17 Novembre 2023

Davide Assael commenta l’appello pro BDS firmato dai docenti italiani

Fonte:

Il Domani

Autore:

David Assael

Le ragioni per cui l’appello dei prof su Israele e osceno

È davvero osceno, altri termini (se non peggiori) davvero non mi vengono in mente, l’appello per il boicottaggio delle università israeliane firmato da circa quattromila docenti universitari. Non solo perché è un invito a boicottare quelli che sono i luoghi della coscienza critica del paese per eccellenza. Non a caso messi, ancora recentemente, nel mirino dell’attuale governo che, insensibile ai danni creati dalla divisione interna da lui stesso provocata, ha nuovamente minacciato di tagliar loro i finanziamenti. Non solo per il doppio standard così ben evidenziato da diverse persone di estrazione politico-culturale diversa: da Marco Travaglio, a Mattia Feltri, a Stefano Feltri, che ha anche rilanciato, con la sua newsletter Appunti un intervento dell’esperto di geopolitica Manlio Graziano. Solito discorso: empatia per le vittime, ma solo quelle create da Israele. Zero per le centinaia di migliaia viste nello stesso Medio Oriente: dalla Siria, all’Iraq, allo Yemen. E non parliamo di altri scenari di guerra. Ed ancora, non solo questo appello è osceno perché dimostra il degrado culturale delle nostre università, in cui resta viva, per fortuna minoritaria, una sottocultura anti imperialista, antiamerikana con la k, antisionista da centro sociale anni Settanta, dimostrando la contemporanea assenza di qualsivoglia capacità analitica e di minime competenze geopolitiche. Come se un conflitto che si prolunga per settantacinque anni (in realtà anche di più) non si adattasse alle circostanze, ai cambiamenti dell’area in cui si inscrive, alle novità dello scenario globale. Soprattutto è osceno perché rischia di consegnare altri giovani nelle mani della propaganda terroristica, che eccita ovunque le masse in una lotta egemonica interna al mondo islamico. Non i giovani occidentali figli dei docenti universitari, espressione del peggior borghesismo europeo, quello che la sofferenza forse l’ha sentita raccontata dai nonni, quello che la guerra l’ha forse sfiorata nel mese estivo di volontariato in Africa o nell’immancabile gita a Gaza. Quelli delle Ztl che, però, votano a sinistra della sinistra per sentirsi ancora giovani o perché «mio nonno ha fatto la resistenza». Ma i giovani delle famiglie musulmane, schifosamente confinate nelle nostre periferie, con i genitori che non possono seguire i figli perché impegnati a fare gli schiavi nelle nostre case, nei nostri cantieri. Col terribile timore che in questo iato sociale si infiltri qualche imam del terrore, spedito da qualche sceicco dall’altro capo del mondo per fare propaganda nei loro quartieri, nelle nostre carceri, all’uscita delle loro scuole, dando a questi ragazzi e queste ragazze quel senso della vita che noi non siamo riusciti a offrire. Quei giovani su cui, come se non bastasse la ghettizzazione sociale di cui siamo tutti e tutte responsabili, è anche, da un giorno all’altro, calato sopra lo stigma della collusione terroristica, il sospetto dell’integralismo senza distinzioni, l’ombra del nemico interno. Rischi di infiltrazione che in Italia dovremmo conoscere più di ogni altro Paese europeo perché questi meccanismi di attrazione li abbiamo vissuti nei terribili anni Settanta, che hanno lasciato indietro una terribile scia di morti e feriti, evidentemente dimenticata in fretta. Non lo capiscono, questi pseudo-accademici, del danno sociale che stanno procurando al mondo islamico, che si è così tanto battuto in questi anni per sottrarre i propri giovani dalla propaganda di queste associazioni terroristiche fra le cui file si inserisce a pieno titolo Hamas. Gruppi paramilitari che hanno sempre sfogato il proprio odio anzitutto sui musulmani. Esattamente come Hamas ha ammazzato gli esponenti palestinesi dell’Anp, in molti caduti casualmente dai tetti dei palazzi di Gaza. Non capiscono, questi grandi luminari, che danno stanno facendo a quell’islam, a cui io sono sempre stato di fianco, che ha tentato di costruire una vita in Europa, restando legato ai propri abiti, alle proprie tradizioni, alla propria cultura, senza che fosse confusa con la feccia terroristica. Consola vedere che l’appello ha suscitato reazioni.

Copyright immagine: Verona Sera