Fonte:
moked.it
«Sono contraria al boicottaggio accademico d’Israele. Le collaborazioni tra università, tra comunità di scienziati, tra studenti sono importanti. Sono un’occasione di incontro e dialogo per capire diversi approcci. Se si vuole costruire un futuro più pacifico, la strada non è il boicottaggio». A Pagine Ebraiche Susanna Terracini, direttrice del dipartimento di Matematica «Giuseppe Peano» dell’Università di Torino, ribadisce quanto detto ai suoi colleghi del Senato accademico: è un errore votare una mozione che prende di mira la collaborazione con Israele. La mozione è passata e Terracini è stata l’unica a votare contro. «Il testo approvato vuole essere un compromesso tra le istanze inaccettabili di un gruppo di studenti per il boicottaggio totale e una forma di vicinanza a Gaza. Io ero contraria e in ogni caso il risultato è ambiguo», sottolinea Terracini. Il Senato accademico ha votato una mozione per cui ritiene «non opportuna» la partecipazione a un bando del ministero degli Esteri per progetti di collaborazione tra Italia e Israele. «Ma cosa vuol dire non opportuna?«, si chiede Terracini. «È un divieto? Se è così è un attentato alla libertà accademica dei singoli ricercatori. Perché sono loro che partecipano al bando, non l’università di per sé«. L’ateneo dovrebbe dare il consenso a fornire gli spazi e le strutture per permettere queste collaborazioni.
«Non è chiaro l’effetto di tutto questo», ribadisce Terracini. Rimane l’amarezza per una mozione condannata da molti.
A partire dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Comunità ebraica di Torino. L’Ucei è intervenuta attraverso la presidente Noemi Di Segni con un messaggio inviato al ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e a Giovanna Iannantuoni, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Una nota in cui si esprime profonda preoccupazione per quanto accaduto a Torino e in altre università. La richiesta è di dire «No al boicottaggio, no alla demonizzazione, no alla violenza e alla prevaricazione negli atenei italiani in nome di diritti costituzionali e mozioni accademiche che diventano» un «abuso, anziché esercizio del sapere e del confronto rispettoso».
Il presidente della Comunità ebraica di Torino, Dario Disegni, ha invece inviato un messaggio al rettore della università della città, Silvio Geuna. «Abbiamo appreso con grave turbamento e indignazione la notizia della decisione assunta ieri dal Senato accademico, a seguito dell’incredibile intimidazione subita da parte di gruppi di facinorosi, di non prendere parte a bandi del Ministero degli Affari Esteri», sottolinea Disegni. «Tale decisione mortifica i principi di libertà e di collaborazione che sono i fondamenti che regolano la vita e l’attività delle Istituzioni accademiche e non ha precedenti nei rapporti con qualunque altro Stato, compresi quelli retti da regimi dittatoriali». Per questo al rettore è stato chiesto un incontro chiarificatore.
Da parte sua, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha scritto in una nota: «Ricordiamo molto bene che le leggi razziali del 1938 sono state precedute e seguite da una propaganda antisemita che è passata attraverso le Università e gli ambienti accademici».
A condannare la mozione torinese anche l’associazione Setteottobre e una lettera aperta di alcuni docenti ed ex docenti dell’ateneo di Torino. «Non accettiamo che il nostro Ateneo venga infangato, per colpa della situazione di ricatto in cui si è trovata la maggioranza del Senato Accademico di fronte a metodi di natura squadristica utilizzati da una minoranza di facinorosi», si legge nella lettera aperta. Gli accademici sottolineano come il gruppo di studenti propalestinesi intervenuti ieri abbia parlato di «entità sionista» invece che Israele. «Una definizione cara ai neonazisti ed ai fondamentalisti islamici».