10 Luglio 2024

Intervista di Liliana Segre al Frankfurter Allgemeine Zeitung

Liliana Segre: “Provo un’angoscia infinita per questo nuovo odio antisemita”
La senatrice a vita al Frankfurter Allgemeine Zeitung: “Meloni ha capito di aver sbagliato su Fanpage”. L’amarezza per il presente: “La gente non si vergogna più di nascondere l’antisemitismo che negli ultimi decenni è sempre stato latente”

“Vengo spesso accusata di vittimismo, sono una delle pochissime testimoni ancora in vita dello sterminio di migliaia di persone tra cui suo padre, i nonni e i cugini per la colpa di essere nati. E allora dopo così tanti anni, stiamo ancora parlando di antisemitismi, di chi è più o meno antisemita o antisionista? Devo dire la verità.. quello che mi resta, nel più profondo di me stessa, è un’angoscia che non si ferma mai“. Con queste parole Liliana Segre si è espressa, al termine della relazione del Coordinatore nazionale per l’antisemitismo, Pasquale Angelosanto, sui recenti casi di violenza davanti alla commissione presieduta dalla senatrice a vita.

Nella stessa giornata è stata pubblicata anche una sua intervista, rilasciata al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, dove è tornata sull’inchiesta di Fanpage sui giovani di Fd, che ha portato alla luce estremismi e forme di antisemitismo nelle file del movimento giovanile di FdI. “Io sono molto contenta che la nostra presidente del Consiglio si sia decisa finalmente ad intervenire – ha detto Segre – Penso che lei come persona, anche molto intelligente, abbia riconosciuto che la sua prima reazione fosse completamente sbagliata”.

Al giornalista che ha ricordato come la premier avesse inizialmente attaccato l’inchiesta, piuttosto che “il marcio” emerso,  Segre afferma: “E poi, a quanto pare, si è resa conto che, indignandosi per l’inchiesta giornalistica in sé e non per il marcio scoperto, aveva dato l’impressione di preferire tenere segreto tutto questo e non toccarlo“.

Se sia rimasta sorpresa dall’antisemitismo emerso dall’inchiesta di Fanpage sull’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, Segre ha risposto al cronista: “Mi ha abbattuto ma non meravigliato. L’antisemitismo negli ultimi decenni è stato sempre latente. La gente si è solo vergognata di mostrarlo. Oggi non si vergognano più. E rattrista sapere che nel caso della Gioventù nazionale si tratti di giovani”.

Infine, a proposito delle contraddizioni che emergono dal partito di Giorgia Meloni, e della stessa leader che ha “toni più moderati” a livello internazionale e poi accenti “più radicali” all’interno del Paese o quando si reca da Vox in Spagna, Liliana Segre risponde al cronista del Faz: “In effetti, alcuni aspetti dell’ambiguità che lei cita saltano agli occhi, soprattutto se si considera lo sviluppo storico. A un certo punto, la destra italiana sotto la guida di Gianfranco Fini ha raggiunto un risultato quasi inimmaginabile e ha condannato il fascismo in modo così netto che le frange più nostalgiche hanno abbandonato il partito. Ma poi Fini è caduto in disgrazia, dando l’impressione di un ritorno al passato”

“Non era nulla di ufficiale – prosegue- ma il messaggio si è diffuso dai vertici del partito fino alla base: dobbiamo presentare un’immagine moderna e rassicurante, ma non rinnegheremo nulla di ciò che siamo stati. La ricerca di Fanpage ha dimostrato quali siano gli effetti  della mancata rottura di questa continuità. Al partito è stato chiesto più volte di dichiarare il proprio impegno nell’antifascismo e di rimuovere il tricolore del Msi dal proprio stemma“.

L’amarezza nelle parole della senatrice a vita dello scorso 29 giugno: “Alla mia età dovrò essere cacciata dal mio paese come sono già stata cacciata una volta?”

Con queste parole Liliana Segre si era espressa a fine giugno nel programma In Onda, su La7, dopo la pubblicazione dei video legati all’Inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale.

La senatrice si era detta convinta che “queste derive che sono venute fuori in questa ultima settimana (di giugno ndr) in modo eclatante ci sono sempre state. Nascoste, non esibite, ma ci sono sempre state”. La differenza, rispetto al passato, spiega, è che “con questo governo si approfitta di questo potere grande della destra, che del resto è stata votata ed è andata al governo, non è che sia rivoluzionaria, e non ci si vergogna più di nulla”.

“Io ho seguito nelle varie trasmissioni questa seduta, chiamiamola così, inneggiante anche a ’Sieg Heil’ – aveva detto ancora Segre – quindi anche con questo motto nazista che purtroppo io ricordo in modo diretto e non per sentito dire. Ora alla mia età dovrò rivedere di nuovo questo? Dovrò essere cacciata dal mio Paese da cui sono stata già cacciata una volta?”.

Alla giornalista, dopo averle chiesto se la sua fosse stata una domanda provocatoria, la senatrice aveva replicato: “È una domanda che ha una risposta”.

“Vengo spesso accusata di vittimismo, sono una delle pochissime testimoni ancora in vita dello sterminio di migliaia di persone tra cui suo padre, i nonni e i cugini per la colpa di essere nati. E allora dopo così tanti anni, stiamo ancora parlando di antisemitismi, di chi è più o meno antisemita o antisionista? Devo dire la verità.. quello che mi resta, nel più profondo di me stessa, è un’angoscia che non si ferma mai“. Con queste parole Liliana Segre si è espressa, al termine della relazione del Coordinatore nazionale per l’antisemitismo, Pasquale Angelosanto, sui recenti casi di violenza davanti alla commissione presieduta dalla senatrice a vita.

Nella stessa giornata è stata pubblicata anche una sua intervista, rilasciata al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, dove è tornata sull’inchiesta di Fanpage sui giovani di Fd, che ha portato alla luce estremismi e forme di antisemitismo nelle file del movimento giovanile di FdI. “Io sono molto contenta che la nostra presidente del Consiglio si sia decisa finalmente ad intervenire – ha detto Segre – Penso che lei come persona, anche molto intelligente, abbia riconosciuto che la sua prima reazione fosse completamente sbagliata”.

Al giornalista che ha ricordato come la premier avesse inizialmente attaccato l’inchiesta, piuttosto che “il marcio” emerso,  Segre afferma: “E poi, a quanto pare, si è resa conto che, indignandosi per l’inchiesta giornalistica in sé e non per il marcio scoperto, aveva dato l’impressione di preferire tenere segreto tutto questo e non toccarlo“.

Se sia rimasta sorpresa dall’antisemitismo emerso dall’inchiesta di Fanpage sull’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, Segre ha risposto al cronista: “Mi ha abbattuto ma non meravigliato. L’antisemitismo negli ultimi decenni è stato sempre latente. La gente si è solo vergognata di mostrarlo. Oggi non si vergognano più. E rattrista sapere che nel caso della Gioventù nazionale si tratti di giovani”.

Infine, a proposito delle contraddizioni che emergono dal partito di Giorgia Meloni, e della stessa leader che ha “toni più moderati” a livello internazionale e poi accenti “più radicali” all’interno del Paese o quando si reca da Vox in Spagna, Liliana Segre risponde al cronista del Faz: “In effetti, alcuni aspetti dell’ambiguità che lei cita saltano agli occhi, soprattutto se si considera lo sviluppo storico. A un certo punto, la destra italiana sotto la guida di Gianfranco Fini ha raggiunto un risultato quasi inimmaginabile e ha condannato il fascismo in modo così netto che le frange più nostalgiche hanno abbandonato il partito. Ma poi Fini è caduto in disgrazia, dando l’impressione di un ritorno al passato”

“Non era nulla di ufficiale – prosegue- ma il messaggio si è diffuso dai vertici del partito fino alla base: dobbiamo presentare un’immagine moderna e rassicurante, ma non rinnegheremo nulla di ciò che siamo stati. La ricerca di Fanpage ha dimostrato quali siano gli effetti  della mancata rottura di questa continuità. Al partito è stato chiesto più volte di dichiarare il proprio impegno nell’antifascismo e di rimuovere il tricolore del Msi dal proprio stemma“.

L’amarezza nelle parole della senatrice a vita dello scorso 29 giugno: “Alla mia età dovrò essere cacciata dal mio paese come sono già stata cacciata una volta?”

Con queste parole Liliana Segre si era espressa a fine giugno nel programma In Onda, su La7, dopo la pubblicazione dei video legati all’Inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale.

La senatrice si era detta convinta che “queste derive che sono venute fuori in questa ultima settimana (di giugno ndr) in modo eclatante ci sono sempre state. Nascoste, non esibite, ma ci sono sempre state”. La differenza, rispetto al passato, spiega, è che “con questo governo si approfitta di questo potere grande della destra, che del resto è stata votata ed è andata al governo, non è che sia rivoluzionaria, e non ci si vergogna più di nulla”.

“Io ho seguito nelle varie trasmissioni questa seduta, chiamiamola così, inneggiante anche a ’Sieg Heil’ – aveva detto ancora Segre – quindi anche con questo motto nazista che purtroppo io ricordo in modo diretto e non per sentito dire. Ora alla mia età dovrò rivedere di nuovo questo? Dovrò essere cacciata dal mio Paese da cui sono stata già cacciata una volta?”.

Alla giornalista, dopo averle chiesto se la sua fosse stata una domanda provocatoria, la senatrice aveva replicato: “È una domanda che ha una risposta”.

L’inchiesta di Fanpage: insulti antisemiti, razzisti, saluti romani ed esaltazione del nazismo da parte di militanti di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia.

Militanti che negli anni hanno collaborato, o collaborano ancora, con i massimi dirigenti del partito di Giorgia Meloni. C’era tutto questo al centro dell’articolata inchiesta di Fanpage “Gioventù meloniana”: contenuti scioccanti, immagini e audio rubati che si sono concentrati in particolare su elementi di spicco del movimento giovanile, alcuni anche negli staff di esponenti di partito e di governo. C’è chi aveva parlato di “ebrei che campano di rendita sull’Olocausto”, militanti che hanno inneggiato a “zio Benito”, battute al veleno contro Ilaria Salis. Frasi che stridono con l’accoglienza calorosa che Gioventù nazionale aveva da poco riservato alla senatrice Ester Mieli, a sua volta bersaglio di parole antisemite, testimoniate nell’inchiesta.

Tra gli effetti più dirompenti del lavoro giornalistico di Fanpage, le dimissioni di Flaminia Pace, responsabile del circolo “Pinciano” di GN e membro della Commissione affari europei e cooperazione del Consiglio nazionale.

Photo Credits: ANSA