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Decoding Antisemitism
“Decoding Antisemitism” è un importante progetto di ricerca interdisciplinare e transnazionale che esamina l’antisemitismo online, concentrandosi sul mainstream politico di società europee selezionate di Regno Unito, Francia e Germania.
Il discorso antisemita su Internet offre spunti di riflessione sul presente e sul futuro di un’ideologia dell’odio che, grazie alla sua adattabilità, permea tutti gli ambienti sociali e sta attualmente vivendo un nuovo apice, non da ultimo a causa del carattere specifico della comunicazione sul web. Il progetto pilota è curato e realizzato dai ricercatori del Centro per la ricerca sull’antisemitismo (ZfA, TU Berlin) in collaborazione con HTW Berlin, University of Michigan-School of Information, Cardiff’s HateLab e King’s College London e finanziato da Alfred Landecker Foundation.
Negli ultimi tre anni e mezzo sono stati pubblicati sei rapporti dettagliati che si concentrano ognuno su diversi temi specifici. Il primo Discourse Report fornisce una panoramica sulla natura e sugli approcci metodologici ai discorsi di odio antisemita in spazi discorsivi selezionati. Dopo aver presentato il disegno di ricerca del progetto pilota Decoding Antisemitism, il rapporto si concentra sulle analisi qualitative condotte sulle sezioni dei commenti dei media mainstream tedeschi e britannici e sui loro profili su Facebook. Particolare attenzione è stata prestata alle discussioni su Facebook in risposta a tre fattori scatenanti del discorso: i dibattiti su George Soros (prima metà del 2020), la pubblicazione del rapporto EHRC sull’antisemitismo nel partito laburista (ottobre 2020) e l’espulsione del suo ex leader Jeremy Corbyn, e i dibattiti sulla pandemia Covid-19 (autunno 2020).
Il secondo rapporto illustra come il progetto utilizzi la definizione di antisemitismo dell’IHRA come base dell’analisi e fornisce per la prima volta una visione completa delle nostre analisi del corpus relative a Gran Bretagna, Francia e Germania, con un focus sulla fase di escalation del conflitto in Medio Oriente nel maggio 2021, sull’introduzione del vaccino Covid-19 in Israele e su tre distinti casi di studio in ciascun Paese.
L’analisi dei discorsi che si innescano a livello transnazionale fa luce sul modo in cui lo stesso evento può suscitare reazioni antisemite diverse nei tre Paesi. L’attenzione agli eventi specifici di ciascun Paese, invece, apre la strada all’analisi dei commenti antisemiti sul web in contesti culturali e sociali specifici.
L’ultimo capitolo di questa relazione presenta le analisi del corpus effettuate sui dati in inglese per approfondire la comprensione dei modi in cui le persone discutono di argomenti legati agli ebrei e a Israele su Internet.
Il terzo rapporto, pubblicato nell’aprile del 2022, esamina le differenze e le somiglianze delle risposte antisemite a due diversi eventi nazionali: le manifestazioni contro l’introduzione di una “tessera sanitaria” Covid in Francia e l’incriminazione del personale degli ex campi di concentramento in Germania.
Sebbene questi due eventi siano radicalmente distinti sia nel contenuto che nel contesto, l’analisi mostra come le risposte antisemite a entrambi siano sostenute da tendenze di distorsione o banalizzazione dell’Olocausto e che i tropi antisemiti sono regolarmente utilizzati per criticare le azioni dei rispettivi governi. Gli utenti francesi paragonano spesso le azioni del governo francese nella lotta contro il Covid-19 a quelle dei nazisti e i manifestanti agli ebrei. Gli utenti tedeschi hanno spesso cercato di ripristinare un’immagine intatta della nazione e della famiglia tedesca, nonché di sminuire il senso di colpa paragonando gli scenari politici contemporanei o i (presunti) crimini all’Olocausto, distorcendo così quest’ultimo.
Il quarto Discourse report pubblicato nell’ottobre 2022 analizza le risposte antisemite a due grandi eventi internazionali: l’invasione russa dell’Ucraina e l’esplosione di violenza terroristica in Israele all’inizio del 2022.
Nel caso degli attacchi ai civili israeliani, i post antisemiti legittimano il ricorso alla violenza dipingendo le vittime del terrorismo come aggressori.
Allo stesso modo, incoraggiano visioni grossolanamente semplificate di situazioni geopolitiche complesse, spingendo analogie fuori luogo tra il conflitto arabo-israeliano e la guerra di aggressione condotta dalla Russia contro l’Ucraina.
Nel quinto rapporto del 2023 comprende tre diversi casi di studio. Il primo caso di studio riguarda le reazioni alle dichiarazioni antisemite del rapper Kanye West. Gli utenti dei social media in Francia e in Gran Bretagna tendono a negare, relativizzare o affermare l’antisemitismo di Kanye West. Inoltre, gli utenti hanno diffuso contenuti teorici di cospirazione, come l’idea del controllo ebraico sui media e sull’opinione pubblica.
Altri due casi di studio hanno fatto luce sui commenti agli incidenti antisemiti avvenuti durante i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar nel Regno Unito e sulle reazioni alla vittoria elettorale di Netanyahu in Germania.
In entrambi i casi di studio, i commenti antisemiti rivelano una visione unilaterale del conflitto mediorientale, in cui Israele viene dipinto come l’unica causa di tutti i problemi e i conflitti esistenti.
Inoltre il rapporto offre spunti per la valutazione degli strumenti esistenti per il rilevamento automatico dei discorsi d’odio.
I colleghi del progetto che fanno parte del Dipartimento di scienza dei dati dell’HTW di Berlino illustrano nel report le carenze e i punti deboli e li confrontano con i risultati del loro lavoro all’avanguardia basato su un approccio di transfer learning verso il rilevamento automatico del discorso antisemita online.
Per ottenere un quadro più completo, il gruppo di ricerca ha eseguito il Perspective API su una parte dei dati multilingue di questo progetto, che consiste in circa 3.500 commenti etichettati manualmente come antisemiti e circa 53.500 testi etichettati come non antisemiti, per un totale di 57.021 record, valutando i punteggi per gli attributi “attacco all’identità”, “tossicità” e “grave tossicità”.
Le distribuzioni di tutti e tre i punteggi differiscono significativamente tra i due gruppi di testi antisemiti e non antisemiti, come visualizzato nella Figura a fianco, con punteggi chiaramente più alti per i testi antisemiti. Tuttavia, il 75% dei testi antisemiti ha ottenuto un punteggio di tossicità o di grave tossicità inferiore a 0,5, che è una soglia tipica per assegnare i testi a uno dei due gruppi. Ciò significa che un’elevata percentuale di testi antisemiti non sarebbe stata considerata tossica in base alla valutazione tramite Perspective API.
Considerando che diversi studi esistenti hanno scelto una soglia di 0,8, questo significherebbe un numero ancora maggiore di falsi negativi. I punteggi per il gruppo di commenti antisemiti sono più alti per quanto riguarda l’attacco identitario. Tuttavia, anche in questo caso, il 75% dei commenti antisemiti si colloca al di sotto di 0,8 e non sarebbe stato considerato dai disegni di ricerca citati.
I punteggi più alti per l’attacco all’identità non sorprendono, dato che l’antisemitismo è una forma di odio legata all’identità che comporta pregiudizi e discriminazioni nei confronti degli ebrei sulla base della loro identità percepita come gruppo. Tuttavia, i punteggi elevati per questo attributo potrebbero anche indicare che il servizio è eccessivamente sensibile a certe parole chiave legate all’identità, come “ebreo” o “Israele”. Questo “bias falso positivo”, ossia la tendenza del sistema a sovrastimare il livello di tossicità se vengono menzionate “minoranze”, indipendentemente dalla posizione espressa nei loro confronti, è stato discusso dagli sviluppatori dell’API (Dixon et al. 2018) e confermato da altre ricerche (Hutchinson et al. 2020, Röttger et al. 2021) (p. 27 del rapporto).
Infine, il sesto rapporto pubblicato a febbraio 2024 contiene un’analisi delle varie fasi delle reazioni online agli eventi in Medio Oriente, dalle immediate conseguenze alle ritorsioni israeliane e alle successive accuse di genocidio contro lo Stato di Israele. Oltre ad esaminare le reazioni online nei Paesi di riferimento del progetto – Regno Unito, Francia e Germania – questo rapporto, per la prima volta, estende il suo sguardo all’analisi dei discorsi web relativi a Israele in altri sei Paesi, tra cui quelli dell’Europa meridionale e orientale e del Nord Africa. Oltre alle reazioni alla fase di escalation, il rapporto esamina anche le reazioni online ai commenti esplosivi del miliardario Elon Musk su individui e istituzioni ebraiche.
Inoltre, il rapporto fornisce una retrospettiva dello sviluppo del progetto negli ultimi 3 anni e mezzo, tracciandone i successi e le sfide, in particolare per quanto riguarda le condizioni per un lavoro interdisciplinare di successo e la capacità dell’apprendimento automatico di catturare la versatilità e la complessità della comunicazione web autentica.
In occasione della pubblicazione del rapporto, è possibile usufruire del nuovo strumento interattivo di visualizzazione dei dati, che consente di esaminare due eventi discorsivi analizzati dal nostro team di ricerca tra il 2021 e il 2023. È possibile confrontare le frequenze e le co-occorrenze di concetti e discorsi antisemiti per tipo e per Paese, osservare le frequenze delle parole chiave nei commenti antisemiti e tracciare reti di parole chiave.
Libera traduzione a cura dell’Osservatorio antisemitismo.