Fonte:
www.mosaico-cem.it
Autore:
Anna Balestrieri
Dual use o double standard? L’università di Torino cancella collaborazione scientifica su pressione dei collettivi studenteschi
L‘Università di Torino ha deciso di non partecipare al bando “MAECI” del Ministero degli Affari Esteri per la cooperazione nella ricerca scientifica con le istituzioni israeliane. Questa scelta è stata presa dal Senato accademico, con la maggioranza dei voti favorevoli, in risposta alla protesta degli studenti che chiedevano la sospensione dell’accordo.
Le reazioni
“Ondata di antisemitismo dilagante anche nella nostra opinione pubblica”. Ha commentato così la decisione del Senato accademico nel suo intervento alla Camera la premier Giorgia Meloni. La ragione d’allarme ulteriore, secondo la presidente del Consiglio, è che la scelta di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica MAECI 2024 Italia-Israele sia avvenuta dopo un’occupazione forzata da parte dei collettivi studenteschi, creando un precedente: “se le istituzioni si piegano a questi metodi rischiamo di avere molti problemi”, ha avvertito.
L’Università di Torino si è affrettata a chiarire che la decisione del Senato Accademico riguarda solo il bando MAECI 2024 Italia-Israele e che gli accordi e le collaborazioni in corso con le università israeliane rimangono attivi. “Nessun boicottaggio e men che meno antisemitismo” secondo il rettore Stefano Geuna, bensì “un’azione su un bando molto specifico”.
La decisione di sospendere la collaborazione con le istituzioni accademiche israeliane è stata presa a fronte del protrarsi della guerra a Gaza ed ha visto quasi tutti i senatori di Unito votare a favore, con un solo voto contrario espresso dalla professoressa Susanna Terracini, che si è espressa a favore di un “cessate il fuoco” ma contraria ai boicottaggi accademici.
Dual use o double standard? Il silenzio dei collettivi sugli accordi con Russia ed Iran
Questa mossa è vista di fatto come una vittoria per i collettivi studenteschi di estrema sinistra “Progetto Palestina” e “Cambiare Rotta”, che hanno dapprima bloccato la riunione del Senato e successivamente ottenuto un’assemblea pubblica per discutere il boicottaggio di tutte le intese con le università israeliane, motivato dal rischio di finanziare la ricerca in tecnologia cosiddetta dual use, cioè a scopo sia civile sia militare. I vertici dell’Università di Torino hanno deciso di limitare l’azione alla sospensione della partecipazione al bando MAECI di quest’anno. Si prevede l’organizzazione di un corso sulla storia della Striscia di Gaza, ospitando la docente di Harvard Sara Roy, nota per i suoi paragoni tra l’Olocausto e la politica israeliana nei territori palestinesi. “Nella striscia di Gaza assistiamo a un vero e proprio scolasticidio” e ad una “violazione del diritto internazionale e umanitario”, affermano gli attivisti di “Cambiare Rotta”.
Le sigle di sinistra universitaria che spingono per il boicottaggio completo delle collaborazioni con Israele non sembrano altrettanto preoccupate da guerre ed ingiustizie sociali in altre regioni del mondo, prossime o remote. Non una parola infatti sugli accordi per il 2025 con le università nella Russia che ha aggredito l’Ucraina due anni fa, né su quelle nel regime teocratico dell’ayatollah Khamenei in Iran.
La risposta dei professori dell’Università di Torino
In un appello al Senato Accademico Unito, firmato da più di cinquanta professori di UniTo, è stata chiesta ieri, 20 marzo, la revisione della decisione, proprio in virtù dell’iniquità del provvedimento. “Non ha senso alcuno interrompere la cooperazione con università di altri Stati, e del resto le Università della Repubblica hanno regolari rapporti con Atenei di Stati il cui regime è tutt’altro che democratico, mentre qui si vogliono interrompere i rapporti di collaborazione e scambio con gli Atenei di uno Stato democratico parlamentare” si legge nel comunicato. “Il boicottaggio scientifico del solo Stato di Israele, fra i molti che si trovano coinvolti in conflitti armati, di cui questa decisione appare l’inizio, rientra appieno nell’ambito dell’antisemitismo,” continua l’appello, “com’è definito dall’International Holocaust Remembrance Alliance (I.H.R.A.), sottoscritta tra l’altro da 41 stati di cui 25 europei (inclusa l’Italia) e dagli Usa. Le università sono ovunque luoghi e cenacoli di pensiero critico; tale è stata la loro origine, e tale resta il loro ruolo”.
L’intervento del Ministero dell’Istruzione
Il ministro dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha commentato la decisione dell’Università di Torino, esprimendo disaccordo e sconcerto per la chiusura delle porte alla collaborazione. Ha sottolineato che ogni forma di esclusione o boicottaggio è contraria alla tradizione e alla cultura degli atenei italiani, che si basano sull’apertura e sull’inclusività.
Il commento dell’Associazione Setteottobre
Stefano Parisi, presidente dell’Associazione Setteottobre, ha definito la decisione del Senato accademico “gravissima ed inquietante”, sottolineando che colpire il mondo accademico di Israele e impedire la collaborazione con un ateneo importante come quello di Torino potrebbe portare a conseguenze negative per l’Italia. Ha chiesto l’intervento delle istituzioni e della società civile per contrastare questa deriva.