Fonte:
UCEI
Autore:
Liliana Segre
Cari amici,
mi dispiace non potere essere con voi oggi in Piazza del Popolo, ma l’età e le condizioni di salute mi impongono di risparmiare le forze.
Desidero comunque farvi pervenire il mio saluto e la mia convinta adesione alla manifestazione per dire NO all’antisemitismo e al terrorismo.
Gli ultimi due mesi sono stati terribili per tutti, ma per chi conserva il ricordo incancellabile non solo di altre guerre, ma anche dei segnali montanti di odio antico che allora sfociò in persecuzione, si aggiunge un senso di inutilità e scoramento che non è facile dominare.
Si pensa sempre che sia finita, che il mondo sia andato avanti. E invece si devono rivedere ebrei braccati e uccisi in quanto ebrei; chiamati a discolparsi in quanto ebrei; indotti a nascondersi in quanto ebrei. E i pregiudizi, e i boicottaggi e le parole malate che mai verrebbero usate in casi simili, se non ci fossero di mezzo gli ebrei.
I magazzini dell’odio, che pensavamo si fossero quasi svuotati (anche se mai del tutto nei decenni), si sono conservati e rinnovati, sempre pronti a distribuire la loro merce tossica a buon mercato.
Questa volta l’occasione è arrivata con la guerra che è riesplosa dopo la mattanza terroristica del 7 ottobre scorso in Israele.
Anche l’eterno ritorno di quella guerra mi fa sentire prigioniera di una trappola mentale senza uscita, spettatrice impotente, in pena per Israele ma anche per tutti i palestinesi innocenti, entrambi intrappolati nella catena delle violenze e dei rancori.
E non ho soluzioni. E non ho più parole. Ho solo pensieri tristi.
Provo angoscia per gli ostaggi e le loro famiglie. Provo pietà per tutti i bambini, che sono sacri senza distinzione di nazionalità o di fede, che soffrono e muoiono. Che pagano perché altri non hanno saputo trovare la via della pace.
Liliana Segre