Luogo:
Bologna
Fonte:
La Repubblica edizione di Bologna
Bandiera d’Israele bruciata in corteo Il Pd condanna, Coalizione tentenna
Polemiche dopo la manifestazione pro Palestina La comunità ebraica “Vanno vietate, ho letto: rivedrete Hitler all inferno… “
Dopo la piazza pro Palestina, con migliaia di persone in corteo da piazza dell’Unità verso il centro, lungo via Indipendenza fino al crescentone, il presidente della comunità ebraica, Daniele De Paz, chiede a gran voce l’intervento delle istituzioni. «Quello che è accaduto non solo a Bologna, ma anche a Milano, Trieste e Firenze, dovrebbe spingere a un’azione corale dei sindaci per vietare queste manifestazioni che sono anticostituzionali — dice De Paz — quello che è successo, con l’esibizione di cartelli che recitavano “Rivedrete Hitler all’inferno”, continua a essere reato. La dimensione in cui ci muoviamo è quella di una forte angoscia per l’intera comunità, perché inneggiare al nazismo è un atto incostituzionale. La faccenda è seria: rivedere davanti a negozi di commercianti ebrei la polizia, non avere la possibilità di uscire perché è pericoloso, avere la percezione di essere in pericolo attraversando una piazza, suscita una reazione di allarme totale». Durante il corteo di domenica è stata bruciata e calpestata la bandiera di Israele, mentre ora la politica si interroga e si divide sulla posizione da prendere di fronte a una questione che ormai riguarda anche le città e non solo il teatro del conflitto. «Una cosa è chiedere sicurezza peri civili palestinesi, un’altra è bruciare la bandiera di Israele o condividere un certo tipo di messaggi intolleranti e inaccettabili senza dire una parola sulle barbarie di Hamas — sostiene il deputato Pd Andrea De Maria — chi si batte perla pace deve riconoscere il diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, insieme al diritto del popolo palestinese di vivere in un proprio Stato. Il rischio di riproporsi di fenomeni di antisemitismo non pub e non deve essere sottovalutato». II conflitto che pub sembrare lontano, arriva dritto nel cuore della città, camminando sulle gambe di molti giovani, famiglie con bambini, donne con i cartelli in mano. È una dimensione “globale” che spaventa e inquieta, anche in una tranquilla domenica bolognese. «Sta montando un movimento — mette in guardia De Paz — un’escalation che ha una fisiologica mutazione verso l’alto e bisogna spegnerla subito, in maniera ferma, da parte di chi amministra le città. Mi rivolgo al governo e poi a scendere». Il corteo è partito dalla piazza della Bolognina e la segretaria del Pd, Federica Mazzoni, è anche presidente di quel quartiere. «Bruciare le bandiere è un atto che va condannato, una violenza inaccettabile vista la gravità della situazione presente — dice — stiamo vivendo un’epoca di terza guerra mondiale a pezzi, per usare la definizione di Papa Francesco e non c’è niente di più urgente per la nostra sicurezza di costruire la pace. Bologna non deve essere, come non deve esserlo l’Italia, un luogo che esclude, che acuisce le diseguaglianze e che radicalizza questioni religiose e ideologiche. Ma alla base c’è il fatto che due popoli devono avere due Stati». Per Dedon Begaj di Coalizione Civica, il punto è che «in piazza sono andati nostri concittadini e la soluzione non pub essere vietare le manifestazioni o la bandiera della Palestina, ma trovare un linguaggio per comunicare con questi concittadini, che stanno soffrendo per quello che accade nella striscia di Gaza. Serve un cessate il fuoco anche per rasserenare il clima nelle nostre città. Non può vincere la legge del più forte, il diritto di resistenza va riconosciuto a tutti i popoli».
di Eleonora Cappelli
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