Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Monica Guerzoni
Mattarella e il «vile attacco» di Hamas
Il presidente sul Medio Oriente ancora «in fiamme»
Rastrellamento, la premier ricorda il ruolo dei fascisti
ROMA Piove, come in quel giorno tragico di ottant’anni fa. Nei vicoli del Ghetto di Roma, presidiato e blindato, qualcuno ha affisso manifesti con i volti dei civili israeliani presi in ostaggio da Hamas. La presenza sul palco di Sergio Mattarella rende più solenne il momento del ricordo del 16 ottobre 1943, quando i nazisti portarono il terrore casa per casa e rastrellarono 1.022 ebrei, 207 dei quali bambini, destinati a morire dietro il filo spinato di Auschwitz. Tornarono soltanto in 16. Ricordi che ancora sanguinano e che il capo dello Stato ascolta commosso, profondamente toccato dalle notizie, dalle storie, dalle immagini spaventose che arrivano da Israele e da Gaza. «Il Medio Oriente è nuovamente in fiamme, a causa di un vile attacco che è già riuscito ad elevare a livelli inusitati la spirale dell’orrore e delle violenze», aveva detto al mattino il presidente della Repubblica parlando alla Fao, per la giornata mondiale dell’alimentazione. La condanna del Quirinale per gli attacchi terroristici di Hamas è assoluta e senza sfumature. Alle sette della sera, al termine della Marcia della memoria organizzata da Sant’Egidio con la Comunità ebraica romana e con il Campidoglio, che ha visto sfilare in silenzio migliaia di persone, Mattarella depone una corona di fiori davanti alla Sinagoga. La preoccupazione del presidente della Repubblica nasce dall’analisi delle troppe crisi globali in atto, dall’Ucraina a Israele. «Assistiamo a un preoccupante aumento delle tensioni internazionali, a un allargarsi delle faglie fra Paesi e fra ragioni del mondo e a un ritorno di atteggiamenti imperialistici e dei nazionalismi», osserva Mattarella. Uno scenario allarmante, peggiorato «dalla scellerata decisione di Mosca del luglio scorso di uscire dall’accordo sul grano». U capo dello Stato, che alla Fao ha incontrato il re Hussein di Giordania, ritiene «una preziosa operazione di pace» battersi contro la fame e «un delitto trasformare cibo e acqua in strumenti di conflitto». Come ha fatto Putin in Ucraina e come accade in queste ore a Gaza. Il 16 ottobre del 2023 si apre con l’incontro a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma. La premier ricorda «uno dei crimini più efferati che la storia italiana abbia mai conosciuto» e spazza via ogni ambiguità sui colpevoli: «I nazisti, con la complicità fascista, fecero scattare una spietata caccia all’uomo». Per il governo al ghetto ci sono Tajani, Piantedosi, Lollobrigida, Ciriani, Santanché, Schillaci, Sangiuliano, Valditara, Calderone, Nordio, Zangrillo. U sindaco Gualtieri rievoca gli «spettri di un inferno che purtroppo è tra noi», il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi chiede che le leggi razziali siano chiamate «razziste». Per la comunità ebraica la presenza di Mattarella ha un alto valore simbolico. «È una risposta ferma e di principio contro ogni tentativo di deformazione, confusione, sostegno politico e persino teologico alla barbarie di allora e di oggi», afferma dal palco il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni. Applaude Fontana, che guida Montecitorio, mentre il presidente del Senato La Russa è assente «per una leggera indisposizione».
Copyright immagine: shalom.it