10 Luglio 2024

Riflessioni sull’antisemitismo in Italia post 7 ottobre

Fonte:

La Stampa

Autore:

Niccolò Zancan

“Cresciuto l’odio per gli ebrei

E’ passato dalla Rete alla realtà”

Il ricercatore dell’Osservatorio sull’antisemitismo: “I casi aumentati del 400% Sbagliato parlare di genocidio a Gaza. Si ignorano le persone fatte a pezzi il 7 ottobre”

L’aggettivo che descrive l’aumento dei casi di antisemitismo in Italia è questo: «Esponenziale». Può spiegarlo meglio?

«Più 400% di casi nell’anno 2024. Qualcosa che non si vedeva dalla fine della Seconda guerra mondiale».

Chi sono gli antisemiti italiani?

«Etichettarli è piuttosto difficile. Noi analizziamo i discorsi e le narrative che vengono utilizzate on-line e off-line. Per quanto riguarda la matrice ideologica facciamo riferimento alla definizione dell’Alleanza internazionale perla memoria dell’Olocausto. Sono cinque tipologie».

Quali sono?

«La matrice religiosa, cristiana e islamica. Le teorie cospirative. Il neofascismo, il neonazismo e la destra radicale. Poi c’è un antisemitismo che non ha una precisa etichetta ideologica. Infine c’è l’antisemitismo legato a Israele. Ma oggi capire chi sia l’autore di una frase è piuttosto difficile. Spesso le categorie si mischiano. In passato era più semplice: c’erano i partiti».

Oggi qual e la matrice più rilevante?

«Di noma l’antisemitismo italiano è quello legato alla destra radicale. Ma dopo il 7 Ottobre predomina l’antisemitismo legato a Israele».

Stefano Gatti, ricercatore, per mestiere presidia questa frontiera terribile. E lui che conteggia i casi e aggiorna l’archivio dell’Osservatorio sull’antisemitismo in Italia. Ogni anno stende un rapporto sullo stato delle cose. Ma quello che sta succedendo nel 2024 esula da ogni statistica precedente.

Sul web cosa si trova?

«Di tutto. È un mondo post politico, dove il black humor della rete si mischia al resto. Si può trovare una frase che mette insieme “baffetto” – cioè Hitler – la bandiera della Palestina e il 25 Aprile. La confusione regna sovrana. Il web ha il ruolo principale. Sono in aumento gli influencer antisemiti. Vengono dette cose che prima erano impensabili. C’è un clima che rende quasi accettabile il passaggio dell’antisemitismo dalla Rete alla realtà».

Può elencare episodi di antisemitismo nel mondo reale?

«Fatti recenti: una rapina a Roma con una svastica sulla porta. Dell’acido lanciato contro l’abitazione di un rabbino, sempre a Roma. A Milano hanno staccato dei simboli ebraici dallo studio di un avvocato e, al loro posto, hanno messo un coltello. A Genova un rabbino è stato aggredito verbalmente e minacciato con un cacciavite. Spesso le vittime sono persone riconoscibili per motivi religiosi».

Una volta facevate una distinzione più stringente dei casi: estrema destra, estrema sinistra, estremismo islamico. Perché l’avete cambiata?

«Non vogliamo che un fenomeno complesso venga strumentalizzato. Non vogliamo essere tirati per la giacchetta da nessuno, ma era proprio quello che succedeva».

Sono tempi di semplificazioni estreme. Tempi in cui è diventato molto difficile esprimere un’opinione che tenga insieme lo sdegno e la condanna per il 7 ottobre e lo sgomento per quanto sta succedendo lella Striscia. Per questo motivo le domando: chiedere la pace è indice di antisemitismo?

«No, direi di no»

Usare la parola genocidio per definire quanto sta succedendo?

«Usare quella parola è un problema, sì, perché la definizione di genocidio non rientra in questa dimensione. Perché non è un genocidio».

Invocare una risposta proporzionale?

«No. Assolutamente. In un istituto di ricerca non vieni etichettato come antisemita se invochi la proporzionalità di una risposta militare. Ma a me fa ridere questa parola applicata alla guerra. Perché la guerra è guerra».

Qual è il discrimine fra contestare duramente la politica di Netanyahu e finire dalla parte sbagliata della Storia?

«Un conto è la critica politica, un altro conto è la demonizzazione. Anche in Israele la polemica è aspra. Ma se io mostro Netanyahu con un coltello da macellaio che sventra i bambini o che raccoglie il testimone da Hitler non sto facendo critica politica».

Quanto siete preoccupati?

«Molto. È minacciata la libertà personale ;di riunione e di movimento. E in discussione se dei cittadini debbano avere timore di circolare con la kippà oppure se siano costretti a evitare di organizzare eventi pubblici. È minacciata, insomma, la democrazia».

È vero che alcuni studenti ebrei hanno avuto problemi a frequentare l’università?

«Diversi studenti ebrei hanno vissuto un clima di ansia molto grave. Ci sono diritti costituzionali che devono essere garantiti».

Anche manifestare è un diritto costituzionale.

«Certo. Ma se il clima ti impedisce di andare a scuola, c’è qualcosa che non va. Ripeto: ci sono studenti ebrei e israeliani che in questo periodo hanno visto l’aula con il binocolo».

Lei non crede che possa esserci un rapporto diretto fra l’aumento dei casi di antisemitismo nelle università e la reazione «sproporzionata», secondo molti studenti e non solo secondo molti studenti, dell’esercito israeliano a Gaza?

«Io colgo una visione un po’ orbata da parte di molti studenti. C’è un dopo, cioè la reazione dell’esercito israeliano, ma c’è un prima che viene un po’ messo da parte, come se non fosse accaduto. Mi sembra che non ci si renda conto di quello che è successo precedentemente, e cioè un attacco con 1200 persone fatte a pezzi».

Quanto conta la politica italiana in questa crescita esponenziale dei casi di antisemitismo?

«Abbiamo una sezione specifica nel nostro osservatorio. Troviamo espressioni di odio antiebraico in tutto l’arco degli schieramenti politici»

Il caso del viceministro di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, travestito da Ss è registrato nel vostro osservatorio?

«Sì, è registrato. Come forma di distorsione e banalizzazione della Shoah e del nazifascismo».

Photo credits: La Stampa