Fonte:
Moked.it, Shalom.it
Autore:
Daniel Reichel, Giorgia Fargion, Michelle Zarfati
Moked.it
ANTISEMITISMO – Emergenza demonizzazione ebrei dopo il 7 ottobre
Forze diverse si sono unite dopo il 7 ottobre. Estrema sinistra, estrema destra, radicalismo islamico, sommate a una più banale e generalizzata ignoranza hanno prodotto un’ondata di odio antisemita tale da diventare «un’emergenza internazionale». Impossibile sottovalutare questo intreccio di pulsioni antiebraiche, a cui è necessario rispondere con azioni politiche, culturali ed educative. È l’avvertimento condiviso dai relatori della nona conferenza sull’antisemitismo organizzata al Memoriale della Shoah di Milano dalla Fondazione Cdec e dal Program on extremism della George Washington University.
Dalla situazione nel mondo arabo a quella degli atenei, nelle relazioni sono state evidenziati alcuni elementi comuni: la demonizzazione d’Israele e degli ebrei per giustificare la negazione – presentata con retoriche diverse – del loro stesso diritto a esistere. Lo ha sottolineato anche la senatrice a vita Liliana Segre, ultima intervenuta alla conferenza di ieri. Sopravvissuta ad Auschwitz, Segre ha espresso tutta l’amarezza e il pessimismo di doversi riunire per parlare ancora di emergenza antisemita. «A distanza di 80 anni dalla Shoah, devo trovarmi a dire cosa dobbiamo fare noi qui al Memoriale per rimediare a questa situazione in cui si paragona da 40 anni la croce uncinata con la stella di David?». «Non le trovo» le parole, ha spiegato Segre al direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera. «Sarebbero talmente devastanti e tragiche che non posso esprimerle». Però la senatrice a vita chiarisce con forza un punto, diventato uno dei propulsori dell’antisemitismo attuale. «Davanti alla constatazione che Israele viene ancora demonizzato e che quello che fa Israele viene definito “genocidio”, io rispondo che questa parola è davvero spaventosa. È un confronto che diventa una bestemmia». Una bestemmia con risvolti concreti e pericolosi, ha spiegato Stefano Gatti, ricercatore dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec. L’accusa a Israele di compiere un genocidio, di agire come i nazisti, ha sottolineato il ricercatore, rappresenta uno scudo morale per gli antisemiti. Lo stato ebraico e con lui gli ebrei vengono disumanizzati «e così ci si sente legittimati ad esprimere liberamente il proprio odio». Succede nei movimenti propalestinesi degli atenei americani e britannici, ha sottolineato David Hirsh, docente di Sociologia presso l’Università Goldsmiths di Londra, accade nel mondo arabo, ha rilevato Omar Mohammed, ricercatore del Programma sull’Estremismo della George Washington University. Qui, come per il pregiudizio antiebraico di matrice cristiana, le radici sono antiche. «Da noi si usa lo stesso termine ebreo come spregiativo, come un insulto», ha spiegato Mohammed, originario di Mosul (in Iraq), dove è impegnato a preservare le tracce di una comunità ebraica ormai scomparsa. Lui e il collega egiziano Mina Abdelmalak sono impegnanti nel costruire anche nei paesi arabi una consapevolezza rispetto al significato della Shoah e al contrasto dell’antisemitismo. Il loro lavoro è diventato estremamente più difficile dopo il 7 ottobre, ammettono. Ma si è complicato anche nell’Occidente democratico nato dalle ceneri della Shoah, che dovrebbe aver assimilato il monito «Mai più», ha sottolineato la pedagogista Milena Santerini, vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.
Per il contrasto dell’antisemitismo, alcuni strumenti ci sono, ha ricordato Dina Porat, docente emerita presso il Dipartimento di Storia ebraica dell’Università di Tel Aviv. «C’è ad esempio la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance, da applicare e ampliare». di Daniel Reichel
Shalom.it
L’aumento dell’antisemitismo dopo il 7 ottobre al centro del convegno del CDEC
I drammatici eventi del 7 ottobre hanno scatenato una nuova ondata di antisemitismo in tutta Europa e in Nord America, caratterizzata da una veemenza senza precedenti nei tempi moderni. Per discutere il fenomeno e delineare soluzioni pratiche, il Program on Extremism della George Washington University di Washington e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC di Milano hanno riunito esperti provenienti da Stati Uniti, Europa e Israele, in un convegno che si è tenuto presso il Memoriale della Shoah di Milano.
“Quando mi dicono che Israele fa genocidi, questo confronto diventa una bestemmia” ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, superstite e testimone della Shoah intervenendo nel dibattito. “Ho accettato subito l’invito ma non credevo di arrivare qui così triste, pessimista e sconvolta dai fatti che già conoscevo e che qui sono stati espressi o spiegati (…). Io, che per la colpa di essere nata, sono stata deportata a 13 anni, ho visto la Shoah come avveniva, a distanza di 80 anni da quei fatti devo trovarmi a dire: cosa dobbiamo fare noi qui al Memoriale per rimediare a questa situazione in cui si paragona da 40 anni la croce uncinata con la stella di David? Non le trovo le parole perché sarebbero talmente devastanti e tragiche che non posso esprimerle”.
Successivamente ai fatti del 7 ottobre, arrivano continue segnalazioni di atti di antisemitismo, ha spiegato Stefano Gatti, ricercatore della Fondazione CDEC. Sono decine ogni giorno: si è giunti da 20 a 90 atti al mese; inoltre, è mutato anche il tipo di antisemitismo, che prima era principalmente online, mentre oggi si osserva nel mondo reale, con scritte sui muri, lettere minatorie, minacce, liste di “sionisti”, aggressioni e molestie, profanazioni di luoghi sacri ebraici. Gli studenti ebrei o israeliani vivono in un clima di paura, con minacce che arrivano spesso anche dai compagni di banco. Gruppi estremisti di destra e sinistra manifestano un antisemitismo mascherato da antisionismo. Non appena accaduti i terribili fatti del 7 ottobre, già si parlava di “vendetta” di Israele e di genocidio dei non ebrei. Sono riemersi stilemi antigiudaici rimodellati in chiave antisionista. Nessuna solidarietà è stata mai espressa nei confronti delle donne israeliane stuprate. Più emergevano dettagli cruenti di quel massacro e più si tendeva a dire che fossero fake news. Anche il linguaggio contribuisce a mistificare la realtà e ad aumentare l’astio: vengono imposte narrative con il termine “sionisti” per indicare gli israeliani, mentre Israele viene accusato di genocidio. Influencer, studenti, musicisti, cantanti e altre figure pubbliche si sono mostrate solidali con i palestinesi ma non con i giovani massacrati al Nova Festival.
Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica, ha parlato di quanto velocemente si sia diffusa l’intolleranza per gli ebrei attraverso la delegittimazione dello Staro ebraico, e la necessità di studiare questo nuovo fenomeno per evitare di esserne sorpresi. Ha spiegato come l’antisionismo sia riesploso dopo il 7 ottobre, con un elemento in più, quello della diffusione tramite i social: una valanga di odio, che ha insistito sul paragone tra Israele e il nazismo; ma questi attacchi secondo Molinari non riguardano solo gli ebrei, ma rappresentano un’offensiva nei confronti dei sistemi democratici da parte di quei gruppi che vogliono creare scompiglio per far “implodere” l’Occidente: il tema che può aiutare questa strategia è proprio l’odio per Israele.
Il Generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo, ha descritto il diverso atteggiarsi della minaccia antisemita, una minaccia polimorfa che si esplicita attraverso l’incitamento all’odio online e con gesti violenti come attentati, profanazione di sinagoghe, oltre che con la diffusione di una confusione tra gli ebrei in generale e lo Stato di Israele. Per questo è necessario il monitoraggio del fenomeno e l’analisi dei dati.
“L’antisionismo nasconde sempre l’antisemitismo” ha spiegato Milena Santerini, docente e vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, illustrando l’idea diffusa di un potere occulto ebraico e spiegando come vengano usati per fomentare l’odio verso Israele simboli e immagini classiche, come il deicidio, o il paragone tra politica israeliana e nazismo, con l’applicazione di due pesi e due misure tra Israele e altre situazioni. Tutto questo investe anche la memoria della Shoah e bisogna ripensare e lavorare sui meccanismi che la hanno prodotta.
All’evento, moderato da Gadi Luzzato, Direttore del CDEC, hanno partecipato anche Lorenzo Vidino, Direttore del Programma sull’Estremismo della GWU; Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; Omar Mohammed, Senior Fellow presso il Programma sull’Estremismo della GWU; Dina Porat, professoressa emerita presso il Dipartimento di Storia ebraica dell’Università di Tel Aviv; Linda Maizels, Senior Fellow del Programma sull’estremismo della GWU; Michael Whine, consulente senior del Congresso ebraico mondiale (WJC). Una giornata di studio e riflessione su un fenomeno drammaticamente attuale e destinato a caratterizzare la nostra società anche nei prossimi mesi. di Giorgia Fargion
Shalom.it
Liliana Segre al Memoriale della Shoah: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”
“Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”. Queste le parole della senatrice Liliana Segre al Memoriale della Shoah di Milano, lo riporta il Corriere della Sera. “Non usiamo più questa parola spaventosa” ha aggiunto la senatrice durante il convegno ‘L’aumento e il cambiamento dell’antisemitismo dopo il 7 ottobre’, organizzato dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea – Cdec. Segre si è inoltre definita triste e pessimista alla luce del rigurgito antisemita che ha coinvolto l’Italia e il mondo intero, a partire dagli atti atroci del 7 ottobre.
Secondo i dati dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec, nel 2023 sono stati 454 i casi di violenza contro gli ebrei in Italia. L’aumento si è amplificato notevolmente dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre. I dati rivelano inoltre che sono state circa 259 le manifestazioni di odio segnalate sul web. Non mancano le aggressioni fisiche o gli atti vandalici con scritte sui muri che incitano all’odio antisemita. Alla luce di questo quadro preoccupante la Segre si è definita sconvolta. “La gioventù va nelle università a gridare. In pochi hanno studiato. Cosa si può fare? Quando ho cominciato ad andare nelle scuole e negli atenei, i ragazzi mi ascoltavano e facevano domande anche molto interessanti, in me aprivano degli orizzonti”. La Senatrice, che vive ormai sotto scorta da anni, ha ricevuto, a partire dal 7 ottobre, numerosissime minacce e insulti.
“I miei carabinieri sono i nipoti ideali e i miei amici del cuore. Quando l’allora ministra degli Interni Luciana Lamorgese mi disse dei pericoli che correvo e che sarebbe stato necessario vivere scortata, io temevo che in questo modo si stesse limitando la mia libertà. Dopo aver fatto tanto per conquistarla – ha aggiunto Segre – Una delle frasi più frequenti è “Purtroppo Hitler non ti ha ucciso”. Insulti forti, seguiti spesso da minacce di morte, che la senatrice riceve ormai quotidianamente. “Ma in fondo, alla mia età non si può pensare di avere un lungo futuro davanti” ha concluso Liliana Segre sorridendo. Un sorriso dolce amaro, che fa riflettere. di Michelle Zarfati