Fonte:
Corriere della Sera edizione di Roma
Autore:
F. Fia.
Adesivi con Anna Frank, storia del processo-beffa
Olimpico, dopo 6 anni ancora dal gup i 12 tifosi laziali
Dalle parole di condanna alla eventuale condanna in un tribunale pare esserci un guado infinito da attraversare. E così, per l’ennesima volta, a oltre 6 anni dall’episodio che indignò tutti, sollevò (i soliti) dibattiti, scatenò reazioni e reprimende verbali, il processo contro i dodici tifosi laziali accusati di aver attaccato in curva Sud gli adesivi con il volto di Anna Frank in maglia giallorossa viene rinviato. Anzi, sarebbe giusto dire che non è mai neanche iniziato. Siamo infatti ancora alla fase preliminare davanti al gup, che deve decidere se quell’episodio e i suoi autori siano meritevoli di finire davanti a un giudice che li condanni (o assolva) nel merito dell’accusa di istigazione all’odio razziale. Di questi oltre 6 anni (gli adesivi apparvero in Lazio-Cagliari del 22 ottobre 2017), 2 sono stati necessari per chiudere le indagini e altri 5 si sono persi tra rinvii, riassegnazioni del fascicolo, questioni preliminari come la taratura delle telecamere che ripresero alcuni degli imputati. Venerdì, il giudice, preso atto del «legittimo impedimento per ragioni lavorative» di uno degli imputati (non il primo di questo tipo), ha rinviato l’udienza ad aprile, verso una prescrizione che sembra ormai inevitabile. Come detto, il fatto sollevò lo sdegno generale, il questore emise 13 Daspo, u dei quali a 5 anni, un altro a 8 anni. I laziali erano nel settore dei romanisti per la chiusura della curva Nord a causa di cori razzisti: Tiziano Abbondanza, 32 anni, Luca Ciano, 26, Franco Costantino, 52, Manuel De Biase, 3o, Fabrizio Dessy, 6o, Mirko Di Benedetto, 35, Alessandro De Paolis, 5o, Simone Giaccone, 44, Fabrizio Mineo, 36, Lorenzo Sarrocco, 24, Filippo Tichetti, 25, Stefano Valloni, 39, tutti romani, residenti tra la Capitale e la provincia, alcuni «appartenenti alla componente oltranzista della tifoseria laziale», vennero identificati dalla Digos. Due di loro avevano appena finito di scontare un precedente Daspo. Negli interrogatori arrivarono a sostenere di non sapere chi fosse quella ragazza e di confonderla con «la figlia di Fantozzi…». Assieme agli adesivi c’erano frasi come «Romanista ebreo», «Romanista Aronne Piperno» e altri «con intento chiaramente denigratorio e di scherno». L’Ucei sì è costituita parte civile.
Photo credits: Corriere della Sera edizione di Roma