15 Febbraio 2024

Ferrara, simpatizzanti neofascisti lanciano insulti razzisti

Luogo:

Ferrara

Fonte:

La Repubblica

Cena nel ghetto inneggiando al Duce 24 indagati per apologia di fascismo

Hanno brindato alla morte di Anna Frank, cori razzisti verso una brasiliana. La comunità ebraica: “Sconcertante”

FERRARA — Hanno brindato alla morte di Anna Frank, inneggiato a Hitler e Mussolini in un ristorante alle porte del ghetto di Ferrara, nella terra dei Finzi-Contini. Facendo, spiegano gli investigatori, anche «accostamenti sessisti». Evocando immagini oscene. Parodie di canzoni famose dal contenuto agghiacciante. Si erano dati appuntamento al ristorante, la Fraschetta di Ferrara, per festeggiare un addio al celibato il 20 dicembre, poco prima di Natale. E per l’occasione si sono presentati travestiti: i ragazzi con la divisa arancione da carcerati di Guantanamo, le ragazze da poliziotte sexy. Poi nel corso della serata la situazione è degenerata. Pure la cameriera, una studentessa di farmacia di origini brasiliane, è stata presa di mira con cori razzisti. Il testo dei cori era tutto scritto in un foglietto, ordinatamente distribuito ai commensali. Strillavano anche contro i caduti di Nassiriya. Una scenetta scabrosa. Tanto che alcune clienti del locale hanno protestato, e si sono beccate in tutta risposta una minaccia di morte, gesti eloquente che significavano: ti taglio la gola. Uscite a fumare, da lì hanno chiamato la polizia, che è arrivata e ha identificato tutti. Loro però hanno continuato per un bel pezzo anche davanti agli agenti. Poi hanno finito di mangiare e se ne sono tornati a casa, come se niente fosse. Per questo venti ragazzi e quattro ragazze di Ferrara sono indagati per apologia di fascismo, propaganda e istigazione all’odio razziale, minaccia e vilipendio delle forze armate. Hanno tra i venti e i trent’anni, nessun precedente. Alcuni giocano a rugby in Serie B e A2, altri a pallamano, uno è un preparatore atletico. Sui profili Instagram si mostrano coi muscoli in bella vista, i pesi. Grossissimi. All’ora di pranzo il titolare del ristorante, Giovanni Turco, serve cacio e pepe fumanti e minimizza: «Facevano baccano e due signore si sono lamentate, ma io quel foglietto mica l’avevo visto, me l’ha fatto vedere un agente. Quando sono andati via però mi hanno pagato tutto, anche i bicchieri che avevano rotto». Nel corso delle perquisizioni, scattate ieri mattina all’alba, la Digos ha sequestrato le foto e i video della serata dai cellulari. Ma in alcuni degli appartamenti dei “bravi ragazzi” (così è stata ribattezzata l’operazione) di Ferrara gli agenti hanno trovato anche molto altro: manganelli con sopra la scritta “Boia chi molla”, una pistola giocattolo, katane, coltelli, fotografie del duce, calendari fascisti. Scopo dell’inchiesta, coordinata dal pm Alberto Savino, sarà ora quello di valutare l’estensione del fenomeno: controllare la frequentazione di siti fascisti, l’adesione a gruppi Telegram neri. È successo a Ferrara, che è sì l’enclave leghista nella rossa Emilia-Romagna, ma è anche sede di una delle comunità ebraiche più antiche d’Italia. E infatti Fortunato Arbib, che ne è presidente, lo definisce «un fatto sconcertante, gravissimo perché qui non era mai successo niente di simile. Ormai però — aggiunge — il clima antisemita si è generalizzato a tutta Italia e anche noi abbiamo dovuto rafforzare le misure di sicurezza». Verso sera nelle strade medievali c’è un silenzio di tomba, si sente il rumore dei raggi delle biciclette. Davanti alla sinagoga la lapide che ricorda «gli oltre centocinque ferraresi immolati» è semicoperta da un cantiere. Il sindaco del Carroccio Alan Fabbri annuncia che sarà «al fianco delle forze dell’ordine e della magistratura». E aggiunge che «il fatto che questo episodio coinvolga ventenni e trentenni incensurati è un elemento ulteriormente doloroso che ci impegna a rinnovare l’impegno per ribadire che Ferrara combatte ogni forma di discriminazione, si riconosce nei principi della costituzione e ripudia con fermezza ogni ideologia connessa al fascismo e al nazismo». L’avvocato Fabio Anselmo, candidato in pectore del Pd alle prossime amministrative, commenta l’episodio su Facebook: «Rilevo soltanto che si tratta per lo più di giovani. Non vi è dubbio che si tratti del frutto di un’evoluzione malata, di una cultura anch’essa malata. Un pensiero comune che si vuol far diventare unico che permette di inneggiare al nazismo e al fascismo in nome della libertà di opinione. Provo tristezza e rabbia». di Caterina Giusberti

Photo Credits: La Repubblica