9 Giugno 2024

Spagna, antisemitismo post 7 ottobre, riflessioni del rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello

SPAGNA – Rav P.P. Punturello «È venuto il momento di farsi sentire»

A fine maggio il governo spagnolo, insieme a quelli di Norvegia e Irlanda, ha formalmente riconosciuto lo Stato palestinese. Una mossa «storica» per avvicinare la pace in Medio Oriente, ha sostenuto il capo del governo di Madrid Pedro Sanchez. Un «premio» per i terroristi di Hamas, ha replicato Israele contestando l’iniziativa unilaterale dei tre paesi. «Per anni gli ebrei spagnoli si sono cullati nella speranza che l’agio economico della società in cui vivono avrebbe garantito loro una relativa sicurezza. Oggi questa illusoria certezza è crollata e per la prima volta si trovano nella condizione di dover fare qualcosa per tutelare loro stessi e i loro valori», spiega il rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello, direttore degli studi ebraici del Centro Ibn Gabirol – Colegio Estrella Toledano di Madrid. «Non è semplice, perché in Spagna non c’è l’abitudine di ‘scendere in piazza’, di alzare la voce con la politica. Ci si illude che tutto un giorno passerà da sé, ma non è così. Serve un cambio di mentalità. È quello che cerco di trasmettere il più possibile ai miei studenti». Già rabbino della sua Napoli, Punturello vive a Madrid dal 2018. «Un altro mondo, un’altra mentalità. Lo spagnolo medio fa fatica a comprendere il valore dello scendere in piazza. L’ebreo spagnolo ancora di più, perché già costretto a ‘nascondersi’ sotto la dittatura di Franco in quanto cittadino non cattolico. È un problema culturale di cui si avverte oggi tutta la vastità. Perché senz’altro l’antisemitismo e l’antisionismo mi preoccupano, ma questa mentalità mi inquieta ancora di più». Non è forse un caso che il comparto educativo dell’istituto «sia in mano quasi esclusivamente a persone non spagnole, ma piuttosto a israeliani, argentini, educatori originari del Marocco francese: lo sforzo è di dare ai ragazzi una coscienza ebraica del proprio valore, dell’essere presenti nello spazio pubblico; c’è una cultura del dibattito da insegnare loro dalle fondamenta, affinché possa lasciare un segno». Un discorso che vale sempre, in ogni contesto, «ma ancora di più oggi», afferma rav Punturello. In un momento cioè in cui il risentimento verso Israele e l’ebraismo si fa sempre più forte, «sdoganato anche da iniziative come quella del governo Sanchez, anche se per fortuna abbiamo anche buoni amici in politica: ad esempio la governatrice della regione di Madrid, che poche settimane fa ha assegnato alla comunità ebraica un premio per la resilienza e il contributo culturale». E tuttavia il clima è sempre più teso: il rav ne sa qualcosa in prima persona. «All’incirca un mese fa a mia figlia hanno sputato in faccia mentre stava entrando all’università; è stato uno degli studenti propal accampati all’esterno dell’ateneo, in una delle tante ‘acampade’ di cui si sente parlare in questo periodo, insofferente alla vista della stella di Davide e della spilla gialla per gli ostaggi da lei indossate». Un contesto intimidatorio non solo in ambito universitario «davanti al quale non penso sia giusto tenere un profilo basso come alcuni suggeriscono; occorre al contrario reagire e farsi sentire, anche a livello politico».