20 Giugno 2024

Francia, il presidente Macron dopo lo stupro antisemita chiede che in tutte le scuole si tenga un «momento di riflessione» sulla lotta contro l’antisemitismo e il razzismo

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Stefano Montefiori

Macron contro la sinistra E lo stupro antisemita diventa un caso politico

Il presidente contesta l’idea di facilitare il cambio di sesso sui documenti. Lite sul significato dell’odio anti ebraico

Il presidente Emmanuel Macron chiede che nei prossimi giorni in tutte le scuole si tenga un «momento di riflessione» sulla lotta contro l’antisemitismo e il razzismo. Il terribile fatto di cronaca di Courbevoie, alle porte di Parigi, dove sabato scorso una dodicenne è stata picchiata e violentata da tre coetanei perché ebrea, entra con forza nella campagna elettorale. Ma la questione dell’antisemitismo è centrale almeno dal 7 ottobre. La scelta della France insoumise di Jean-Luc Mélenchon di condannare i massacri di Hamas senza definirli atti terroristici, la simpatia di molti esponenti dell’estrema sinistra francese per la «resistenza di Hamas» e la confusione tra governo Netanyahu, popolo israeliano e cittadini ebrei francesi hanno prodotto prima e dopo le europee polemiche e profonde spaccature a sinistra. Il moderato Raphaël Glucksmann, che ha subito a sua volta insulti antisemiti e svastiche dipinte sui manifesti elettorali, si è proclamato «garante della lotta all’antisemitismo» all’interno di un Nouveau front populaire (Nfp) che comprende anche il suo nemico politico Mélenchon, deciso a minimizzare il problema definendolo solo qualche settimana fa «residuale». «Residuale»: una parola detta con noncuranza che oggi, dopo le sevizie subite dalla ragazzina mentre le urlavano addosso «sporca ebrea», e dopo l’aumento del 300% degli atti di antisemitismo nel primo trimestre 2024, insegue Mélenchon. Anche per questo il leader della France insoumise ieri ha reagito con parole accorate, chiamando in causa prima «il condizionamento dei comportamenti maschili criminali sin dalla più giovane età», e solo dopo il «razzismo antisemita». Un approçcio che non è sfuggito a Eric Zemmour, esponente dell’estrema destra: «Mélenchon cerca di far credere che la colpa sia della società francese tutta intera e del sessismo occidentale, più che dell’antisemitismo, che per lui è impersonale, anonimo, piovuto dal cielo». Zemmour cavalca l’indignazione di queste ore, il desiderio diffuso di «sapere chi è stato» a Courbevoie per spingersi oltre, come se conoscesse già l’identità dei colpevoli, secondo lui ovviamente islamici: «Mélenchon scagiona la sharia e giustifica la jihad, perché rappresentano l’identità del suo elettorato. Noi diremo tutta l’indispensabile verità in questa campagna». L’estrema sinistra su questo è in difficoltà, tanto che nei giorni scorsi l’88enne avvocato ebreo Serge Klarsfeld, una vita dedicata alla caccia ai nazisti, ha detto di preferire il Rassemblement national in caso di ballottaggio con la France insoumise. Ma il Rn, il partito pur sempre cofondato nel 1972 dall’ex Waffen-SS Pierre Bousquet, è a sua volta meno «normalizzato» di quanto Marine Le Pen e Jordan Bardella vorrebbero fare credere, se ieri ha dovuto ritirare il sostegno al suo candidato Joseph Martin, di cui è riemerso un vecchio tweet antisemita. In questo clima, il presidente Macron fa campagna definendo «grottesca» la proposta della sinistra di rendere burocraticamente più facile il cambio di sesso, guadagnandosi così le accuse di essere transfobo, e bolla poi la stessa sinistra di «immigrazionista», venendo così paragonato ai lepenisti. Si vota il 30 giugno e il 7 luglio, ed è la campagna elettorale più breve e verbalmente violenta della recente storia francese.