Luogo:
Roma
Fonte:
La Repubblica edizione di Roma
Adesivi e cori antisemiti sulle note di Annalisa Benvenuti al derby della vergogna
Fischio d’inizio alle 18 di domani. Ma gli ultrà si preparano con immagini che inneggiano ad Hitler e Auschwitz Nelle chat giallorosse il delirante testo storpiato della hit della madrina del Pride: “Giudeo torna su quel treno”
Prima gli adesivi nazisti con la mascotte laziale vestita da deportato. Poi il coro antisemita: «Laziale giudeo torna su quel treno». A poco più di 24 ore dal derby tra Roma e Lazio cresce l’allerta antisemitismo. E ora la comunità ebraica chiede una presa di posizione netta alle due società, finora silenziose: «Ci deve essere una reazione forte. Una maglietta o l’iniziativa mezz’ora prima della partita sono cose di facciata che non bastano più». L’ultimo delirio antisemita è un coro sulle note di Sinceramente, la hit sanremese di Annalisa, che sarà madrina del Pride. A realizzarlo è stato una delle sigle più estreme che compongono la galassia del tifo organizzato della Roma, che poi ha condiviso il testo su Instagram. Non si tratta di un coro “ufficiale” della curva. Ma di uno dei tanti canti collaterali, con cui piccoli gruppi si guadagnano il loro momento di protagonismo. Il coro, è bene ribadirlo, non è ancora mai stato intonato. Ma le parole nei diversi post condivisi sono già organizzate in metrica, pronte per essere declamate: «Sei della Lazio, Lazio, Lazio, Lazio/ Bastardo partigiano da cent’anni non scordiamo chi sei/ Stai scappando/ stai gridando/ ti stai pentendo/ tu sei un fì-…. giudeo/ ritorna su quel treno». Il canto è stato costruito sulla falsariga del nuovo coro dei tifosi della Lazio: «E avanti Lazio, Lazio, Lazio…». Ma mentre quello dei tifosi biancazzurri è un normale inno da stadio, la “parodia” romanista, invece, è un oltraggio alla memoria e alle vittime dell’Olocausto che arriva a pochi giorni da un’altra vergogna, quella degli sticker antisemiti comparsi a Portonaccio, alla Magliana e in via Tiburtina. Nel collage c’è Mr Enrich, il simbolo degli ultras della Lazio, gli Irriducibili, che indossa un pigiama a righe, come i prigionieri dei campi di concentramento. Accanto a lui Adolf Hitler e Benito Mussolini indossano la maglietta della Roma. Sullo sfondo Auschwitz e il cancello “Arbeit macht frei”. Le immagini degli adesivi hanno fatto il giro del mondo, suscitando indignazione. «Una vergogna — ha detto il sindaco Roberto Gualtieri — non bisogna avere nessuna sottovalutazione o indulgenza verso l’utilizzo di una ideologia criminale che ha portato al più grande sterminio di massa della storia». Mentre Daniele Massimo Regard, assessore alla Memoria della comunità ebraica, ai microfoni de Gli Inascoltabili su Radio Roma Sound, è stato ancora piu duro: «Non è bravo il romanista e cattivo il laziale o il contrario. C’è un problema trasversale, non è una questione di tifo, ma di rispetto e di educazione. Fermate la partita, fermate il calcio. Sarà il tifoso che non ha fatto niente a ribellarsi perché interrompe anche il suo diritto di godere del calcio». Il primo caso eclatante fu nel 1998, quando nella curva della Lazio comparve lo striscione: «Auschwitz la vostra patria, i forni le vostre case». Nel 2017 c’erano state le figurine con Anna Frank che indossa la maglia della Roma. Lo scorso anno a far discutere fu il tifoso tedesco che si presento al derby con la maglia della Lazio nazista: la scritta Hitlerson sulle spalle e il numero 88, simbolo del saluto Heil Hitler. Sempre allo scorso anno risale il coro contro i romanisti: «C’hai er padre deportato e tu madre è Anna Frank». L’escalation vera e propria è arrivata pero nell’ultimo mese. Il due marzo un gruppo di tifosi della Roma, in trasferta a Monza, è stato sorpreso sul treno mente cantava il coro antisemita per il calciatore iraniano Sardar Azmoun: «Nella As Roma non ci sono ebrei». Due giorni dopo, a Monaco di Baviera, una cinquantina di tifosi laziali si sono ritrovati a intonare cori fascisti nella storica birreria Hofbräuhaus, tanto cara a Hitler. Saluti romani e il grido «Duce, Duce, Duce», scandito ad alta voce. Il blitz era stato anticipato con uno striscione allo stadio: «L’unica cosa che vi invidiamo: la birreria». di Marco Carta