Fonte:
moked.it
ATTENTATO 1982 – Sacerdoti: Fare giustizia obiettivo fondamentale
Rispondono al nome di Walid Abdulrahman Abou Zayed, Gamal Tawfik Arabe El Arabi, Mahmoud Khader Abed Adra e Nizar Tawfiq Mussa Hamada i quattro sospetti terroristi che la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati per l’attentato terroristico al Tempio Maggiore del 9 ottobre del 1982 che provocò 40 feriti e una vittima, il piccolo Stefano Gaj Taché, di soli due anni. I quattro uomini, indagati per strage, risiederebbero oggi tra Giordania e Cisgiordania. I loro nomi si aggiungono a quello di un altro terrorista, Osama Abdel Al Zomar, che da tempo ha fatto perdere le proprie tracce. “Finalmente comincia ad emergere la verità: il governo faccia tutto il possibile per ottenere l’estradizione dei terroristi”, ha chiesto il presidente della Comunità ebraica romana Victor Fadlun. La stessa speranza ce l’ha Giorgio Sacerdoti, giurista di fama internazionale e presidente della Fondazione Cdec. “Anche a distanza di 41 anni fare giustizia resta un obiettivo di importanza assoluta. Sarà oggi forse più semplice di allora. L’atroce delitto che si consumò quel giorno passò infatti in secondo piano a livello di indagini, mentre adesso abbiamo la possibilità di riportarlo al centro, colmando i tanti vuoti e le tante lacune”, afferma a Pagine Ebraiche. A partire “dalle intollerabili mancanze che vi furono da parte italiana, come le note falle manifestatesi in tema di sicurezza”. È ottimista, Sacerdoti. Certo, “resta ora da capire se sarà possibile estradare queste persone e processarle in Italia”. Anche se, precisa, “il processo per i presunti assassini di Giulio Regeni ha dimostrato che si può procedere comunque, anche in contumacia”. L’essenziale “sarà andare a fondo di ogni questione, perché è questo ciò che serve: non solo fare giustizia, ma anche documentare la storia”. Sfida che passa anche dalla ricostruzione del clima intimidatorio vissuto dall’intero ebraismo italiano in quei giorni. Dieci giorni prima dell’attentato al Tempio Maggiore della capitale, una bomba lanciata da estremisti di sinistra nella milanese via Eupili aveva provocato danni alla struttura che ospitava la sede comunitaria, una sinagoga e lo stesso Cdec. Per Sacerdoti “c’è di chi essere preoccupati anche oggi: sta tornando un clima ostile, con nuove parole di odio e critiche ingiustificate”.