aver sostenuto Israele. Si tratta di un grave e inaccettabile attacco alle libertà di pensiero e una preoccupante minaccia alla sicurezza delle persone coinvolte». Per Paolo Emilio Russo, deputato di Forza Italia, è «l’ennesima dimostrazione che l’antisemitismo sopravvive e si alimenta dell’estremismo di ogni colore». Fratelli d’Italia si stringe attorno alla senatrice Ester Mieli, già vittima di odio antiebraico da parte del movimento giovanile del suo stesso partito, mentre Giovanni Donzelli chiama in causa Schlein, Conte e Fratoianni: «Prendano le distanze esplicite dai rigurgiti di comunismo e antisemitismo». Messaggi di condanna arrivano da tutti i partiti. Il M5s parla di «deriva antisemita», il Pd annuncia un’interrogazione alla Camera, al Senato e al Parlamento europeo per chiedere «tutela per le persone coinvolte e per avere certezza che il Viminale stia agendo per perseguire i responsabili di quella lista». La Federazione nazionale della stampa rigetta «ogni tentativo di aizzare l’opinione pubblica contro chi fa informazione. I giornalisti non sono nemici da colpire: si limitano a riportare le notizie». La Comunità ebraica di Roma commenta: «Mancava soltanto lo strumento della lista e della gogna pubblica con nomi e cognomi, per completare il repertorio sconfortante di un antisemitismo che sempre più alza la voce e il livello delle sue minacce. Additare gli obiettivi di un odio razzista, viscerale, mai sconfitto, è di per sè una forma di violenza e istigazione alla violenza, in gioco sono i valori stessi sui quali è fondata la nostra democrazia». L’Ucei non ha commentato anche perché ritiene ormai concluso il tempo delle denunce a voce, e sta valutando azioni più appropriate da prendere. La via giudiziaria è un’ipotesi concreta, che peraltro l’Unione delle comunità ebraiche ha intrapreso nei confronti di chef Rubio. Meno di un mese fa il Tribunale Civile di Roma ha disposto in via cautelare la rimozione e il divieto di pubblicazione di messaggi postati sui social da chef Rubio perché – si legge nell’ordinanza – «le sue dichiarazioni diffondono il pregiudizio antisemita e incitano all’odio, tanto da costituire un pericolo per la sicurezza dei singoli». Le comunità ebraiche invitano, in rete come nelle Università o alle manifestazioni, a restare vigili e riaffermare i principi di civile convivenza e di rispetto della dignità.